Sondaggi politici TP, i favorevoli e contrari all’uscita da UE e Euro sono vicini
Le delicate trattative sulla risposta europea alla crisi economica provocata dai lockdown decisi per fare fronte all’epidemia di coronavirus hanno un impatto decisivo sull’umore dei cittadini italiani nei confronti delle istituzioni comunitarie.È quello che abbiamo percepito con le nostre indagini demoscopiche che ogni settimana stiamo svolgendo all’interno dei nostri sondaggi politici da quando è cominciata l’emergenza.
In aprile, con l’inasprirsi del confronto tra Sud e Nord Europa è diminuita la proporzione, fino ad allora maggioritaria, di italiani contrari all’uscita dall’Unione Europea. Se il 26 marzo erano il 53,4%, superando di più di 10 punti i fautori di un’uscita, al 42,6%, il 9 aprile erano scesi al 48,6%, e il divario tra le due posizioni si era ridotto a meno di tre punti. Il 16 aprile c’è stato un piccolo rimbalzo per i più europeisti, rafforzatosi il 23 e il 30, quando sono risaliti al 51,1% e 51,9% ma rimanendo al di sotto dei valori di fine marzo. E il 7 maggio in ogni caso vi è stato un nuovo calo, al 51,4%.
Le cose sono cambiate a metà maggio, quando invece, forse a causa della scomparsa dai media dell’aspro dibattito europeo, i contrari all’uscita dalla UE sono cresciuti al 54,1%
Sembra lontanissimo il luglio 2012, quando secondo un altri sondaggi politici del Termometro Politico per Rai3 ben l’85% voleva rimanere nella UE, mentre solo il 15% desiderava uscire. Da una forbice del 70% si è passati ad una forbice che va sotto il 5%. Qui sotto le oscillazioni delle ultime settimane.
Naturalmente sono soprattutto gli elettori di centrodestra quelli a favore di un’uscita. Mentre quelli di centrosinistra rifiutano nettamente l’idea. A cambiare idea maggiormente sono i pentastellati.
Sondaggi politici, solo pochi punti di distanza tra favorevoli e contrari all’euro
Ancora più evidente è questa tendenza nel caso dell’euro. Nei sondaggi di aprile il divario tra euroscettici e i loro avversari era sceso solo al 0,5%. Ora questi sono di nuovo scesi al 45,9%, solo comunque il 4,5% in meno rispetto ai favorevoli alla moneta unica. ma a fine marzo il distacco era invece arrivato al 9%, 52,5% a 43,5%. Dopo allora sono cresciuti i fautori dell’abbandono dell’euro.
Anche in questo caso il confronto con il 2012 è rimarchevole: allora solo il 28,4% secondo il TP era per un addio dell’euro, contro un 71,6% che rifiutava questa opzione.
Le differenze tra le risposte sulla Ue e sull’euro ora sono dovute al fatto che per alcuni elettorati, in particolare quelli di Fratelli d’Italia e soprattutto del Movimento 5 Stelle, sono molti di più coloro che sono per uscire solo dall’euro rispetto a quelli che invece preferirebbero solo l’abbandono della UE. Posto che in ogni caso la gran parte degli elettori, più dell’80%, fa una scelta netta, o è a favore dell’uscita da UE e Eurozona o è contrario a entrambe le opzioni.
Le prossime settimane saranno decisive. Quello che succederà nel confronto tra i governi europei e la narrazione che ne verrà data sul palcoscenico mediatico italiano determinerà il sentiment di quello che oggi sono il popolo più euroscettico della UE. Lo verificheremo come sempre con i nostri sondaggi politici
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