Nonostante l’epidemia da covid-19 abbia raggiunto quasi tutti i Paesi del mondo, l’intensità dell’emergenza sanitaria ed economica varia sensibilmente tra uno Stato e l’altro. In Europa, Italia e Spagna sono risultati i Paesi maggiormente pregiudicati dall’epidemia, così come la Cina in Asia e gli Stati Uniti in America del Nord. Passando all’Africa e all’America Latina i dati ufficiali, in molti casi, sembrano non concordare con la realtà epidemica. Probabilmente il caso più eclatante è quello dell’Ecuador, Stato dell’America Latina governato dal presidente Lenin Moreno. Secondo le stime rilanciate dal New York Times – basandosi sui registri ufficiali dei decessi -, il numero reale di vittime da covid-19 corrisponde al 1500% dei dati proporzionati dal governo. Andiamo con ordine.
L’intervista dell’ambasciatore Robelly Lozada alla RAI e le prime discrepanze con la versione del presidente Moreno
Il 7 aprile, la RAI intervista l’ambasciatore ecuatoriano in Italia, Nelson Robelly Lozada. Nella breve intervista rilasciata alla RAI, Lozada offre una spiegazione riguardante dei video agghiaccianti che circolavano da alcuni giorni sulla situazione vissuta nella Regione di Guayaquil (la più colpita dall’epidemia). In quei giorni, il numero di casi totali registrati si fermava al di sotto delle 3.800 unità, mentre i decessi confermati da covid-19 ascendevano a 180. Numeri che, in quel momento, erano in linea con l’andamento epidemiologico di altri Paesi della regione latinonamericana. Lozada assicurò che quei video fossero stati fabbricati ad arte dall’opposizione per destabilizzare il governo presieduto da Lenin Moreno. Nonostante affermasse che “si siano fatti trovare impreparati”, Lozada denuncia “una forza occulta malintenzionata, malvagia, che è salita all’onore delle cronache: un gruppo di cittadini finanziati molto probabilmente in maniera occulta dall’ex presidente Rafael Correa Delgado per produrre una quantità immensa di tweet e contenuti che possono distruggere la reputazione e l’onore di una persona”. Proprio nei giorni in cui Lozada rilasciava questa intervista, Lenin Moreno, in conferenza stampa, annunciò l’attivazione di un servizio di raccolta di 150 corpi al giorno per la sola Guayaquil.
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A Guayaquil, in Ecuador, circa 600% di morti in più
Confrontando il registro di decessi nella sola Regione di Guayaquil, dall’1/04/2019 al 15/04/2019 con quello che va dall’ 1/04/2020 al 15/04/2020, si osserva un incremento di 5.600 decessi(6.600 in totale) rispetto all’anno precedente (poco più di 1.000). Trattandosi della Regione più colpita dall’epidemia, l’incremento di decessi nelle altre aree del Paese rimane sicuramente più contenuto. Anche volendo considerare unicamente la regione di Guayaquil (che conta con poco più della metà dei decessi ufficiali da covid-19), si può osservare come il numero di morti legato all’epidemia sia decisamente superiore rispetto ai dati proporzionati dal governo guidato da Lenin Moreno.
Ricordiamo che al 15 aprile il numero di morti ufficiali da covid-19 si fermava a 388 (con poco più di 200 nella regione di Guayaquil). Le stime offerte dal New York Times mostrerebbero, così, che il numero di morti da covid-19 sia di almeno 15 volte il numero di decessi ufficialmente registrati. Al 24 aprile, i decessi registrati sono 576. Ciò significherebbe che i morti totali da covid-19 potrebbero essere più di 8.600.
Il presidente Moreno valuta una prima riapertura dal 4 maggio
Oltre alla crisi sanitaria che, lentamente, sembra rientrare, si aggiunge una gravissima crisi economica legata al crollo del prezzo del petrolio. L’Ecuador, uno dei primi Paesi esportatori della regione latinoamericana, soffre così un contraccolpo economico ancor più duro rispetto ad altri Paesi vicini. Il presidente Moreno ha affermato che dal 4 maggio l’Ecuador entrerà nella fase del distanziamento sociale, superando così quella dell’isolamento. Le misure di sicurezza sono in linea con quelle proposte da tanti altri governi: riapertura delle industrie e del settore edile; possibilità di consegne a domicilio per ristorazione, mantenendo però la chiusura al pubblico di bar e ristoranti; ampliamento degli orari di lavoro per permettere la turnazione del personale. Rimangono chiusi gli aeroporti. Infine, sarà fatto obbligo di indossare i DPI in luoghi pubblici.
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