Terzo ciclo: la premessa

Comincia un nuovo ciclo di racconti, in cui i narratori sono tenuti a impegnarsi particolarmente.

Terzo ciclo: la premessa

[Sette prostitute e tre clienti]
Ciclo I: [Giulia] – [Jackson] – [Consuelo] – [Xeni] – [Clelia] – [Guido] – [Gaia] – [Andrea] – [Rosa] – [Elettra]
Ciclo II: [Giulia] – [Gaia] – [Consuelo] – [Guido] – [Clelia] – [Andrea] – [Jackson] – [Elettra] – [Xeni] – [Rosa pt.1] – [Rosa pt.2]

A cena, vista l’inappetenza generale, Xeni s’è limitata a fare porzioni limitate di seppie in nero e polenta. Gli ospiti tirano su forchettate svogliate in silenzio. Andrea beve il prosecco in un sorso, poi sbatte il bicchiere sul tavolo: «Quanto ci mette una donna a capire di essere incinta?»
«Basta vedere se le si ferma il ciclo, ma con lo stress della quarantena l’abbiamo sballato tutte» dice Consuelo «Io dovevo averlo una settimana fa.»
«Altri sintomi non ci sono?»
«Mal di testa, pancia gonfia, stanchezza, nausea. Roba che abbiamo ogni mattina, con quello che beviamo.»
Andrea si passa una mano sulla faccia: «Uno di noi deve morire, giusto?»

Silenzio.

«Non chi potrebbe essere incinta, perché rischiamo di trovarci in nove, cioè punto a capo. Quindi i papabili siamo io, Guido, Jackson, Rosa e Xeni.»
Xeni ferma a mezz’aria la forchettata di seppie, poi scrolla le spalle e riprende a mangiare.

«Giusto? È così, no? E chi lo decide? A maggioranza?»
«Smettila» sibila Gaia «Non voglio sentire questi discorsi.»
«M’interesso alla mia vita, ti dispiace?»
«Qui nessuno uccide nessuno» fa Rosa, spostando il cibo nel piatto.
«Chi ha parlato di uccidere?» fa Guido.
Rosa abbandona la forchetta: «Oh, per l’amor di Dio. Lo pensiamo tutti.»
«Mi viene da vomitare» dice Gaia, alzandosi e correndo in bagno.

Gli altri fanno lo stesso, dirigendosi in salotto e lasciando Andrea da solo con Xeni, che si mette a sparecchiare impilando piatti e posate.
«Tu, per esempio» le dice Andrea, afferrando il suo coltello e usandolo per indicarla: «Guardami.»

La barman obbedisce. Guarda il coltello, riporta gli occhi su di lui.

«È colpa tua se sta succedendo questo delirio.»
«Ma se ci sto dentro anch’io!» fa lei, corrugando la fronte.
«Allora perché sei quella che sembra saperne più di tutti?» dice lui, avvicinandosi.
«Andrea, no. Per piacere. Uccidono gli idioti, gli assassini e i professionisti. Tu sei un bravo ragazzo che ha tanta paura. E lo capisco. Ma trovar colpe o inventarle è inutile.»
«Cosa ne sai tu di m-
Scappa, dice una voce nella sua testa.

Il quarantenne s’interrompe tirando indietro la testa come chi si accorge all’ultimo istante di un vetro. L’iniezione di adrenalina gli fa rizzare i peli della schiena mentre i muscoli delle gambe si pietrificano. In quei grandi occhi marroni, dietro quel sorriso gentile, per un attimo riconosce i contorni della buca di una tarantola. Con garbo, Xeni avvicina la mano, gli sfila il coltello e lo appoggia sulla pila di piatti con le altre posate.

«Il cocktail arriva tra poco» dice, e trotta in cucina.

Andrea va in salotto con il cuore che gli batte nelle tempie. Siede di fianco a Jackson, cercando di controllare la respirazione. Si passa la mano sulla fronte, togliendosi un velo di sudore gelido. Il nero lo scruta: «Tutto bene?»
Il ragazzo annuisce.

«Bene, se non avete idee migliori, direi che la prossima regina sono io» dice Rosa «È un pezzo che volevo provare quella poltrona.»
Nessuno obietta. Rosa prende posto, incrocia le gambe, si sistema i capelli, poi: «Bene, abbiamo parlato di paure vere e presunte, di primi appuntamenti belli e brutti, ora raccontiamo qualcosa di bello, di allegro, qualcosa che parli di futuro e di speranza.»
Teste annuiscono.

«Bene. Raccontatemi un motivo, una storia, un aneddoto, per cui meritate di vivere» dice Rosa, appoggiando la testa allo schienale «E siccome sono la regina, vi consiglio di impegnarvi.»