Come disinfettare le mascherine: consigli e sistemi da utilizzare
I dispositivi di protezione individuale e le mascherine in particolare sembrano destinate a diventare sempre più importanti nella vita quotidiana
I dispositivi di protezione individuale e le mascherine in particolare sembrano destinate a diventare sempre più importanti nella vita quotidiana degli italiani. Questo significa che potrebbero continuare a mancare in alcuni casi, visto l’aumento vertiginoso della richiesta. A questo punto ci si chiede: è possibile disinfettarle così da poterle riutilizzare?
Mascherine: sempre più importanti nella quotidianità
Con l’inizio della Fase 2, quella di “convivenza” – almeno per qualche tempo – con il nuovo coronavirus, pare che le mascherine assumeranno un ruolo sempre più importante nella quotidianità degli italiani. Molto probabilmente, infatti, l’uso di dispositivi di protezione individuale potrebbe essere disposto in tutte quelle occasioni in cui non è possibile mantenere il distanziamento di sicurezza tra le persone, a partire dai luoghi di lavoro.
Ora, non è detto che la disponibilità degli strumenti basti a coprire l’intero fabbisogno nazionale in futuro: già nel corso dell’emergenza si è posto il problema del loro reperimento a più riprese e con forza. Quindi, oltre alla possibilità di fabbricarseli da soli (oppure di prevedere semplicemente l’obbligo di coprirsi naso e bocca, le due vie d’accesso principali di molti agenti patogeni tra cui anche il nuovo coronavirus) si valuta la possibilità di elaborare dei protocolli di disinfezione così da consentirne il riutilizzo.
È possibile disinfettarle e riutilizzarle?
Esistono diversi tipi di mascherine, ormai molti italiani hanno cominciato a riconoscerli. Quelle chirurgiche sono le più semplici ed economiche ma non proteggono particolarmente chi le indossa dal rischio di contrarre malattie (ma visto l’altro filtraggio “in uscita”, sono molto efficaci per proteggere le persone che stanno intorno). Poi ci sono i respiratori di tipo FFP1/FFP2/FFP3 con valvola che hanno più o meno lo stesso problema: proteggono bene chi le indossa ma espongono a rischi le persone intorno (soprattutto se indossate da persone contagiose). Dunque, si può dire che le più efficaci attualmente paiono essere le mascherine FFP1/FFP2/FFP3 senza valvola che abbassano il rischio di contagio sia per chi le indossa sia per chi sta intorno.
Detto ciò, è possibile disinfettarle? Allora, le mascherine chirurgiche in teoria e in pratica sono monouso, i respiratori hanno una maggiore durata ma che dipende molto dall’intensità e dal tipo di utilizzo. Tuttavia, lo Stabilimento Farmaceutico Militare ha elaborato un protocollo di sanificazione che può essere applicato in caso di emergenza. Innanzitutto, bisogna procurarsi una soluzione idro-alcolica al 75-85% all’interno di uno spruzzatore, dei guanti monouso (da indossare dopo aver lavato accuratamente le mani) e una superficie “di lavoro” igienizzata. La mascherina andrà posata sopra quest’ultima, poi si dovrà spruzzare la soluzione alcolica – senza eccedere – prima da un lato e poi dall’altro, elastici compresi. Fatto. Dopo 30 minuti di attesa, la sanificazione è completa: la procedura non potrà essere ripetuta più di 3 volte per la stessa mascherina (già dopo una volta potrebbe essersi deteriorata). Si può fare la stessa cosa con i respiratori FFP1/FFP2/FFP3, questi però si possono disinfettare anche con l’esposizione ad alte temperature, superiori ai 60 gradi (il vapore del ferro da stiro per esempio).
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