Reddito di emergenza coronavirus per tutti: importo e a chi spetta
Reddito di emergenza come ulteriore e più ampia misura di sostegno economico, causa coronavirus. A chi spetterebbe? Le cifre in gioco
Aiutare tutti, senza lasciare indietro nessuno. Con queste parole si potrebbe sintetizzare la frase-chiave adottata dal Governo per preannunciare un supporto effettivo e concreto verso milioni di italiani che, causa coronavirus, hanno perso il lavoro, si trovano o si troveranno in condizioni di difficoltà economica. Sono tante le proposte di sostegno emerse in queste ultime settimane ed, insistentemente, negli ultimi giorni si parla di una sorta di “reddito di emergenza” (abbreviato REM). Vediamo allora come potrebbe funzionare a chi sarebbe rivolto, se introdotto.
Reddito di emergenza causa coronavirus: di che si tratta?
L’idea, il progetto sarebbe quello di un reddito di cittadinanza per tutti i lavoratori, ovvero un reddito di emergenza che contribuirebbe a sostenere le finanze non soltanto dei lavoratori dipendenti, ma anche degli autonomi. Insomma, si tratterebbe di ulteriori misure, andando oltre il piano di aiuti disegnato dal decreto Cura Italia che, come abbiamo già avuto modo di segnalare, non ha tenuto in primaria considerazione l’argomento “reddito di cittadinanza”.
Ultimamente si è parlato anche di un reddito di quarantena, ovvero una forma di supporto economico che, a differenza del “reddito di cittadinanza”, sarebbe destinata davvero all’intera popolazione della penisola (circa 60 milioni di cittadini), senza tener conto del fatto che il destinatario possa essere un lavoratore dipendente o piuttosto un lavoratore autonomo o un imprenditore. Il risultato sarebbe quello di evitare che le imprese e le famiglie italiane vadano ad erodere il loro patrimonio, con il forte rischio di spendere tutti i loro risparmi ed anzi, di indebitarsi, causa coronavirus.
D’altra parte la finalità è certamente chiara: predisporre, attraverso un sostegno economico allargato a tutti, una garanzia per la quale sia le famiglie, sia le imprese abbiano – dopo la fine della crisi – la liquidità idonea a far ripartire l’intera economia italiana e le produzione imprenditoriale, sia dal lato della domanda sia da quello dell’offerta. Una soluzione – come si direbbe in inglese – “win-win“, per lo meno per i privati, dato che il costo di tutta la operazione graverebbe sull’erario (ma a favore di Stato ed economia italiani, sono auspicati massicci interventi di sostegno da parte delle Istituzioni internazionali).
In questi ultimi giorni però, si sta affacciando l’ipotesi di un reddito con un nome diverso, e dalla differente platea di destinatari: non ogni italiano, nessuno escluso, bensì gli italiani ora disoccupati causa epidemia di Covid-19. Tale reddito di emergenza è una espressione coniata dal vice Ministro dell’Economia Laura Castelli, la quale ha lanciato l’idea di un reddito che davvero possa garantire economicamente ogni individuo, lavoratore subordinato o autonomo/libero professionista, rimasto senza lavoro o con le saracinesche abbassate, per i divieti imposti dall’Esecutivo.
Le cifre necessarie per il REM: ecco le ipotesi e i destinatari
Sul piano delle risorse economiche da stanziare per introdurre una misura di questo tipo, Laura Castelli ha parlato apertamente di “100 miliardi per ricostruire“. L’esponente M5S ha poi aggiunto che in questa delicata fase “gli autonomi vanno equiparati ai lavoratori dipendenti” perché “non possiamo permetterci lotte sociali”. Infatti, i criteri e gli strumenti introdotti dal decreto legge Cura Italia, comportano comunque sensibili differenze tra i lavoratori subordinati, da un lato, e i titolari di p. Iva dall’altro. È chiaro quindi che una divergenza sul piano dei livelli di tutela, non aiuta ed invece può sospingere verso inopportune polemiche e dibattiti.
Insomma il piano è quello di un potenziamento del reddito di cittadinanza, con un reddito di emergenza che non lo sostituisce, bensì lo rafforza, estendendolo a tutti i lavoratori sparsi per la penisola, e tutto ciò senza vincoli o parametri di natura reddituale o patrimoniale. A questo punto però ci si potrebbe domandare: quali sono le cifre in concreto erogabili a favore di chi è rimasto senza lavoro?
Ebbene, la principale promotrice del reddito di emergenza ha parlato di una “cifra dignitosa”, pertanto superiore non di poco ai 600 euro, predisposti dal decreto Cura Italia, a titolo di indennizzo a favore dei lavoratori senza lavoro causa coronavirus. Insomma, il punto di partenza dovrebbe essere il bonus di 600 euro già predisposto per le partite IVA e che potrà essere domandato a partire dal 1 aprile con il PIN INPS semplificato o servendosi delle credenziali SPID. La direzione è quella di includere nelle misure di sostegno il maggior numero di lavoratori, ed in particolare tra essi ricordiamo:
- piccole e micro imprese;
- liberi professionisti;
- lavoratori stagionali;
- lavoratori part-time;
- colf e badanti;
- lavoratori del “sommerso”;
- lavoratori i con contratto in scadenza nei prossimi giorni o settimane.
Si stima che il totale degli aventi diritto al reddito di emergenza, potrebbe essere corrispondente a circa 10 milioni di italiani. Concludendo, sul piano delle cifre complessive per istituire il reddito di emergenza – sebbene al momento non è ancora stato determinato l’importo del beneficio – pare che la misura in oggetto sarà inclusa inserita nel decreto Crescita di aprile che, secondo alcuni osservatori, potrebbe raggiungere la cifra totale di 50 miliardi di euro (indipendentemente dagli aiuti che l’UE deciderà discrezionalmente di predisporre per l’Italia). Dei citati 50 miliardi, si stima che 6 miliardi saranno stanziati per il REM, ma potrebbero esserci ulteriori novità e le cifre potrebbero a a breve subire variazioni.
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