Vaccino coronavirus: la corsa di Moderna Inc.
Si è concluso martedì il Vaccine-day di Moderna Inc, l’azienda statunitense che sarebbe approdata già alla fase due della sperimentazione del vaccino contro il coronavirus sull’uomo.
Con il richiamo del vaccino, ovvero la seconda inoculazione della molecola mRna dopo la prima risalente al 16 marzo, i pazienti dovrebbero aver cominciato il processo di immunizzazione al coronavirus.
Con questa seconda inoculazione, infatti, nei pazienti sottoposti al test sarà possibile osservare la reazione delle immunoglobuline IGG, che sono indicatori di una risposta immunitaria dell’organismo al coronavirus. Come specificato altrove, le immunoglobuline IGG hanno un tempo di gestazione di un paio di settimane, perciò la verifica dei dati sperimentali non potrà essere svolta prima della fine del mese.
Ciò significa che, qualora siano rispettati i tempi previsti e le risposte dell’organismo al vaccino diano segni positivi (attraverso lo sviluppo delle immunoglobuline IGG, in quantità sufficiente), potremmo disporre di un vaccino contro il coronavirus presto.
Vaccino coronavirus: la tecnologia sperimentale di Moderna Inc.
Moderna Inc. è l’unica azienda al mondo ad essere approdata alla fase due della sperimentazione del vaccino sull’uomo attraverso lo studio dell‘RNA messaggero (mRNA). I medicinali mRNA servono per sollecitare le cellule umane a produrre proteine intracellulari che apportino un beneficio terapeutico o preventivo (come nel caso dei vaccini).
L’azienda fa sapere che, avendo concluso lo studio della fase 1 condotto dall’Istituto nazionale di Sanità statunitense sull’mRNA-1273 (il nome “chimico” del vaccino sperimentale contro il coronavirus), sta procedendo all’analisi della fase 2, ovvero delle reazioni anticorporali dei soggetti che sono stati sottoposti al richiamo del vaccino, di cui ci si aspetta l’immunizzazione.
In uno studio pubblicato su Biostatistics nell’aprile 2019, il Dr. Andrew Lo, assieme ai suoi collaboratori, ha presentato una dettagliata analisi sulle probabilità di successo (in termini percentuali) della sperimentazione clinica di 21.000 composti basati sulla tecnologia m-RNA su oltre 185.000 sperimentazioni cliniche. Dallo studio risulta che i vaccini contro le malattie infettive hanno una probabilità complessiva di successo del 33% che aumenta a una percentuale del 42% una volta avviata la Fase 2, che è quella del richiamo appunto. C’è da augurarsi, in sostanza, che via via che la sperimentazione continua, attraverso i richiami, ci si possa attendere una copertura sempre maggiore in termini percentuali di soggetti immunizzati, di modo tale da poter addivenire a probabilità di successo alte per l’atteso m-RNA-1273, il vaccino contro il coronavirus.
I successi dei vaccini m-RNA
Il Vaccine-day è stata l’occasione per Moderna Inc. per mostrare i risultati ottenuti dall’azienda sulla sperimentazione medica e farmacologica attraverso le tecnologie m-RNA: “riteniamo che i nostri sette candidati vaccino mRNA di prima classe innovativi forniscano una solida base per Moderna e offrano un’alta probabilità di successo rispetto ad altre tecnologie – afferma Stéphane Bancel, Amministratore delegato di Moderna – La totalità dei dati dalla nostra piattaforma di vaccini ci dà motivo di essere ottimisti sulle prospettive per i nostri vaccini a venire, compreso il nostro vaccino contro il nuovo coronavirus”.
Tra le altre cose, il 14 aprile Moderna Inc. ha reso noto i risultati della prima fase di sperimentazione sull’uomo del vaccino contro il virus Zika, mostrando come tale vaccino costituito attraverso la tecnologia m-RNA abbia dato risultati sorprendenti. Segno evidente che la sperimentazione attraverso vaccini messaggeri di RNA potrebbe auspicabilmente dare risultati brillanti anche per quanto riguarda il contrasto al coronavirus. La dose di 10 microgrammi del vaccino contro il virus Zika ha prodotto un tasso di sieroconversione – pazienti che mostravano lo sviluppo di anticorpi al virus – del 94,4%. Tutti e 23 i pazienti trattati con la dose da 30 microgrammi avevano una sieroconversione, fenomeno rarissimo nei test vaccinali, in quanto la probabilità che la totalità dei pazienti vaccinati sviluppi una reazione anticorporale è molto rara.
Moderna ha anche testato il vaccino su pazienti che avevano già anticorpi contro il virus Zika: il 50% di quei pazienti che ricevevano la dose da 10 microgrammi e il 75% dei pazienti che avevano ricevuto la dose da 30 microgrammi ha dimostrato una quadruplicazione degli anticorpi a seguito della seconda vaccinazione.
Ciò confermerebbe lo studio di Andrew Lo e dei suoi colleghi, nonché la capacità delle tecnologie m-RNA di indurre i pazienti a sviluppare gli anticorpi contro i virus inoculati.
Per quanto riguarda lo sviluppo di un vaccino per il coronavirus, le questioni in ballo ora sono se la proteina del coronavirus inoculata sia quella giusta in termini di capacità di sviluppo degli anticorpi e, in secondo luogo, se gli anticorpi prodotti nei pazienti richiamati alla vaccinazione svilupperanno effettivamente la risposta immunitaria in grado di proteggere dalla possibilità di contrarre il cornavirus.
Se alla fine della fase due, si osserverà un aumento massiccio delle immunoglobine IGG prodotte – similmente a quanto è avvenuto con il vaccino contro il Zika -, allora vorrà dire che saremo sulle buona strada per la realizzazione di un vaccino entro qualche mese.
Durante la presentazione del Vaccine-day, Moderna Inc. non ha rilasciato alcun dato riferito allo studio della fase 1 di sperimentazione del vaccino m-RMA-1273 contro il coronavirus.
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