Legge “bavaglio” alla polacca. I giornali protestano
La Polonia rischia di seguire le orme della Slovacchia di Fico e dell’Ungheria di Orban convertendosi nell’ultimo paese dell’Europa centro-orientale che approva una riforma restrittiva della legislazione sulla stampa. Questo é, ad ogni modo, quello che temono 57 tra direttori di giornali e settimanali che hanno firmato un appello comune, intitolato “Senat zabija prasę” (Il Senato Uccide la Stampa) per protestare contro una proposta di legge attualmente all’esame del Senato polacco.
La proposta, presentata dal senatore indipendente sostenuto dalla governativa Platforma Obywatelska (PO, Piattaforma Civica in italiano) Witold Gintowt-Dziewałtowski, prevede l’abolizione della rettifica e definisce il diritto di replica nei termini più ampi possibili, obbligando i giornalisti ad offrire la possibilità di replica a chiunque sia menzionato in uno dei loro articoli (non solo a chi é stato leso nel proprio buon nome da un articolo contente affermazioni false o tendenziose, come accadeva finora). Se fosse approvata, limiterebbe drasticamente il diritto di critica e di libera espressione. Il risultato sarebbe che chiunque potrebbe, per esempio, far pubblicare una replica lunga il doppio o anche di più dell’articolo originale a spese del giornale. La protesta comune dei giornali polacchi interviene solo pochi mesi dopo la mobilitazione popolare contro l’ Acta (il trattato internazionale che definisce gli spazi del diritto d’autore e della verificabilità delle fonti su internet, che é visto da molti come un tentativo di limitare la libertà d’espressione e d’informazione online) che generò le maggiori proteste popolari dalla fine del comunismo e costrinse il governo di centro-destra liberale presieduto da Donald Tusk a un’umiliante retro-marcia, ritirando la misura e chiedendo perdono ai cittadini.
L’appello della stampa
[ad]Lunedì 7 maggio molti giornali polacchi sono usciti con una prima pagina identica nella quale campeggiava uno spazio bianco al cui centro vi era, in rosso, la scritta: “Senat zabija prasę. Polskie media solidarnie protestują przeciwko skandalicznej zmianie prawa prasowego” (il Senato uccide la stampa. I media polacchi protestano solidalmente contro gli scandalosi cambi nella legislazione sulla stampa). I firmatari dell’appello, tra i quali si trovano i direttori dei principali quotidiani e settimanali del paese, denunciano quello che definiscono come un chiaro tentativo di “imbavagliare la stampa”. Affermano che la legge limiterebbe drasticamente il diritto di critica, priverebbe i direttori dei giornali del controllo sulla linea editoriale e spingerebbe molti giornalisti all’autocensura. I 57 notano inoltre che “la stampa polacca finirebbe sotto il controllo di politici, funzionari, esperti di marketing e imprenditori”, trasformandosi così in un megafono al servizio di interessi particolari.
La proposta di legge é ispirata alla cosiddetta “legge bavaglio” slovacca, approvata nel 2008 dal governo presieduto da Robert Fico (la norma é stata emendata l’anno scorso dall’allora governo di centro-destra liberale presieduto da Iveta Radičová). L’approvazione di quella legge, ricordano i firmatari dell’appello, generò proteste e critiche in tutta Europa.
Oltre che dai direttori dei giornali il progetto del Senato é stato criticato duramente anche dalla Fondazione Helsinki sui diritti dell’uomo, dal difensore civico (rzecznik praw obywatelskich, RPO) e dall‘associazione polacca dei giornalisti. Anche molti deputati hanno espresso la loro opposizione. Il leader degli ex-comunisti dell’ SLD Leszek Miller, per esempio, l’ha definita “inaccettabile”. I senatori, dal canto loro, si sono difesi negando le accuse. Il presidente della “komisja ustawodawcza” (commissione legislativa), Piotr Zientarski (PO), ha dichiarato che il testo in questione era solo un “punto di inizio”.
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