La storia di Andrea – Il primo appuntamento
Ci sono ricordi che è meglio non approfondire, nella nostra vita.
«Voi due continuate a stare per i fatti vostri o possiamo ricominciare coi racconti?» fa Clelia.
Guido e Consuelo, seduti su un paio di poltroncine di velluto, nemmeno rispondono.
«Dio, quanto vorrei andarmene da qui» mormora Andrea, guardando la sera di primavera fuori dalla finestra. I due poliziotti svizzeri chiacchierano in macchina, guardano qualcosa nel cellulare.
«Posso raccontarla io, se volete» fa Andrea.
«Sei il re meno regnante che si possa immaginare» fa Rosa «Raccontala e basta, Andrea, comandi tu.»
«Lo so che comando io» replica, raddrizzando le spalle «Era per educazione.»
«Il primo appuntamento vero, come lo dite voi, il ragazzo in questione ce l’ha mentre va all’università. Lei è sui vent’anni, minuta, capelli né castani né biondi ma di quel grigio topo insulso, fisico qualsiasi, il viso con il naso arricciato e le labbra sottili, pelle chiarissima, borsetta di moda da due soldi. Si veste in quel modo… quello di una che ha paura di tutto.
Di essere troppo sexy, di essere troppo maschile, e alla fine è solo sciatta. Scala 2 su 10 solo perché non è grassa, però davvero, un mucchietto di polvere cattura più l’attenzione di lei. Lui invece è uno ch
«È un figlio di medioborghesi che si crede chissà chi ma è solo un pigro babbeo» geme Rosa «Vai avanti.»
Andrea diventa giallo.
«Riassunto troppo brusco?»
«…lui è uno che invece dovrebbe e potrebbe avere di meglio, ma l’università in cui si trova è piena di terroni fuorisede mediocri e deve accontentarsi. Conosce questa tizia perché sono in ascensore insieme e lei gli fa notare che gli è caduto il portafogli. Vanno a prendere un caffè insieme al bar della facoltà, lui le chiede il numero per essere gentile, ma non pensa di richiamarla. Si scrivono qualche messaggio e fine. Dopo un tot di tempo lui ha per le mani un solidissimo 8/10 che però gli tira pacco all’ultimo, lui si trova bello e pronto ma senza nessuno con cui uscire. Scorre la rubrica e sbuca fuori questa. Le scrive e le chiede se ha voglia di uscire a cena.»
«Non è un primo appuntamento, è una booty call» fa Clelia.
«Posso finire? Insomma, lei accetta subito – ci credo, direte voi, sfigata com’è – e un’ora dopo si trovano in un bar molto chic. Lui non si aspettava che lei si mettesse in tiro, ma nemmeno si presentasse come fosse un giorno qualunque. La serata butta male, anche perché capite che farsi vedere in giro con una così… Ma butta anche peggio quando lui dall’altra parte vede il suo 8/10 che ride e beve con un altro.»
«Nooo, veramente?» esclama Gaia, spalancando gli occhi e mettendosi una mano sul petto «Che colpo di scena!»
«Allora… arriva, due bacetti, ciao, si siedono. Il mio protagonista non è uno che parla molto, è più un tipo da fatti, ci siamo? Poi figurarsi cosa può avere da dire a una che va in giro con le scarpe da corsa. Invece questa si rivela una cinciallegra, le piace il posto, le piace cos’ha addosso lui, le piace la birra, il buffet dell’aperitivo, è tutta pimpante come un’allodola. Lui continua a tenere d’occhio il suo 8/10 e quasi non la fila, finché lei gli dice che gli è caduto il portafogli di nuovo e glie lo mette sul tavolo. Così, paf. Lui è confuso, allunga la mano per prenderlo e lei gli dice che gli è caduto anche il cellulare. Paf, sul tavolo pure quello.»
«Era una ladra?» fa Rosa.
«Sì. Non studiava all’università, ci gironzolava per rubare. E ci credo che non era una che si faceva notare! Bè, all’improvviso c’è un sacco di roba da dire e lei racconta storie, aneddoti, metodi, un fiume in piena. Stanno così a parlare ore, o meglio, parla lei. Lui quasi non spiccica parola anche perché non ha tanto da… insomma, non è il caso di raccontare di te a una così, ecco. Dopo due ore sono ubriachi e a lui scappa la verità, cioè le confessa di averla scelta come ripiego, che in realtà voleva uscire con l’8/10 in fondo.
Ma lei non si scompone, anzi, empatizza. Gli dice qualcosa tipo…. che dev’essere proprio stupida a non avere scelto lui. Alla fine escono, lui propone di fare a metà perché se le donne vogliono la parità, la vogliono anche in queste cose, no? Lei mette la sua parte, le chiede d’accompagnarla a casa ma lui pensa che ci sia qualcosa sotto e lascia perdere. Nei giorni successivi lei gli scrive ma lui risponde poco, poi smettono di sentirsi.»
«Questo sarebbe un primo appuntamento memorabile?» fa Guido.
«No. Sì. In un certo senso, è quello che il protagonista ricorda di più. Gli torna in mente anche a distanza di anni, anche adesso che ha una moglie. Ha provato a chiamare il numero ma non è più attivo, dovrebbe mettersela via. Invece quando si ubriaca, o quando è da solo, a volte gli torna in mente quella stupida serata in cui forse sarebbe stato derubato o peggio.»
«Davvero?» fa Rosa «Tu… cioè, il tuo protagonista è tormentato da quel primo appuntamento perché crede di aver scampato una rapina?»
«Per che altro?»
«Perdonate se interrompo, ma questo va bevuto freddo-freddo» dice Xeni, portando il vassoio con dieci highball che strabordano di frutta e foglie «Questo, signore e signori, è un gioiellino bevuto ai tornei di polo, a Wimbledon e nei party universitari dove ancora mettono la giacca.
Sarebbe cocktail da pomeriggio, ma siccome m’hanno portato la frutta fresca non ho resistito. Ecco a voi il Pimm’s, dritto dal 1840. All’apparenza dolce e innocuo, reso amabile dalla ginger ale, ha un cuore di profumi e un mix di gin, chinino ed erbe capace di stroncare in brevissimo tempo i più incauti. La primavera in bicchiere.»
Tutti si portano il cocktail alle labbra, tranne Andrea: «Per che altro?» domanda.
Xeni gli arruffa i capelli e torna al banco.
Nessuno risponde.