Scopriamo quali sono i brani e i dischi certificati da FIMI (Federazione Industria Musicale Italia) nell’ ultima settimana.
Certificazioni FIMI: Playlist di Salmo è 5 volte disco di platino
Tra i dischi troviamo Playlist di Salmo che raggiunge soglia 5 dischi di platino. Uscito nell’autunno del 2018, il disco del rapper continua ad avere un successo enorme. Ad aver contribuito alla vendita delle 250.000 copie vendute sono stati sicuramente gli artisti che hanno partecipato alla realizzazione del disco, trai quali: Sfera Ebbasta, Coez, Fabri Fibra, Nitro e Nstasia.
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Continua ad essere sulla cresta dell’onda il mondo trap e rap. Non a caso tra i singoli certificati troviamo Supreme (l’ego) di Marracash feat Tha Supreme e Sfera Ebbasta. Il pezzo, doppio platino, si concentra sull’ego, che disorienta e può far prendere bastonate. Dopo anni di silenzio Marracash si è preso la scena con il nuovo album: Persona. Quest’ultimo è un viaggio nell’interiorità dell’artista. La particolarità di questo disco è associare ogni parte del corpo ad un brano. Il rapper ha spiegato: “L’idea del corpo umano ce l’ho da anni ma l’approccio al disco è stato lungo e travagliato. C’è molto di me stesso in Persona, è un po’ il mio simulacro. Del resto, non ho mai avuto paura di raccontarmi, anzi ne ho bisogno. Mi aiuta a capirmi e a mettere in atto una catarsi positiva, anche perché più si cresce e più cadono le barriere e il peso dell’influenza degli altri. Non è stato voluto, ma staccarmi dai social network mi ha aiutato a scrivere un disco libero, senza il peso dell’aspettativa.“
Gran risultato per il finalista di Sanremo 2020, Francesco Gabbani
Il brano Viceversa di Francesco Gabbani è disco di platino. Un grande successo per il singolo arrivato secondo al Festival di Sanremo 2020. Un pezzo ben diverso da Occidentali’s Karma, con il quale ha vinto il festival di Sanremo nel 2017. Lo stesso artista ha dichiarato: “È una canzone che dimostra un altro mio modo di fare musica rispetto a Occidentali’s Karma o a Amen con le quali ho partecipato a Sanremo. È un modo che in realtà è sempre esistito, che probabilmente il pubblico del Festival non conosce. È una dimensione più emozionale, più intimista, che non si dimentica di mettere in confronto l’equilibrio tra gli opposti.”
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