Il 72% degli abitanti di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Provincia di Trento promuove lo smart working, la possibilità che il lavoratore possa svolgere il proprio impiego a casa senza vincoli d’orario e un’organizzazione per obiettivi. A sostenerlo sono i sondaggi politici Demos per l’Osservatorio sul Nord Est del Gazzettino. Questa modalità di lavoro è stata adottata da molte aziende, complice le restrizioni imposte dal governo per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Dai dati rilevati emerge che l’8% degli intervistati non sappia cosa sia lo smart working, il 15% non ha un’opinione sul tema e il 5% lo boccia senz’appello. Tra le ragioni dei sostenitori ci sono la possibilità di organizzare meglio le esigenze familiari (43%), risparmiare i costi di trasporto e quelli del pranzo fuori (26%) e responsabilizzare il lavoratore ai risultati. Altri aspetti positivi enunciati dagli intervistati favorevoli allo smartworking sono l’avere maggior tempo libero (6%) e il fatto di non dover incontrare i propri colleghi di lavoro.
Sondaggi politici Demos: chi non apprezza il lavoro agile
E quali sono le ragioni di chi non apprezza lo smart working? Il 37% mette al primo posto l’impossibilità di confrontarsi con i colleghi di lavoro, il 24% denuncia la mancanza di controllo di quanto fatto effettivamente dal lavoratore, il 19% mette dentro l’aumento dei costi delle bollette a casa e il 9% le esigenze familiari che diventano troppo invadenti, rischiando di inficiare il lavoro svolto. C’è anche un 2% che ammette che con questa modalità si lavora di più.
Ma se lo smart working, finita l’emergenza, diventasse una costante nel mondo del lavoro, quanti giorni dovrebbe durare? Per il 34% tutta la settimana o quasi mentre per una percentuale uguale solo uno o due giorni alla settimana. C’è però un 32% di tradizionalisti che ammette di preferire andare in azienda anziché lavorare da casa.
Sondaggi politici Demos: i dati sullo smart working in Italia
Secondo i dati Eurostat rilevati prima del lockdown, l’Italia si collocava in fondo alla classifica dei Paesi che più utilizzano questa modalità di lavoro. Due mesi fa il nostro Paese occupava la 22esima posizione con appena il 3,6% dei lavoratori dipendenti (autonomi esclusi) che praticava questo tipo il lavoro agile. Che però appare in crescita, anche senza l’aiuto, inatteso, del lockdown. Secondo le stime dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, i lavoratori che “godono di flessibilità e autonomia nella scelta dell’orario e del luogo di lavoro” grazie agli strumenti digitali sono stati nel 2019 570 mila. Il 20% in più rispetto al 2018.
Sondaggi politici Demos: nota metodologica
L’Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto tra il 11 e il 13 marzo 2020 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI, CAMI, CAWI da Demetra. Il campione, di 1003 persone (rifiuti/sostituzioni: 5682), è statisticamente rappresentativo della popolazione con 18 anni e più residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per provincia (distinguendo tra comuni capoluogo e non), sesso e fasce d’età (margine massimo di errore 3.09% con CAWI) ed è stato ponderato, oltre che per le variabili di campionamento, in base al titolo di studio.
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it