Facciamo un gioco: ipotizziamo una disobbedienza civile

Un gioco che da piccoli ci faceva molto ridere: il gioco di ruolo nel mondo reale.

Facciamo un gioco: ipotizziamo una disobbedienza civile

Hai deciso che sei stanco degli arresti domiciliari, dell’isolamento, e hai il terrore si stia attuando un regime repressivo. Quindi ti metti un paio di pantaloni, le scarpe ed esci. Mettiamo tu voglia proprio strafare e nemmeno porti la mascherina. Dove vai di bello? A fare cosa? Potresti fare una passeggiata, ma incontreresti solo gente che fa la spesa e pattuglie di vigili. Non ci sono bar né negozi aperti. Allora prendi la macchina e te ne vai in un’altra città, ma è la stessa cosa.

Potresti andare a trovare i tuoi parenti, la tua fidanzata o i tuoi amici, ma loro non vogliono uscire. Ci puoi solo stare in casa, perché i ristoranti sono chiusi. Ma facciamo che uno o due accettino di uscire con te: siete appena diventato un assembramento, e per andare dove? Le gelaterie sono chiuse. I parchi sono presidiati. I negozi hanno le serrande abbassate. Al massimo puoi andare a fare la spesa. Ma magari sei un commerciante, invece di un impiegato, e decidi di aprire il tuo negozio.

Peccato che nessuno entra. Consumi elettricità per stare al banco a guardare la porta d’ingresso senza vedere nessuno o quasi entrare. Un cliente, forse due, forse quattro, poi arrivano i vigili che ti fanno la multa e t’impongono la chiusura. Tu rifiuti. Allora arrivano i poliziotti, ma tu rifiuti anche la loro autorità. Se non alzi le mani si limitano a portarti in questura, mentre le multe che devi pagare aumentano. “Tanto non le pago”, dici. Ti arrivano le notifiche con le penali.

Non paghi nemmeno quelle.

Ti arriva una busta verde menta con scritto “conclusione delle indagini preliminari”. La ignori e scopri che tutti i tuoi conti correnti sono pignorati per risarcire lo Stato. “Tanto non ho niente dentro”. Nessun problema: ci sono le proprietà immobiliari e la macchina. Se non ci sono nemmeno quelli, qualsiasi somma tu incassi in futuro verrà decurtata di un quinto finché non saldi. E questo non rimane solo tra te e lo Stato: finisce in un sacco di database di cui ignori l’esistenza ma che servono agli addetti del settore che devono decidere se prenderti come cliente in banca, o se concederti un prestito, se farti pagare a rate o meno, addirittura se affittarti una casa o no.

E tutto questo per guardare saracinesche abbassate e autobus vuoti.

Ma siccome nella testa di chi ha fantasie insurrezionaliste – indipendentisti docet – c’è la costante delle grandi masse, di essere milioni, ipotizziamo il migliore scenario possibile: tutta Italia scende in strada e ricomincia a vivere come niente fosse tra abbracci e baci, niente più destra e sinistra, niente più immigrati pro e contro, niente più femministe né neofasciste. Zero. Una grande nazione allegra e felice che tenendosi per mano balla e canta compatta in barba al governo kattivo, quello che ha eletto l’anno scorso. È ridicolo? Sì, ma andiamo avanti. Cosa fa il governo, mentre migliaia di persone ricominciano a infettarsi?

Costringe la gente a rientrare in casa con le armi, speri.
Perché nel cuore di ogni insurrezionalista c’è solo una gran frustrazione che si placa col sangue altrui.

Invece non farebbe niente, gli basterebbe aspettare due, forse tre settimane, quando il numero di contagiati all’improvviso schizza alle stelle, gli ospedali vengono di nuovo presi d’assalto e ricomincia tutto daccapo mentre l’economia frana ancora di più, aiuti e sanità hanno sempre meno mezzi e risorse, e tu godi felice nel vedere il paese ridursi a uno schema di Bioshock ma realizzi che non potrai godertelo, perché non ti senti tanto bene e gli ospedali, ormai, sono presidiati dall’esercito.