Non esiste fase 2 che ci soddisfi, né ora né mai
Proviamo a cambiare la prospettiva e a guardare in un lasso di tempo più ampio.
Ci si potrebbe fare il bagno nell’inchiostro digitale speso da giornalisti, opinionisti, vip e tizi qualsiasi sui social riguardo alla delusione sulla fase 2, che poi sarebbe la fase 1.2 nel linguaggio di Internet. È un misto di rabbia, delusione e hobby nazionale, quello stare stravaccati sul divano a giudicare e criticare chi sta lavorando. Ma se anche la Presidenza del Consiglio avesse sbloccato qualcosa di più, l’avremmo presa male lo stesso.
Perché per noi cittadini bombardati da opinioni, previsioni e fatti incontrovertibili (poi smentiti l’ora dopo) le fasi possono essere solo due: tutti dentro o tutti fuori. Siamo pur sempre una folla, e la folla non concepisce le sfumature. Potremmo al massimo tollerare che qualche categoria antipatica venisse penalizzata un po’ di più. Ma per noi la fase 2 significa “è tutto come prima”.
Solo che il “come prima” è andato.
Sta assieme alla nostra ex dei 18 anni, allo zaino Invicta, agli astucci della Scout e ai giochi Tiger. Ne parleremo così, tra qualche anno, della normalità che stiamo aspettando. Certo che ci riprenderemo la nostra libertà; prima è, meglio è. Certo che torneremo a passeggiare, comprare, bere caffè nei bar. Ma sarà diverso. Ci saranno più tazzine di plastica, code e transenne diventeranno normali.
Dire all’amico “c’è tanta gente” avrà un significato diverso, remotamente minaccioso. Anche quelli che non vedono l’ora di sporgere l’italico petto e dire “me ne frego, non ho paura” pian piano si adatteranno, come quelli che non volevano avere il cellulare – o farsi Facebook. Spero non sia necessaria una seconda impennata dei contagi, per capirlo.
La vita tornerà, e forse sarà anche meglio.
Niente fa paura come il cambiamento, specie al nostro popolo. La sola frase ci fa prudere le mani, eppure le nostre condizioni di vita durante la Storia sono migliorate, peggiorate, migliorate ancora, in un’altalena che aveva come unica costante il brontolare del popolo e il crescendo. Oggi – tranne percentuali microscopiche – gli italiani hanno elettricità, telefono, acqua corrente, sistema fognario e smaltimento rifiuti. Ottant’anni fa no.
Oggi è impensabile si possa fumare in un locale, nei treni o in aereo. Quando sono uscite quelle leggi ci siamo incazzati come api, poi ci siamo abituati. Adesso anche i fumatori non sopportano gli ambienti che sanno di fumo. Sarà lo stesso con le distanze di sicurezza o i preservativi o i fax: una volta era impensabile non averlo, poi la email era destinata a essere una moda passeggera, adesso se ti chiedono un fax vorresti strozzarli.
Non sempre la tecnica della rana nella pentola è un male.