Dal Blog: Davvero i grillini pongono esigenze giuste che vanno ascoltate?
Ho pubblicato poco fa un post di Filippo Facci che cercava di descrivere le ragioni del successo di Grillo. Da una parte è vero che i desideri dei grillini sono legittimi. E peraltro molti di essi (un mondo più giusto, una società che non distrugga l’ambiente, ecc.) sono anche i miei. Ma nella vita non basta desiderare cose giuste, bisogna anche chiedersi come ottenerle. Per anni siamo andati avanti a dire che i leghisti ponevano questioni giuste in fondo, lotta agli sprechi, critica alla corruzione… Cosa hanno ottenuto davvero? Di dare in mano l’Italia a un cialtrone che si fingeva medico e che ha avuto come unico obiettivo arricchire un figlio talmente ignorante che per fargli avere una laurea han dovuto comprarla in Albania.
Adesso cosa stanno facendo i grillini? Stanno portando al potere uno che crede nella pallina magica per lavare i vestiti, uno che crede di saper curare l’autismo (ve lo ricordate quello che doveva curare il cancro in tre anni?), quello che racconta la bufala sull’Islanda che non ha pagato il debito.
Eleggere persone ignoranti che credono tutto sia facile ci è già costato di finire nel baratro. Come si può pensare un comico credulone ci tirerà fuori?
Sono stanco di vivere in un Paese in perenne crisi perché guidato da cialtroni eletti da quelli che credono che le cose sono semplici e si possono fare miracoli dall’oggi al domani, quelli che “io voto quello lì che parla chiaro e le canta giuste”. Le cose sono complesse e solo chi ha una preparazione adeguata può gestirle. Affidarsi al mago che ha una ricetta facile non ha mai funzionato (un po’ come non funziona andare dal guaritore invece che dal medico, certo che sarebbe più bello guarire con una pozione magica invece che con una cura lenta e dolorosa, però la pozione magica alla fine uccide e basta).
Questo film l’ho già visto, ha già fatto schifo, mi permetto di dire che sono incazzato con chi vuole ricominciare dall’inizio, con chi non ha memoria, con chi non premia chi migliora (di poco, perché si può sempre solo di poco) le cose ma vuole il miracolo che lo faccia vivere senza far fatica (o chi scarica la colpa delle difficoltà su un nemico immaginario). Salvo poi lamentarsi di stare peggio. Salvo poi, tra vent’anni, chiamare casta il guru di oggi e seguire un altro guru domani.
Sono incazzato con chi crede di essere informato perché ha letto un link su facebook (o un libro segreto, o un articolo sensazionale, …), non ha verificato se fosse vero o no e su quello decide. Come dice Valigia Blu:
A non convincermi è proprio questo aspetto del “cittadino informato” – già presente nel campionario linguistico di Beppe Grillo e del suo movimento – che rischia di avallare un certo mito dell’informazione. Non basta dire, infatti, “sono informato”, bisogna anche vedere che tipo d’informazione riceviamo o ci andiamo a cercare o come rielaboriamo i dati raccolti. Insomma, è l’”avere” informazioni – intesa come azione attiva di ricerca – e non l’”essere” informati – vista come un atteggiamento passivo di ricezione – a porre la reale consistenza del concetto d’informazione. Anche perché se le formule linguistiche non vengono articolate e approfondite c’è il pericolo di ritrovarci di fronte a vecchi sillogismi che hanno cambiato pelle: “l’ha detta la Tv, quindi è vero” viene sostituito, ad esempio, dall’espressione “l’ho letto in rete, quindi è vero”, dove la verità, alla fine, risiede solamente nel come ricevo un’informazione e non nel suo contenuto.
Inoltre, chi mi garantisce che i cittadini che hanno premiato il Movimento 5 Stelle e demolito ”, con il voto, ciò che resta del Pdl e della Lega”, non premiato “come in molti si aspettavano il Pd” e collocato “il Terzo Polo sulla casella (…) dei non pervenuti” siano informati? Questo voto non può essere figlio di disillusione, stanchezza nei confronti di una politica che non riesce a convogliare e a soddisfare determinate istanze sociali che si stanno sviluppando in tutto il Paese? Cosa c’entra l’informazione con quel sentimento di distacco che fa percepire i partiti italiani come corpi estranei all’organismo Italia? Siamo pertanto sicuri che questo voto rappresenti dei “segnali di risveglio” e non, invece, per la maggiora parte, una certa rabbia viscerale nei confronti di persone che hanno reso la politica un vecchio arnese inutilizzabile?
Ad esempio, in rete si è diffusa per diversi mesi – e continua ancora a circolare – una fantomatica storia di una “rivoluzione in Islanda” attraverso la quale gli islandesi si sarebbero opposti al potere della finanza, rifiutandosi di rimborsare il proprio debito pubblico. Andando però oltre tale narrazione informativa, si è scoperto che nulla di tutto ciò, in realtà, era accaduto in questo piccolo Stato del Nord Europa.
Ma tale informazione era passata e diverse forze politiche – tra cui lo stesso Beppe Grillo nel suo tour politico per le amministrative – l’hanno usata come argomento politico. Per questo motivo, la domanda da porsi è consequenziale: ma i cittadini che hanno creduto e magari votato una forza politica che ha fatto credere loro la precedente notizia, si possono ritenere cittadini informati più di altri? Questo può essere il segnale di una nuova coscienza collettiva risvegliatasi nel Paese?
Mi permetto di rispondere. No. Questo è il segnale della solita soluzione all’italiana, scegliamo la via facile e comoda (cioè invece di dedicare tempo ed energie a cambiare le cose mettiamo una croce sul nome di quello che ci promette di cambiarle domani per magia) e diamo la colpa agli altri se tutto va di merda.
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