L’inchiesta USA per richiedere un risarcimento danni alla Cina
Gli USA conducono un’inchiesta in base a ipotesi che il coronavirus provenga da un laboratorio di Wuhan; pronti a richiedere un risarcimento danni alla Cina
Negli USA l’annuncio formale dell’avvio di un’inchiesta per appurare le ipotesi di una “fuga” del virus dal laboratorio di Wuhan in Cina sta assumendo i toni di una nuova strisciante e latente guerra fredda.
Washington fa sapere che alcuni esperti dei servizi segreti americani avrebbero già raccolto una discreta quantità di informazioni, necessaria a fornire «una fotografia accurata dei fatti». Una volta terminato, il dossier sarà sottoposto alla Casa Bianca e a quel punto Donald Trump e i vertici di Stato valuteranno se avviare o meno la procedura per richiedere un risarcimento danni direttamente alla Cina, ritenuta responsabile dell’emergenza sanitaria ed economia in corso.
Secondo quanto riferito da Fox, alcuni funzionari americani non escludono l’ipotesi dell’arma batteriologica, sebbene l’inchiesta USA assuma principalmente l’ipotesi dell’incidente da laboratorio. Questo filone di inchiesta, anche se non è quello prevalente, sostene che il dottor Shi Zhengli, a capo di un laboratorio a Wuhan che conduce sperimentazioni sui pipistrelli, coordinasse una «task force» speciale dedita allo sviluppo di armi non convenzionali segrete.
Se quest’ipotesi fosse acclarata e prevalesse sui risultati dell’inchiesta, gli Usa potrebbero essere incentivati ad agire ricorrendo alle “maniere forti” contro la Cina, seguendo la scia di quanto fatto in India. La nazione indiana, infatti, ha depositato presso l’ufficio dei diritti umani delle Nazioni Unite un richiesta di azione legale nei confronti della Cina accusandola per crimini contro l’umanità.
Oltre all’inchiesta, in USA avviate alcune cause legali contro la Cina
Indipendentemente dall’inchiesta condotta dai federali USA, alcuni studi legali statunitensi hanno già avviato procedure a titolo di risarcimento danni per le perdite causate dal presunto occultamento della verità da parte del regime cinese. In Florida, ad esempio, lo studio legale «Berman Law Group» ha avviato una class action, per mano dell’avvocato Matthew Moore, secondo cui la Cina avrebbe «agito lentamente o insabbiato i fatti per tutelare il proprio interesse economico».
Ammontano già a 4 le principali class action degli Stati Uniti contro il governo cinese, ritenuto responsabile di gravi condotte di mancata prevenzione della diffusione del coronavirus.
I risarcimenti richiesti sono in genere dell’ordine di parecchi miliardi: «i danni causati dai ritardi e dalle bugie della Cina – dichiara Matthew Henderson della Henry Jackson Society – superano i 3.500 miliardi di euro, senza contare le perdite in termini di vite umane».
La politica, intanto, segue l’onda: il senatore repubblicano dell’Arkansas Tom Cotton (a cui fa da eco Marco Rubio, senatore della Florida) ha esplicitamente messo sotto accusa il partito comunista cinese, le cui bugie «hanno trasformato un problema sanitario locale in una pandemia globale, devastando vite e sogni nel nostro Paese». All’appello non mancano però neanche democratici, a giudicare da alcune posizioni espresse al Congresso.
Chissà se Donald Trump non ne farà un cavallo di battaglia per poter vincere le elezioni e replicare il suo mandato di Presidente degli Stati Uniti.
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it