Contagio coronavirus, parla l’Istituto Superiore di Sanità. Nel suo consueto bollettino di fine settimana, gli esponenti dell’Iss hanno riportato grafici e analisi dei dati degli ultimi giorni, dichiarando che nel nostro Paese il fattore R0 è inferiore all’1 praticamente in tutte le regioni. Questo ha portato alla riduzione delle zone rosse e a un decremento evidente della curva del contagio. Resta tuttavia l’obbligo di agire con cautela: un errore nella flessibilità degli spostamenti o in riaperture troppo affrettate potrebbe portare l’indice del contagio superiore a 1 in breve tempo, con conseguenze terribili per il sistema sanitario e le terapie intensive, nonché per l’economia del Paese, visto un inevitabile nuovo lockdown.
Contagio coronavirus: curva epidemiologica continua a scendere, meno zone rosse
Elementi positivi sono emersi dalla conferenza stampa dell’Iss. Il presidente Silvio Brusaferro ha comunicato che “la curva dell’epidemia di Covid-19 continua sostanzialmente a decrescere nel numero di sintomatici e dei casi in tutte le Regioni”. Tale riduzione è “la conseguenza delle misure e dell’adesione dei cittadini”. Inoltre diminuiscono le zone rosse, ma tra queste si contano a oggi “74 Comuni in sette Regioni“. Inoltre, la maggioranza delle vittime di Covid-19 (superata quota 25 mila nella giornata di ieri) aveva patologie pregresse. Entrando più nel dettaglio, si è registrato “nell’84% dei casi più malattie: due o tre”.
Contagio coronavirus: il quadro delle riaperture e le conseguenze
Si è poi parlato di riaperture. Nel documento epidemiologico elaborato da Iss di concerto con la Fondazione Bruno Kessler, la logica “è riaprire il Paese cercando di capire quale variabile ha più peso nella diffusione del virus”. Si tratta di uno studio nazionale, ha spiegato Brusaferro, che però “dovrà essere modulato sui dati regionali” e che è incentrato sulla riapertura. Inoltre, “i modelli dovranno essere aggiornati periodicamente e devono tener conto delle realtà regionali”.
“Lontanissimi da immunità di gregge”
Continua a non avere senso parlare di immunità di gregge, visto che questa non si può avere quando la percentuale di popolazione colpita dal virus è inferiore alla soglia del 60%. E in Italia “siamo molto lontani da questa soglia”. L’infezione del virus dovrebbe aver riguardato tra il 3% e il 5% della popolazione, ovvero fino a 4 milioni di persone, secondo Stefano Merler della Fondazione Kessler. “Noi vediamo il 5-10% del totale, quindi. I positivi in grado di trasmettere l’infezione sono quel numero moltiplicato per 10 o per 20”.
Contagio coronavirus: se scuole riaprono, curva sale
Infine una parentesi sulla riapertura delle scuole. Una riapertura degli istituti scolastici porterebbe il tasso di contagio R0 a 1,3. Questo è quanto ha detto Merler, che ha poi affrontato stizzito la questione dei presunti errori sui calcoli delle terapie intensive che sarebbero occupate se si dovesse riaprire tutto. “Se uno si stupisce del perché vengono velocemente numeri così grandi, provi a farsi due conti: si fa una stima dei potenzialmente infettivi oggi e comincia a moltiplicarli per 2,25 ogni 6 giorni. Non c’è niente da sorprendersi se i numeri salgono vertiginosamente”.
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