Coronavirus: al momento sappiamo che le misure di distanziamento sociale necessarie per contrastare il diffondersi del contagio saranno in vigore sino al prossimo 13 aprile. Nulla invece sappiamo circa quello che accadrà dopo. Il numero uno della Protezione Civile Angelo Borrelli stamattina, 3 aprile 2020, ha parlato della possibilità che la fase 2 ovvero con misure meno rigide possa partire il 16 maggio.
Seguendo giorno per giorno l’andamento dei contagi si registrano le prime notizie circa un trend non più in crescita (qui il caso della Lombardia). E sebbene sia presto per giungere a conclusioni affrettati inizia a farsi largo una domanda: quanto dovrà durare la discesa dei contagi. Ancora una volta proviamo a rispondere dando voce agli esperti. Secondo i quali si renderanno necessarie almeno 1 o 2 settimane.
Coronavirus, cosa dobbiamo sapere sulla discesa dei contagi
Come riporta ecodibergamo.it secondo il professor Pierluigi Lopalco, epidemiologo dell’Università di Pisa e componente della task force della Regione Puglia contro il coronavirus, “per una diminuzione sostanziale dei casi bisognerà aspettare almeno due settimane”. Lopalco ha anche aggiunto: “Il trend è trascinato da ciò che succede in Lombardia, quindi nei prossimi giorni la curva potrebbe avere ancora una coda allungata proprio per effetto di nuovi casi in altre aree e Regioni”. Nella sua analisi Lopalco ha poi considerato che “al Centro-Sud c’è una crescita costante e non esponenziale dei contagi, ma ci sono tanti focolai che si accendono e che vanno spenti subito”.
Cosa ci indicherà un miglioramento oggettivo della situazione rispetto ai contagi da coronavirus? L’indice di contagio R. “Dobbiamo portarlo – ha detto Lopalco – almeno al valore 1, quando un soggetto positivo contagia in media un solo altro individuo, il che rende la trasmissione lenta e controllabile”. E sotto il valore 1? “Questo è un traguardo certamente non immediato, anche se rappresenta l’obiettivo finale”.
Aspettando la fase 2
Coronavirus in Italia – Per il virologo Fabrizio Pregliasco, professo presso l’Università di Milano, sarà necessario ancora del tempo per attivare la cosiddetta fase 2. “Verosimilmente la fase due di graduale riapertura potrà partire non prima di maggio ma mantenendo comunque delle misure di sicurezza come il distanziamento. L’ipotesi di una riapertura scaglionata sarebbe inoltre la più opportuna, con una priorità per tipologia di attività”
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