Armenia: vince la continuità, ma la società civile si è svegliata
[ad]Le prime dichiarazioni degli osservatori internazionali sono caute e felpate, segno che il bilancio è più in toni di grigio che in bianco o nero. Oltre ai disfunzionamenti della macchina amministrativa, l’OSCE si dichiara fortemente preoccupato per “la generale mancanza di fiducia nell’integrità del processo [elettorale] tra i partiti politici e il grande pubblico”. In particolare, un gran numero di giovani e di attivisti armeni si erano esposti in prima persona, facendo campagna per un’elezione onesta piuttosto che per un singolo partito, e quindi registrando le varie irregolarità; 30.000 osservatori locali erano sparsi tra i 2.000 seggi del paesi. L’insoddisfazione, tra loro, è ora inevitabile, ma uno dei risultati principali di questa elezione è forse a livello normativo: ciò che fino a ieri era visto come la normalità della vita elettorale in Armenia (brogli, voto di scambio, corruzione) oggi è considerato inaccettabile, benché continui ad accadere.
Prospettive: elezioni presidenziali e relazioni con l’UE
I risultati delle elezioni sembrano spianare la strada alla rielezione di Serzh Sargsyan a presidente del paese nel 2013, sempre che prima di allora non si squagli la coalizione con Armenia Prospera. Dall’altra parte Levon Ter-Petrosyan, con il 7% dei consensi per il suo blocco elettorale, si scopre veramente indietro. Se l’opposizione volesse veramente sfidare Sargsyan, dovrà accordarsi su un candidato unico; viste le divergenze politiche con la Federazione Rivoluzionaria Armena e con Heritage, entrambi molto più radicali soprattutto in politica estera, il compito non sarà facile.
Il giudizio finale degli osservatori internazionali sul carattere libero e democratico delle elezioni sarà importante anche nel quadro delle relazioni tra UE e Armenia. Yerevan, da sempre alleato, naturale o forzato, di Mosca, partecipa oggi alla piattaforma del Partenariato Orientale della Politica Europea di Vicinato. Bruxelles ha fatto chiaramente capire che l’assenza di progresso democratico ed elettorale avrebbe significato anche un regresso nelle relazioni bilaterali. Oggi l’UE è il primo partner commerciale dell’Armenia, e i negoziati diplomatici concernono l’introduzione di un’area di libero scambio, e il rilassamento del regime dei visti.
di Davide Denti