Fase 2 Coronavirus: lockdown dopo 17 giorni non serve a niente?
Fase 2 Coronavirus: secondo uno studio a guida italiana, aggiungere misure al lockdown dopo 17 giorni non porterebbe a nulla di nuovo.
In merito alla fase 2 Coronavirus, c’è uno studio a guida italiana che dimostra come rafforzare o aggiungere misure di contenimento a un lockdown già stabilito dopo 17 giorni non serve a nulla. Nel senso che quanto aggiunto dopo 17 giorni dall’inizio della quarantena, non sposta di nulla l’asse degli avvenimenti, non generando pertanto elementi più positivi o più negativi. Anzi, l’entità della diffusione del contagio da Covid-19 sembra più dipendere dai principali focolai scoppiati nei primi giorni piuttosto che dalle misure restrittive imposte durante l’isolamento.
Fase 2 Coronavirus: cambiamenti lockdown dopo 17 giorni non portano a nulla
Il target delle ricerche e degli studi di quest’ultimo periodo cerca di focalizzarsi sullo sviluppo dell’epidemia del Covid-19. E proprio questo è il core della ricerca condotta da un team internazionale di scienziati composto da Stefano Centanni (Università di Milano), Giovanni Sotgiu (Università di Sassari), Monica Miozzo (Università di Milano), Giorgio Walter Canonina (Humanitas University di Milano), Joan Soriano (Università di Madrid); Christian Virchow (Università di Rostock) e Alberto Giovanni Gerli, esperto di big data.
Le previsioni
Stando ai report elaborati da Gerli, che ha confrontato le curve del contagio ripartendole in due parti (prima e dopo il picco giornaliero), risulta che “le curve di tutte le nazioni del mondo si assomigliano per forma: una polinomiale di terzo grado prima, una simmetrica sigmoidale poi”, le sue parole riportate dal Corriere. “La magnitudine invece è dipendente solo da quanto crescono i dati nei primi giorni”. Questo significa che è possibile prevedere lo sviluppo epidemiologico in ogni comunità del mondo, poco importa le dimensioni delle stesse, a partire dall’andamento dei primi 17 giorni.
La veridicità dello studio è data anche dalle previsioni sui numeri: dal 10 marzo, giorno in cui in Italia si registrano 631 morti, la previsione per il 18 aprile è di 23.873 morti in totale, cifra che non dipende dalle misure restrittive. Il numero reale si discosta da quello previsto, seppur di poco, arrivando a 23.227. Per un’ulteriore conferma si è voluto fare un’analisi comparata con altri Paesi (Germania, Spagna e Stato di New York): il confronto dà sempre gli stessi risultati, rendendo ancora più significativo l’intervallo dei 17 giorni, con previsioni che dimostrano “una correlazione tra dati reali e stimati superiore al 99%”.
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