“Resettare tutto, senza risentimenti”. Questo in breve il messaggio lanciato tramite il quotidiano “Il Foglio” da Fini a Berlusconi per superare la fase tormentata che vede tra loro divisi i cofondatori del Pdl.
Alla base delle incomprensioni c’è, ed è fin troppo chiaro, la volontà di Fini di aspirare ad una piena leadership nel maggiore partito di centrodestra e una netta contrarietà, da parte di Berlusconi, a fare spazio a chi intende sottrargli lo scettro di deus ex machina della politica italiana, ed in particolare del suo schieramento politico.
[ad]Le suddette motivazioni sono causa ed effetto degli eventi che hanno contraddistinto gli ultimi movimentati mesi della vita interna del Pdl. Fini, da Presidente della Camera in carica, è spesso intervenuto nel dibattito politico senza mai fare mancare la propria opinione sulle vicende di maggior rilievo. Ha creato Generazione Italia, creatura con cui Fini e i finiani intendono contribuire al dibattito politico-culturale nazionale. Uomini legati a Fini, su tutti Italo Bocchino e Fabio Granata, hanno espresso opinioni divergenti rispetto alla gran parte degli esponenti del loro stesso partito, e che hanno spesso generato polemiche. Sul fronte parlamentare Fini ha chiesto ed ottenuto importanti modifiche al testo che regolamenta le intercettazioni. C’è stato un continuo tira e molla: normale per chi, come Fini, è abitato a dialettiche di partito quale luogo in cui discutere, mediare per giungere a soluzioni finali frutto di compromesso; inaudito per chi, come Berlusconi, ha della politica un’idea opposta a quella dei partiti tradizionali. Non a caso il Pdl è un partito che prende le mosse dalla figura del leader carismatico.
Veniamo ai punti salienti degli ultimi giorni. Cosa è successo perché la situazione subisse una tale accelerazione? Fini e finiani hanno chiesto le dimissioni di Denis Verdini da coordinatore nazionale del Pdl perché coinvolto nell’inchiesta della cosiddetta P3. Verdini, oltre a definirsi “colpevole del nulla”, ha ribattuto spiegando che il Pdl è un partito garantista. Ha chiesto a Bocchino di ricordare come e quanto sia stato difeso dal partito nel periodo in cui è stato coinvolto in recenti vicende giudiziarie. Qui sta un altro punto della vicenda. Secondo i “falchi” berlusconiani, che da tempo spingono per la cacciata di Fini dal partito, il Presidente della Camera è diventato giustizialista. Fini è anche tacciato (complice un fuorionda in cui Fini sparla di Berlusconi) di essere molto più solidale con i giudici che i con i suoi colleghi di partito coinvolti in inchieste giudiziarie. Presterebbe secondo molti berlusconiani il fianco alla sinistra e a parte della magistratura. Come andrà a finire è difficile da sapere. Di certo ci vorrà un grande sforzo per far finta che non sia successo nulla. In caso di rottura si parla di autonomia politica dei finiani. Fini però non intende abbandonare il Pdl, che ritiene ancora una sua creatura. Berlusconi farà di tutto per evitare di essere detronizzato e potrebbe anche pensare ad elezioni anticipate. Speriamo che a rimetterci più di tutti non sia il bipolarismo.
Giuseppe Spadaro