Si parla tanto di Partita Iva in questi tempi di emergenza sanitaria, soprattutto, a proposito dei bonus una tantum previsti dal governo. D’altra parte, non tutti hanno ben chiaro di cosa si tratti e di come si faccia ad aprirla.
Partita Iva: fondamentale per il lavoro autonomo
La partita Iva è uno strumento fondamentale per tutti i lavoratori che non svolgono attività di lavoro dipendente in forma subordinata ossia ai lavoratori autonomi, chi vuole dare il via a una attività in proprio. In sostanza, si tratta di una semplice stringa di 11 numeri: i primi 7 identificano il contribuente, i successivi 3 identificano l’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate e l’ultimo ha una funzione di verifica rispetto alle cifre precedenti. Questo codice ha una funzione fondamentale dal punto di vista tributario in quanto identifica la posizione fiscale del lavoratore autonomo all’interno di un particolare regime di tassazione. Naturalmente, è una specificità delle Partite Iva la possibilità di emettere fattura.
Come ci si mette in proprio?
Dunque, aprire una Partita Iva è il primo passo per mettersi in proprio. Per farlo ci si deve rivolgere all’Agenzia delle Entrate: bisogna compilare un apposito modulo – il modello AA9/12 per le persone fisiche o il modello AA7/10 per tutti gli altri soggetti – quindi individuare il codice ATECO, in pratica, quel codice che identifica l’attività che si vuole svolgere in qualità di lavoratore autonomo. Per quanto riguarda i costi si può dire che di per sé aprire una Partita Iva è del tutto gratuito, tuttavia, tra imposte di bollo, reperimento della documentazione necessaria, iscrizioni a enti e così via, molto probabilmente, si dovranno comunque sostenere delle spese (molto variabili a seconda dell’attività). Detto ciò, una Partita Iva si può aprire anche senza recarsi di persona presso uno sportello dell’Agenzia delle Entrate. Infatti, sul portale dell’ente è reso disponibile gratuitamente un software che permette di aprirne una anche in via telematica.
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