Fase 2 Calabria: grande scalpore ha registrato la volontà di anticipare l’apertura di bar e ristoranti da parte della governatrice Jole Santelli. Tra chi dice che è solo una mossa politica e chi la ritiene una manovra autonoma necessaria per salvare una certa economia, in Regione è caos, determinato soprattutto dallo scontro non solo tra Regioni e Governo centrale, ma anche tra la stessa Regione e i comuni calabresi.
Fase 2 Calabria: riaprono bar e ristoranti?
A partire da giovedì 30 aprile 2020 “è consentita la ripresa delle attività di bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, agriturismo con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all’aperto“. Questo è quanto previsto da una recentissima ordinanza firmata dalla governatrice della Regione Calabria, Jole Santelli. La riattivazione di questi esercizi commerciali è permessa solo a condizione che siano rispettate le misure minime anti-contagio e rispettando la normativa di settore.
La Calabria è tra le regioni meno colpite dal Covid-19, visto che conta 1.102 casi positivi totali e 86 decessi dall’inizio dell’emergenza. La governatrice Santelli ha spiegato che in queste settimane i calabresi hanno dimostrato grande senso civico, nonché rispetto delle regole e che per ripagare la loro fiducia ha voluto anticipare l’apertura di certi spazi, “anche oltre il dettato del Governo”.
Fase 2 Calabria: spostamenti consentiti
Oltre a quanto sopra esposto, legato a bar e ristoranti e agriturismi in particolare, sono consentiti anche gli spostamenti all’interno del proprio Comune o verso altri Comuni, praticare attività sportiva individuale lontano da casa, possibilità di raggiungere le imbarcazioni di proprietà per effettuare la consueta manutenzione, ripresa di attività agricole e di allevamento, allestimento di stabilimenti balneari, nonché attività di trasformazione dei prodotti industriali.
Scontro tra governo e Regione Calabria
Scontro con il governo centrale, che si prepara alla diffida contro la mossa autonoma della regione Calabria contro quanto previsto dalla fase 2 a livello nazionale. La diffida è lo step necessario che precede l’impugnativa dell’ordinanza in questione. Nella diffida si invita la Regione a modificare ed eliminare tutte le incoerenze con i Dpcm del 10 e del 26 aprile 2020. Qualora le modifiche non siano apportate, il governo avrà facoltà di impugnare l’ordinanza ricorrendo al Tar e alla Consulta.
Tensioni tra Comuni e Regione
Le tensioni, però, sono anche interne alla Regione, visto che diversi Comuni calabresi hanno replicato all’ordinanza regionale negando di fatto la riapertura delle attività di ristorazione, ricettive e turistiche. Un esempio concreto è quello di Carlopoli, in provincia di Catanzaro: qui il primo cittadino Mario Talarico ha pubblicato un avviso nel quale contesta quanto redatto dall’ordinanza regionale e informa che nel Comune si rispetterà quanto previsto dai Dpcm del 10 e del 26 aprile 2020.
Anche a Lamezia Terme il sindaco Paolo Mascaro ha preso posizione contro l’ordinanza (“Non è il momento, ora, di operare strappi laceranti rispetto alle indicazioni date dalla Comunità scientifica”, ha affermato), mentre a Trebisacce il primo cittadino Franco Mundo potrebbe impugnare il provvedimento.
Il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà ha affermato che “non si gioca sulla pelle e sulla salute dei cittadini”, mentre il primo cittadino di Corigliano Rossano (Cosenza) Flavio Stasi ha chiesto di non fare confusione ribadendo che “il ritorno alla quotidianità deve essere ponderato”. Sempre nel cosentino, il sindaco di San Giovanni in Fiore Pino Belcastro ha detto che non metterà la sua città in pericolo.
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