Tra chi soffre maggiormente la situazione di emergenza coronavirus in cui ci troviamo, è senza dubbio il Piemonte. Soprattutto dal punto di vista economico, con le aziende che chiedono di poter ripartire. I posti di lavoro a rischio potrebbero essere tra i 100-150.000.
“Il blocco delle attività rischia di essere letale per interi settori produttivi e tipologie di aziende. Nessuna impresa, per quanto solida e ben patrimonializzata, può permettersi uno stop prolungato. L’obiettivo, primario e irrinunciabile, di tutelare la salute dei lavoratori, è pienamente conciliabile con quello di riaprire le fabbriche“, così ha parlato il presidente dell’Unione Industriale, Dario Gallina sul blocco lavorativo causato dal coronavirus.
Fabio Rovanelli, presidente di Confindustria Piemonte ha aggiunto: “Il Piemonte potrebbe pagare un prezzo più alto rispetto alla media nazionale. La situazione è molto peggiore. Quello che ci può salvare è il nostre settore alimentare di qualità che è in controtendenza“. Oggi pomeriggio l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che il numero complessivo di pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, è di 1.021 (156 in più di ieri).
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La Regione Piemonte presenta una realtà altamente drammatica in merito all’emergenza coronavirus. I dati riportati dal bollettino della Protezione Civile, oggi, mostrano 3.497 ricoverati con sintomi, 394 dei quali in terapia intensiva. Sono invece 7.685 gli isolati domiciliari, ben 11.576 gli attuali positivi, 1.904 i dimessi/guariti, 1.532 i deceduti, per un totale di 15.012 casi nel complesso.
Si è registrato un incremento di 490 casi di coronavirus rispetto a ieri, mentre i tamponi ad oggi effettuati ammontano a 57.457. Dopo aver letto i dati del bollettino generale, il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli ha sottolineato il calo dei ricoveri sia nelle terapie intensive sia negli altri ospedali dei malati con Covid 19: “I dati ci confermano il calo della pressione ospedaliera iniziato ormai una settimana fa“.
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