Di chi è il Movimento 5 Stelle
Di chi è il Movimento 5 Stelle?
Una frase che si sente dire spesso dai sostenitori del Movimento 5 Stelle è che il movimento è di tutti e che “uno vale uno“ (ci hanno fatto persino la canzone rap).
Proprio ieri invece sul sito del Ministero alla voce “Marchi e Brevetti” è apparso un nuovo Marchio Figurativo i cui dati li potrete visualizzare per bene QUI
Si tratta appunto del simbolo del Movimento 5 Stelle così come viene presentato alle elezioni.
E’ stato depositato il 20 marzo 2012 e pubblicato il 9 maggio 2012 come marchio in attesa di validazione (questo vuol dire “marchio registrabile”, che la registrazione definitiva è solo questione di tempi burocratici e non può più essere messa in alcun modo in discussione).
Prima di allora giravano voci sulla reale proprietà e si pensava che dentro ci fosse anche Gianroberto Casaleggio, cosa che a quanto pare non è.
Questo simbolo ha un proprietario, il che non è una cosa illegale sia chiaro, ma è una cosa che evidenzia quanto sia non rispondente al vero l’idea che nel Movimento 5 Stelle “uno sia uno” e che tutti contino allo stesso modo.
Il Movimento 5 Stelle (come altri partiti definiti in passato come “partiti azienda“, ve lo ricordate?) ha un proprietario.
Qualcuno dirà che non ha importanza o che non vede alcuna differenza. La differenza invece c’è ed è sostanziale.
Facciamo un esempio calcistico. Chi è il leader della Juventus campione d’Italia? I giocatori ed i tifosi risponderebbero in coro che si tratta di Alessandro Del Piero. Un plebiscito che non ha bisogno di spiegazioni. Chi è il proprietario? La famiglia Agnelli, rappresentata nella circostanza da Andrea Agnelli. Anche qui poco da dire.
Un giorno il proprietario della Juventus si sveglia e decide di licenziare Del Piero. E’ nelle sue facoltà e le lacrime dei tifosi sono irrilevanti. Ha le sue ragioni (giuste o sbagliate che siano), ha il potere di farlo e lo fa senza chiedere permesso a nessuno, perché è il proprietario e basta, non si discute.
Ai tifosi non può che stare bene, è sempre stato così, in fondo il calcio è un business, e una squadra è di fatto una azienda.
Ma è giusto che questo valga per i partiti? Possono i partiti essere trattati come un esercizio commerciale con marchio e diritti in mano a una persona?
Ognuno si può fare l’idea che vuole, se sia giusto o sbagliato, se gli sta bene o meno, resta il fatto che gli elettori ed i simpatizzanti del Movimento 5 Stelle si sbagliano se pensano che “uno vale uno” nel Movimento, perché il Movimento ha un proprietario, un “padrone” come si sarebbe detto in gergo politico-sindacale tanti anni fa, ed è giusto che si sappia.
Da ieri questa cosa è di dominio pubblico ed è certificata.
Sia chiaro che anche altri partiti, e lo descriveremo in uno dei prossimi articoli, hanno lo stesso identico assetto. Tra questi partiti ci sono per esempio il Popolo Delle Libertà (di Silvio Berlusconi) e l’Italia Dei Valori (di Antonio Di Pietro). Ma in questi 2 casi nessuno dei militanti o elettori vive la partecipazione alle attività del partito dicendo che i proprietari non sono i leader ma solo dei “megafoni del movimento” come il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle a Genova ha definito Grillo, ma come pensano un po’ tutti i sostenitori di Grillo. Peccato che non sia propriamente così, ne sa qualcosa Giovanni Favia consigliere regionale in Emilia-Romagna.
Altri simboli di altri partiti appartengono al partito stesso, quindi appartengono davvero ai dirigenti, ai militanti e agli elettori del partito e non sono soggetti al volere di una singola persona con diritto di “ultima parola” su qualunque cosa legata al partito e al movimento stesso.
Grillo tra l’altro lo ha anche detto a chiare lettere che il M5S non è un partito, ma un movimento. Un movimento che nelle regole di distribuzione dell’uso del marchio e del simbolo (che le nostre analisi hanno dimostrato essere davvero molto importante, visto che quasi tutti i candidati di loro portano pochissimi voti e sono eletti grazie alla forza della lista) come struttura commerciale potrebbe essere definito un “franchising” con usufrutto revocabile in qualsiasi momento.
Noi non diamo giudizi se questo sia giusto o sbagliato, ci limitiamo a riportare la notizia dell’ufficialità della registrazione del marchio del Movimento 5 Stelle. Ognuno ne trarrà le proprie conclusioni sulla base di quelle che sono le leggi a tutela dei marchi commerciali in Italia.
Girando per il sito del ministero abbiamo notato un altro marchio legato al nome di Grillo Giuseppe di Sant’Ilario-Genova (che a meno di improbabili omonimie dovrebbe essere proprio lui) presentato nel 2003, ben prima della nascita del M5S:
Pare che abbia cercato di registrare il marchio “DIO” ma la domanda è stata respinta.