Parità dei diritti, divieto di discriminazione ed ingiustizie sociali: sono tutte espressioni che negli ultimi decenni, hanno acquisito rilevanza sempre maggiore, agli occhi del legislatore italiano e delle istituzioni internazionali. Tuttavia, non sempre – come dimostrano i frequenti casi di cronaca – la parità di trattamento tra individui è garantita: anzi, spesso è possibile assistere ad episodi di discriminazione sul luogo di lavoro, a scuola, o per strada. Vediamo allora di seguito come funziona la denuncia per discriminazione e perché è utile.
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Denuncia per discriminazione: il contesto di riferimento
Uno dei principi fondamentali che organizzano la vita in comunità sia in Italia sia nel resto del continente europeo, è il principio di non discriminazione. Tale principio impone a tutti di trattare il prossimo senza adottare alcun tipo di pregiudizio, in base a quelle che sono le sue condizioni o caratteristiche (ad es. il colore della pelle o l’etnia). Le fonti normative essenziali in tema di non discriminazione sono, oltre alla Costituzione italiana (art. 3), la CEDU (Convenzione europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali) e gli atti normativi dell’UE, i quali nella loro generalità difendono e tutelano tutti gli individui, auspicando la piena parità di trattamento.
Come accennato, sono tanti i contesti in cui sono potenzialmente a rischio i diritti e le libertà individuali, perché minacciate da possibili comportamenti pervasi da discriminazione. In particolare la condizione di chi ha una nazionalità straniera può comportare rischi di esclusione, emarginazione, se non addirittura di immotivata aggressione verbale e/o fisica.
Non solo a scuola, nei luoghi di ritrovo o durante le attività sportive: la discriminazione e il razzismo spesso si rintracciano anche nel posto di lavoro. In questi ambienti, sussiste o dovrebbe sussistere quella che è denominata “parità di trattamento tra i lavoratori”, che ovviamente sottintende il divieto di discriminazione e che trova disciplina sia in norme italiane, sia in norme UE di tutela. Parità di trattamento in concreto significa diritto ad uno stipendio uguale a quello di altro collega che svolge le stesse mansioni o diritto a non essere penalizzato con un trasferimento immotivato, sanzioni disciplinari infondate oppure con un licenziamento deciso a causa di talune qualità o condizioni personali del licenziato (ad es. lingua parlata o paese di provenienza).
Che fare in caso di violazione della parità di trattamento? chi può far denuncia?
Ebbene, a domanda è legittima: che fare in caso si sia vittima di discriminazioni o di violazioni più o meno gravi della parità di trattamento, a scuola, all’Università, a lavoro o in qualsiasi altro contesto sociale? Due sono le strade essenziali da poter percorrere:
- affidarsi ad associazioni di categorie, centri ad hoc, organizzazioni per la tutela dei diritti (come quella istituita dal Dipartimento per le pari opportunità): esse sono predisposte per la lotta ai fenomeni di discriminazione e per dare tutela ed assistenza alle vittime di essi;
- fare denuncia di quanto subito, presso le forze dell’ordine, la Procura della Repubblica, ma anche ai mezzi di comunicazioni come i giornali o, in caso di discriminazione sul luogo di lavoro, al proprio capo, in modo che adotti i provvedimenti disciplinari più opportuni.
Concludendo, ciò che va rimarcato è che la vittima di fatti di discriminazione può contare su un vasto apparato di norme di garanzia e di strumenti di tutela, che gli consentono di far valere i propri diritti e di far punire i colpevoli di atti discriminatori.
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