App Immuni e privacy, le essenziali raccomandazioni del Garante

Pubblicato il 23 Aprile 2020 alle 16:23 Autore: Claudio Garau

App Immuni e rapporto tra diritto alla salute e diritto alla riservatezza: cos’è quest’app e come funzionerà? Le utili raccomandazioni di Antonello Soro.

App Immuni e privacy, le essenziali raccomandazioni del Garante
App Immuni e privacy, le essenziali raccomandazioni del Garante

Come si è affrettato a precisare lo stesso Premier Giuseppe Conte alle Camere, la app Immuni da scaricare sul proprio smartphone, non sarà obbligatoria. Ovvero, ciascun italiano sarà libero di averla o meno nel proprio dispositivo. Ma che cos’ha detto recentemente il Garante per la Privacy Antonello Soro, sulla legittimità dell’utilizzo di tale software di tracciamento? Facciamo chiarezza.

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App Immuni: che cos’è e a che cosa serve

Se ne parla spesso in questi giorni, ma non sempre con la dovuta chiarezza. Che cos’è l’app Immuni? Ebbene, si tratta di un’applicazione elettronica per smartphone basata sul contact tracing: l’app citata, che sarà a breve disponibile per il download per i dispositivi con sistema operativo iOS o Android, consentirà di fatto di tracciare gli spostamenti degli italiani che l’hanno scaricata, in modo da ricostruire la rete dei contagi da coronavirus e incentivare il distanziamento sociale. Il commissario straordinario all’emergenza – Domenico Arcuri – ha assegnato lo sviluppo dell’app Immuni alla software house milanese Bending Spoons: siamo però ormai in dirittura d’arrivo per un software che dovrebbe costituire uno dei punti-chiave della fase 2 della gestione dell’emergenza. Detto in estrema sintesi, tale applicazione utilizzerà un sistema di tracciamento basato sul Bluetooth e senza alcuna geo-localizzazione, in modo da preservare la riservatezza degli utenti. Il Bluetooth è, in queste circostanze, mirato infatti non a spiare la vita privata e i comportamenti dei cittadini, bensì a registrare se lo smartphone di un certo utente sia entrato a contatto o meno, nei giorni addietro, con un soggetto risultato positivo al coronavirus. In caso affermativo, l’utente avrà degli avvisi e notifiche direttamente sul cellulare, che gli diranno quali comportamenti osservare (come ad esempio test diagnostico e autoisolamento).

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I dubbi e le osservazioni del capo dell’Authority

In questo quadro, non sono mancate le polemiche nei confronti della probabile introduzione dell’app Immuni. Ci si domanda infatti chi si occuperà della gestione dei dati personali degli utenti e dei loro spostamenti, e con quale concreto grado di “pervasività”. Si tratta infatti pur sempre di dati sensibili, collegati alla privacy di tutti. Sono polemiche e critiche fondate sul fatto che il sistema automatico potrà monitorare e registrare non soltanto i movimenti sul territorio degli utenti che hanno effettuato il download, ma anche e soprattutto, i contatti e gli incontri avuti con terze persone. Lo scopo, di certo non velato, è dunque quello di ricostruire mappe territoriali degli spostamenti degli utenti, al fine di prevenire ulteriormente i contagi.

Ecco allora l’intervento e le dichiarazioni del garante della Privacy Antonello Soro: esse danno e daranno sicuramente un contributo ed influenzeranno le modalità di utilizzo pratico dell’app Immuni, nelle prossime settimane. Il capo dell’Authority ha infatti rimarcato che “Nessuno può illudersi che basta tracciare i contatti, serve poi il test diagnostico. Se non si fanno i tamponi immediatamente dopo aver individuato gli infetti, la app è inutile“. Insomma, alla fase di tracciamento deve sempre seguire quella di controllo medico e test con tampone, altrimenti l’utilizzo dell’App Immuni perde di senso.

Inoltre Soro ha aggiunto che “Il fondamento di questo sistema credo debba essere la fiducia. Perché sia raggiunta una percentuale molto alta di adesione, deve esserci la fiducia in questo sistema” di tracciamento. In altre parole, per convincere gli italiani ad usare l’App Immuni è necessario guadagnarsi la loro fiducia e far capire che tale strumento è utile e nient’affatto pericoloso per la sfera della privacy, e il Garante ricorda che anzi “se viene percepito come un obbligo non gradito, un cittadino lascia lo smartphone a casa e va a passeggio“. Soro accoglie positivamente l’utilizzo del Bluetooth, in quanto tecnologia idonea a preservare la delicatezza dei dati sensibili, ma pur sempre rimarcando che il funzionamento dell’app Immuni va posto in essere “con la minore invasività possibile rispetto alla vita privata dei cittadini”.

Non meno significative altre due raccomandazioni del capo dell’Authority: da un lato, tale sistema di mappatura degli spostamenti, dei contatti e degli eventuali contagiati, deve essere gestito da un'”autorità pubblica che sia in grado di essere molto trasparentee dall’altro, questa autorità deve essere “controllabile in ogni suo momento”.

Concludendo, “i dati devono essere utilizzati esclusivamente per la finalità di cui stiamo discutendo e una volta che si è esaurito il ciclo della mappatura devono essere cancellati“e “la quantità d’informazioni personali raccolte saranno poche e semplicemente saranno utilizzate quando si dovesse verificare un contatto con una persona infetta, diversamente resteremo fuori dal sistema”. Si tratta insomma di trovare un contemperamento tra diritto alla salute individuale e collettiva e diritto alla riservatezza, che secondo le parole del Garante Antonello Soro, deve comunque ispirarsi ai principi di ragionevolezza e proporzionalità. Vedremo nelle prossime settimane quale sarà la direzione intrapresa dall’applicazione pratica dell’app in oggetto.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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