Eredità figlio disabile: quando spetta e come garantirgli la quota
Eredità figlio disabile: com’è tutelato il figlio con handicap? cosa prevede la legge e quali regole e strumenti di garanzia valgono?
Le norme delle leggi italiane tutelano i disabili sotto molteplici aspetti. In primis, è la Costituzione a ricordare che le differenze tra i cittadini, dovute ad handicap psico-fisici vanno combattute e rimosse, in modo da porre, su un piano di eguaglianza, tutta la collettività. Si tratta di regole che danno ai disabili agevolazioni di vario tipo, sul lavoro, nei rapporti con il Fisco, oppure nella gestione del patrimonio. Ed anche in ipotesi di eredità, vi sono importanti precisazioni da fare: vediamo allora come funziona l’eredità al figlio disabile, quando spetta e quale documentazione rileva. Sono infatti dettagli pratici che non di rado possono presentarsi in materia di successione.
Eredità figlio disabile e quota spettante: può riceverla?
Nel Codice Civile non si rintracciano differenze di quota di eredità tra figlio disabile e figlio non disabile. Ciascun figlio è infatti erede legittimo ed in quanto tale ha sempre diritto ad una quota di eredità, ovvero una parte dei beni del de cuius. E ciò indipendentemente dal fatto che il genitore abbia redatto o meno un atto di testamento. Tale quota obbligatoria prende il nome di “quota di legittima” e consiste appunto in quella parte di patrimonio del deceduto, che è destinata ai cosiddetti “eredi legittimari”. Questa quota non può mai essere modificata dall’eventuale testamento, altrimenti quest’ultimo potrebbe essere impugnato. Chi sono, secondo il Codice Civile, gli eredi legittimari?
- il coniuge, marito o moglie della persona defunta;
- il figlio o i figli e, se mancanti, i genitori.
Non vi sono, sul piano dell’ammontare della quota, specifiche differenze a favore di un figlio disabile. Ovvero, in materia di eredità figlio disabile, la sua quota di legittima non subisce variazioni in aumento, a causa della sua condizione, ma è la stessa che percepirebbe se non avesse alcun handicap. Piuttosto le norme fiscali prevedono un trattamento più favorevole, con riguardo all’applicazione del’imposta sulle donazioni. Infatti, se per i figli non disabili la franchigia corrisponde a 1 milione di euro, superato il quale vale una aliquota del 4%, per i figli disabili invece il limite sale di 500mila euro e tocca quindi il milione e mezzo di euro. Per fare un esempio, se l’eredità figlio disabile ammonta a 4 milioni di euro, egli pagherà l’imposta citata pari al 4% esclusivamente su 2 milioni e mezzo di euro.
Il figlio disabile, così come può essere erede, può anche disporre con testamento, a meno che non sia stato interdetto e quindi sia oggettivamente incapace di manifestare validamente le proprie volontà in un atto scritto di disposizione del patrimonio.
Pur in stato di disabilità di vario grado ed entità, il figlio riceve la quota spettante come un qualsiasi altro erede. Tuttavia, se questo vale in linea generale, è altrettanto vero che se la situazione di handicap e disabilità è stata messa nero su bianco, con la designazione di un amministratore di sostegno o con una dichiarazione giudiziale di incapacità, occorre che l’accettazione dell’eredità figlio disabile avvenga su intermediazione dell‘amministratore di sostegno o del tutore, ovvero per interposta persona.
Vi sono regole procedurali specifiche in queste circostanze, su cui non è necessario addentrarci: ricordiamo però che il tutore è tenuto ad accettare l’eredità per conto dell’incapace, secondo beneficio di inventario, e previa autorizzazione del giudice tutelare; inoltre, nel caso sia stato designato un amministrazione di sostegno, l’accettazione con beneficio di inventario è doverosa esclusivamente se tale cautela sia stata introdotta dal decreto di nomina dell’amministratore in oggetto, emesso da parte del giudice tutelare.
Alcuni risvolti pratici da considerare: come fare a garantire la quota al figlio disabile?
È chiaro che il genitore è interessato al fatto che i beni facenti parte della quota del figlio disabile, siano a lui effettivamente consegnati, senza rischi e senza eventuali tentativi di prevaricazione da parte degli altri eredi. Come facilitare allora l’eredità al figlio disabile? Ebbene, potrebbe rivelarsi molto efficace la donazione: il genitore del disabile può decidere di dividere previamente il suo patrimonio e trasferire subito la proprietà, attraverso donazioni, per le quali valgono le stesse imposte riferite alle successioni.
È chiaro che sarà però auspicabile servirsi dell’assistenza tecnica di un notaio, per svolgere le corrette suddivisioni del patrimonio, non contravvenendo alle quote di legittima. Ma non solo. Altre valide alternative che garantiscono l’eredità al figlio disabile sono il vincolo di destinazione (ad esempio su un’abitazione data al figlio disabile) di cui all’art. 2645 ter c.c., che non è mai gravabile da un pignoramento; oppure l’esecutore testamentario, che il testatore può nominare e che affianca all’eventuale tutore o amministratore (se presenti), a garanzia che siano eseguite le disposizioni nel testamento, quindi in conformità alla volontà del genitore.
Concludendo – come si può ben notare – l’eredità al figlio disabile necessita di passaggi procedurali ben precisi (clicca qui per la guida documenti successione Agenzia Entrate) e pertanto, scrivere un testamento, in queste circostanze, diventa scelta assai opportuna; analogamente si rivela assai utile affidarsi ad un notaio preparato, per tutte le attività prodromiche alla fase di successione vera e propria.
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