Contagio coronavirus animali: cani e gatti domestici possono prenderlo?
Contagio coronavirus: continuano gli studi sul Sars Cov 2; finora gli scienziati escludono che venga trasmesso dai comuni animali domestici
Contagio coronavirus: continuano gli studi sul Sars Cov 2; finora gli scienziati escludono che venga trasmesso dai comuni animali domestici. Insomma, per quello che è dato sapere al momento, cani e gatti non mettono a repentaglio la salute dei propri padroni. Semmai accade il contrario.
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Contagio coronavirus animali: cosa dice il Ministero della Salute
Contagio coronavirus – In una nota pubblicata il 4 aprile 2020 sul proprio sito, il Ministero della Salute ha voluto precisare come “l’attuale diffusione del Covid-19 è il risultato della trasmissione da uomo a uomo. Ad oggi, non ci sono prove che gli animali da compagnia possano diffondere il virus. Pertanto, non vi è alcuna giustificazione nell’adottare misure contro gli animali da compagnia che possano comprometterne il benessere”.
Nello stesso comunicato si tiene comunque a raccomandare “dal momento che gli animali e l’uomo possono talvolta condividere alcune malattie (note come malattie zoonotiche)” di adottare sempre le “normali misure igieniche raccomandate da medici e veterinari per evitare la diffusione delle malattie”. Dunque, sarà bene prendere qualche piccolo accorgimento tra cui “lavarsi le mani prima e dopo essere stati a contatto o aver toccato gli animali, il loro cibo o le provviste, evitare di baciarli, farsi leccare o condividere il cibo. Al ritorno dalla passeggiata, pulire sempre le zampe evitando prodotti aggressivi e quelli a base alcolica che possono indurre fenomeni irritativi”.
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Una raccomandazione in più dall’Istituto Superiore di Sanità
Anche se pare non abbiano un ruolo nella trasmissione del contagio, i comuni animali domestici possono essere contagiati dal Covid 19. Infatti, due cani e un gatto a Hong Kong (asintomatici) e un gatto in Belgio (le sue condizioni sono migliorate spontaneamente dopo nove giorni dalla comparsa dei sintomi) hanno contratto la malattia perché i loro padroni ne soffrivano secondo le prime ricostruzioni. Quindi, l’Istituto Superiore di Sanità ha voluto precisare che bisogna proteggere cani e gatti dall’infezione, evitandogli il contatto ravvicinato con esseri umani contagiati. Un’evenienza che comunque viene tuttora considerata rara dagli studiosi.
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