Pd, una difficile alternativa ai partiti carismatici

Pubblicato il 1 Settembre 2010 alle 16:52 Autore: Bertram Wooster
[ad]Intendiamoci, anche un partito “dialettico”, come il Pd, sarebbe utile un leader carismatico, alla Obama (forgiatosi peraltro in un lungo e faticoso scontro politico), e parole d’ordine ben più forti delle attuali. Ma è ovvio che il Pd, se non vuole tradire se stesso e le ragioni della sua nascita, dovrà conservare con cura questa sua caratteristica che lo rende “singolare” nel panorama politico italiano, a costo anche di apparire spesso (oltre i suoi demeriti), diviso, abulico, timido. È vero che i partiti “carismatici” e ideologici” hanno tutti i vantaggi nel campo della comunicazione, visto che non devono passare attraverso mediazioni, critiche dal basso, dure lotte per la leadership. Ma pagano questo vantaggio con la loro intrinseca debolezza: scomparso il leader, o affievolito il collante ideologico, è a rischio la sopravvivenza del partito stesso. Il Pd invece naviga in acque più agitate, ma il suo naviglio dovrebbe essere fatto di un legno più resistente.
Resta la difficoltà del rapporto con i militanti, attratti, inconsciamente, dai modelli di comunicazione, e quindi di partito, avversari. Sarà difficile risolvere questo problema se dirigenti e simpatizzanti non capiranno che il Pd deve proporre anche un modo diverso di militare, o di aderire, a una forza politica. Non si tratta più di aspettare una “linea”, e di diffonderla con feste e volantini. Non si tratta nemmeno di andare ogni tanto a votare per le primarie. Un partito “dialettico” implica che ognuno dei suoi aderenti, o simpatizzanti, si “faccia partito”, nei luoghi di lavoro, nelle associazioni, nelle relazioni sociali, non attendendo che qualcuno gli dica cosa deve fare, ma agendo in prima persona, accollandosi in piena la responsabilità “politica” del proprio agire, aiutando a costruire, compatibilmente con quel poco che gli consente il proprio ruolo, o il proprio tempo, una società più giusta a partire dal quotidiano. Non militanti, quindi, ma tutti dirigenti politici, tutti in grado di dettare “una linea” nel proprio ambito di azione. Solo in questo modo la voce di un leader Pd potrà diventare solo la sintesi di tante voci che già parlano nella società italiana. E suonerà molto più forte e viva.
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