Sondaggi politici, la storia dell’atteggiamento degli italiani verso l’euro
Un tempo difficilmente i favorevoli all’uscita dall’euro superavano il 40%. Non è più così ora. La storia dei sondaggi politici sull’euro
Gli italiani hanno avuto un rapporto di amore con l’Europa agli inizi, negli anni ’80 e ’90. Basti pensare al referendum consultivo dell’89 in cui quasi 9 italiani su 10 si dissero a favore di una maggiore integrazione, e anche negli anni a venire, mentre in altri Paesi come la Francia si votava per il Trattato di Maastricht con margini bassissimi, il nostro Paese continuava a essere baluardo dell’europeismo.
Fu l’introduzione dell’euro nel 2002 a dare i primi colpi alla fiducia nell’Europa, ma solo la crisi finanziaria del 2009-2013 mise in dubbio per una minoranza sostanziosa la nostra appartenenza all’Unione e in particolare l’adozione dell’euro.
Abbiamo raccolto i principali sondaggi che di questo si sono occupati dal 2012. I favorevoli a un’uscita dalla moneta unica non hanno mai raggiunto il 40% fino al 2016, quando in una rilevazione di Winpoll di febbraio, arrivò al 41,4%
Nel 2017 furono due i sondaggi in cui i favorevoli all’abbandono dell’euro risultarono sopra il 40%, a marzo e settembre. Si trattava nel primo caso di Winpoll, mentre nel secondo di Ipsos, che addirittura vedeva una parità per la prima volta tra favorevoli e contrari. Nel 2018 in estate vi fu un brusco calo dei contrari all’euro, come testimoniò un sondaggio di Demos, forse proprio perché se ne parlò in termini più realistici in seguito al giuramento del governo giallo-verde.
Sondaggi politici, l’euro nel 2020 ha sempre meno sostenitori
Nel 2019 si ritornò a una situazione simile a quella degli anni precedenti, con i contrari all’euro sopra il 30% e i favorevoli sopra il 60%, fino all’emergenza coronavirus, quando le trattative sull’assistenza ai Paesi più colpiti dalla crisi economica causata dai lockdown hanno dato un duro colpo all’europeismo, come Termometro Politico ha analizzato. Gli euroscettici in questo aprile sono arrivati al 47,3%, solo mezzo punto al di sotto dei contrari all’uscita dall’euro.
Sono stati fatti meno sondaggi invece sull’appartenenza alla UE in passato, ma una tendenza anche in questo caso a un incremento dei favorevoli all’uscita è visibile. Nel luglio 2012 erano solo il 15% secondo una rilevazione di Termometro Politico, nel 2017 per Demopolis erano al 26%, mentre quest’anno osserviamo come siano ormai stabilmente, secondo i nostri sondaggi, al 40%.
D’altronde la stessa fiducia nella UE è calata, scendendo sotto il 40% dopo il 2015, e sotto il 30% nel 2020, secondo SWG. Il punto è che vi è sempre stata una larga parte di elettorato che, pur affermando di non nutrire fiducia nell’Unione, preferiva non uscirne, e questa quota si sommava a chi oltre a voler rimanere affermava di essere anche fiducioso. Ma questi ultimi ora sono divenuti veramente pochi, mentre sempre più sfiduciati sono esplicitamente per un’Italexit, che di fatto i due gruppi, pro e contro l’uscita dalla Ue, si equivalgono, separati da pochissimi punti secondo i nostri sondaggi.
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