Scarcerazioni dei boss mafiosi, si dimette Basentini

Pubblicato il 3 Maggio 2020 alle 15:45 Autore: Giorgia Garda

Dopo le polemiche sulle scarcerazioni dei boss mafiosi, Basentini si è dimesso dall’incarico di capo del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria.

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Scarcerazioni dei boss mafiosi, si dimette Basentini

Dopo le dure parole pronunciate da Giletti in diretta nazionale durante la trasmissione “Non è l’Arena” ed a causa delle polemiche suscitate dalle molteplici scarcerazioni dei boss mafiosi, Francesco Basentini ha deciso di dimettersi dall’incarico di capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Sono vari i nomi dei possibili successori, tra i quali spicca quello del pm palermitano Nino Di Matteo. Il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede aveva deciso di commissariare il Dap nominando Roberto Tartaglia, ed ora è arrivata la notizia ufficiale: Basentini non sarà più a capo del Dap.

Scarcerazioni dei boss mafiosi, l’indignazione di Giletti

Il 27 Aprile, durante il programma televisivo “Non è l’Arena”, Massimo Giletti ha speso delle parole incisive riguardo all’incomprensibile decisione presa dal Dap, ovvero le varie scarcerazioni di elementi di spicco della criminalità organizzata. In piena emergenza coronavirus il Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria ha fatto scarcerare più soggetti detenuti al 41 bis o comunque reclusi con lunghe pene da scontare, permettendogli di trascorrere alcuni mesi di detenzione nel proprio domicilio. Le ragioni principali sarebbero le patologie dei condannati e le condizioni carcerarie, non confacenti al loro stato di salute. Giletti ha contestato soprattutto la clamorosa scarcerazione di Pasquale Zagaria, legato al clan dei Casalesi, e dunque il mancato trasferimento di questi in una delle strutture sanitarie autorizzate ad ospitare i detenuti.

Le parole di Giletti

Io, italiano, che ho perso amici personali nella lotta contro la criminalità organizzata, ho ancora negli occhi un uomo dell’Arma dei Carabinieri morto nel tentativo di mettere una microspia ad un mafioso, in cima ad una scogliera. Per tanto tempo lo hanno fatto passare per un poveretto che aveva compiuto un gesto estremo, ma in realtà era un uomo dello Stato che stava cercando di mettere una microspia. Provo vergogna come cittadino italiano perché è inammissibile che non si sia in grado di prendere delle decisioni su boss mafiosi di questo calibro. Ciò è intollerabile“.

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