Coronavirus ultime notizie: c’è possibilità che il 4 maggio il lockdown come lo conosciamo oggi termini davvero nel nostro Paese, che alcune misure restrittive siano allentate, che le attività (non tutte) riaprano. Forse alcune aperture saranno anticipate anche di una settimana, al 27 aprile. Ma in queste ore c’è da registrare una spaccatura tra Nord e Sud del Paese, con il primo, regioni più colpite in testa (Lombardia e Veneto) che hanno fretta di ripartire perché l’economia non può restare ferma per lungo tempo, e il secondo, più cauto, che non vuole che l’ondata di contagi riparta.
Coronavirus ultime notizie: è Nord contro Sud?
L’isolamento, la quarantena ha funzionato: gli effetti si sono visti nel rallentamento dei picchi, nell’inizio della discesa. Il calo dei contagi è avvenuto in modo artificioso, proprio per la presenza di queste misure restrittive, che ha consentito agli ospedali, in questo lasso di tempo, di riprendere fiato, di svuotare le terapie intensive, di ridurre i ricoveri e i casi gravi. Queste, con ogni probabilità, le motivazioni che spingono regioni del Sud (la Campania di De Luca in primis) a promettere la chiusura dei confini qualora il Nord dovesse ripartire in fretta, senza pensare alle possibili gravi conseguenze. Eppure il governo sta pensando a un piano nazionale per ufficializzare la Fase 2, con linee guida omogenee per tutte le Regioni, senza quindi dislivelli o imparità che dipendano dalle Regioni e dalle dinamiche del contagio avvenute all’interno dei confini.
Coronavirus ultime notizie: fase 2, riapertura nazionale o regionale?
Il governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana è favorevole a una riapertura nazionale e non regionale: “Non credo si possa arrivare a quello perché l’Italia resterebbe zoppa”, le sue parole riportate dall’Ansa. Il governatore della Regione Veneto Luca Zaia auspica un segnale anticipato che concretizzi lunedì 4 maggio come l’inizio effettivo della fase 2. Lo stesso Zaia che con Giovanni Toti, governatore della Regione Liguria, e De Luca, spingono per un anticipo delle elezioni regionali perfino a luglio (il 12, per l’esattezza), senza aspettare l’autunno, stagione in cui sarebbe previsto l’arrivo della seconda ondata. E ovviamente per un’apertura dei confini regionali: “Sarebbe difficile bloccare lo spostamento fuori regione se le imprese sono aperte”.
Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell’Oms e consulente del Ministero della Salute, avverte però che è ancora troppo presto per la fase 2. E fa un discorso regionale, perché in alcuni territori la fase 2 è ancora lontana e i numeri parlano di una persistenza della fase uno, che perciò non è ancora finita. E insiste sul fatto che la ripartenza sarà possibile, “soprattutto in alcune Regioni”, ma solo “quando conteremo i nuovi casi sulle dita di una mano e non certamente con numeri a quattro cifre”.
Il premier Conte è stato abbastanza chiaro, esprimendo il suo pensiero sulla sua pagina Facebook: “Continua incessantemente il lavoro del governo a un programma nazionale che possa consentire una ripresa di buona parte delle attività produttive in condizioni di massima sicurezza”. Bisognerà pertanto conciliare le misure di sicurezza e la tutela della salute con le esigenze delle attività produttive.
I timori di un avvio anticipato della Fase 2
Potremo dire che il virus è stato contenuto, non sconfitto. Che bisogna ancora valutare a che punto è l’epidemia, se la stagionalità ne ridurrà l’impatto, se invece è ancora in circolazione. In quest’ultima ipotesi, una ripartenza troppo affrettata potrebbe determinare la nascita di nuovi focolai, forse in altre zone e regioni al momento non ancora colpite duramente dal virus. Per questo motivo sarà fondamentale ripartire adottando le misure di sicurezza di cui ormai sentiamo parlare ogni giorno: dall’indossare la mascherina di protezione all’igienizzazione frequente delle mani, senza dimenticare il tracciamento dei contagiati con il supporto della tecnologia (applicazione) e il monitoraggio dell’epidemia a livello nazionale.
Effettivamente, c’è ancora un interrogativo attuale piuttosto importante e al contempo inquietante al quale ancora non è stata data una risposta. Perché il numero di contagi è ancora alta? Perché il numero dei morti è rimasto alto ogni giorno, fino quasi a normalizzarsi in cifre che in realtà quasi raddoppiano i bilanci drammatici di terremoti devastanti che il nostro Paese ha subito? Senza sottovalutare il discorso tamponi e il rapporto tra questi e i casi positivi, forse “falsato” da inevitabili campioni statistici (nuclei di persone più a rischio, quindi non generalizzati). Insomma, la fase 2 non è certo un “rompete le righe”, né un annuncio in diretta tv nel quale si dice che alla fine è tutto andato bene e adesso possiamo tornare alla vita di prima. È piuttosto un processo, composto da diverse fasi e meccanismi con cui dovremo imparare a convivere.
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