Sembra essere un vero e proprio paradosso storico quello che attualmente mostra la destra (compresa quella post-Msi) a difesa della democrazia costituzionale e la sinistra intenta a salvaguardare il lockdown e la sospensione delle libertà sancite dalla nostra Costituzione.
Le cose sono in realtà più complesse di così. Maggioranza e opposizione, destra e sinistra sono impegnate a fronteggiarsi e non si risparmiano accuse reciproche di strumentalismo. Secondo la maggioranza “contiana”, il centrodestra e Renzi cercherebbero di cavalcare il malcontento diffuso contro il lockdown per mandare Conte a casa e formare una nuova maggioranza, magari di “solidarietà nazionale”.
La critica che viene da sinistra, poi, suppone che dietro la riapertura vi siano interessi di Confindustria (e non solo degli industriali, viste le tante imprese in sofferenza, ndr) che preme per la riapertura totale delle attività, trovando nel renzismo e nel centrodestra interlocutori privilegiati.
D’altro canto, secondo il centrodestra chi rivendica la prosecuzione di un rigido lockdown non lo fa solo e semplicemente perché è interessato a tutelare la salute dei cittadini. Stante a questa visione, una crisi sanitaria avrebbe ripercussioni sulla tenuta della maggioranza e delegittimerebbe quella parte della classe dirigente che è responsabile degli ingenti tagli che la sanità pubblica ha subito nell’ultimo decennio.
In secondo luogo, per il centrodestra è palese che l’agibilità e la forza politica di un governo – anzi biopolitica potremmo dire, sulla scia di Foucault e Agamben – sia superiore quando si è in un contesto di stato d’eccezione come quello che stiamo vivendo, piuttosto che durante il normale svolgimento delle attività (compresa quella del Parlamento).
Ad ogni modo, sulla questione dei principi della nostra Costituzione è nata una nuova frattura tra destra e sinistra che sta infiammando il dibattito politico, ma a quanto pare non solo quello. Infatti, a dividersi sono anche intellettuali e giuristi che in queste settimane hanno espresso sul tema opinioni contrastanti.
Vediamo, dunque, cosa hanno detto a proposito due tra i più importanti giuristi italiani: Sabino Cassese e Gustavo Zagrebelsky.
Costituzione “violata” e dpcm illegittimi: la tesi di Cassese
Intervistato da Il Tempo il 27 aprile, Sabino Cassese, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, si è lasciato andare in un attacco fortissimo contro il governo Conte.
Secondo Cassese, in merito alla Costituzione, “i Dpcm violano la libertà e sono frutto di poteri illegittimi”, non da ultimo il Dpcm sulla fase 2. «Il Governo – ha dichiarato Cassese nel corso dell’intervista – ha agito in maniera confusa e contro alcuni principi base della Costituzione».
Non ha lasciato spazi a fraintendimenti Cassese che, senza mezzi termini, ha sbottato: «neppure la più terribile delle dittature ha limitato la libertà di andare e venire, di uscire di casa, per di più selettivamente limitata per categorie di persone o a titolo individuale indicate in atti amministrativi».
La cosa che, però, ha condotto Cassese a parlare espressamente di Costituzione violata è stato il fatto che Conte abbia bypassato il Parlamento, “aggiungendo così alla violata libertà personali e di culto un terzo grado di “responsabilità” dell’azione negli ultimi due mesi”.
Del resto, in un’altra intervista precedente a “Il Dubbio” dal titolo inequivocabile («La pandemia non è una guerra. I pieni poteri al governo sono illegittimi»), Cassese aveva già attaccato duramente l’azione del Governo durante l’emergenza che avrebbe minato la Costituzione dalle sue fondamenta: «Nell’interpretazione della Costituzione non si può giocare con le parole. Una pandemia non è una guerra. Non si può quindi ricorrere all’articolo 78. La Costituzione è chiara. La profilassi internazionale spetta esclusivamente allo Stato (art. 117, II comma, lettera q)».
A differenza di quanti imputano a Conte una volontà cesarista, Cassese ritiene più semplicemente che la violazione della Costituzione sia stata compiuta per ignoranza e cialtroneria: «Il primo decreto era fuori legge. Poi è stato corretto il tiro con il secondo decreto legge, che smentiva il primo, abrogandolo quasi interamente. Questa non è responsabilità della politica, ma di chi è incaricato degli affari giuridici e legislativi. C’è taluno che ha persino dubitato che abbiano fatto studi di giurisprudenza». «A palazzo Chigi – continua nella sua argomentazione il costituzionalista – c’è un professore di diritto: avrebbe dovuto bocciare chi gli portava alla firma un provvedimento di quel tipo. Poi si è rimediato. Ma continua la serie di norme incomprensibili, scritte male, contraddittorie, piene di rinvii ad altre norme. Non c’è fretta che spieghi questo pessimo andamento, tutto imputabile agli uffici di palazzo Chigi incaricati dell’attività normativa».
Ancor più strano, secondo Cassese, è il ruolo di secondo piano assunto dal Ministro della Salute Roberto Speranza: «Per la legge del 1978 sul Servizio sanitario nazionale, competente a emanare più della metà di quegli atti era il ministro della Salute. Abbiamo quindi assistito, da un lato, alla centralizzazione di un potere, che era del ministro, nelle mani del premier. Dall’altro a una sottrazione di un potere che sarebbe stato più autorevole se esercitato con atti presidenziali. È forse eccessivo parlare di usurpazione dei poteri, ma ci si è avvicinati». Dunque, anche in questo, si tratterebbe di lacune e disfunzioni che hanno a che fare con le singole responsabilità istituzionali; il che comporterebbe, come abbiamo evidenziato anche noi di Termometro Politico, nient’altro che a una confusione decisionale.
democrazia violata: strumentale gridare ‘al lupo al lupo’, parola di Zagrebelsky
Di parere completamente diverso da quello di Cassese è Zagrebelsky che ironizza su alcuni leader politici – Salvini e Renzi – che starebbero riscoprendo la Costituzione, dopo aver tentato in tutti i modi di infangarla. In una recente intervista a Repubblica, l’ex Presidente della Corte costituzionale, si era chiesto se chi urlasse alla “Costituzione violata” lo facesse in modo strumentale, o piuttosto a causa “dell’incomprensione della natura del problema che abbiamo di fronte”.
Contro costoro e i giuristi alla Cassese, Zagrebelsky, intervistato dal Fatto quotidiano, invita ad attenersi scrupolosamente ai testi: “abbiamo due decreti-legge, il primo convertito in legge e il secondo, a quanto mi risulta, non ancora esaminato dal Parlamento, ma in vigore. E poi 11 decreti del presidente del Consiglio, gli ormai celeberrimi dpcm. I decreti legge sono equivalenti alle leggi, che servono, secondo Costituzione, a fronteggiare i “casi straordinari di necessità e urgenza”. Credo che nessuno dubiti che si sia in uno di questi casi. Il decreto legge numero 6 di febbraio stabilisce che le autorità competenti sono “tenute ad adottare ogni misura di contenimento e gestione adeguata e proporzionata all’evolversi della situazione epidemiologica”. Successivamente indica le materie in cui tali misure possono intervenire: circolazione, trasporti, scuola, manifestazioni pubbliche, ecc. In breve: le misure attuative (i dpcm) sono autorizzate dalla legge e il governo ha fatto uso dell’autorizzazione in quanto “autorità competente”. Il governo non ha usurpato poteri che non gli fossero stati concessi dal Parlamento”.
Il costituzionalista, quindi, conclude sostenendo che non vi siano ragioni di ritenere incostituzionale l’operato del governo in quanto se è vero che “undici decreti sono tanti” è vero anche che ” l’autorizzazione data al governo prevede precisamente che l’attuazione sia, per così dire, mobile, seguendo ragionevolmente l’andamento dell’epidemia“.
È vero, dunque, secondo Zagrebelsky che assistiamo a restrizioni dei diritti costituzionali, ma queste sono pienamente giustificate dall’emergenza che stiamo vivendo e tali restrizioni sono state compiute, secondo quanto previste dalla Costituzione stessa, in base alla legge; il che equivale a dire non necessariamente dalle legge approvata dal Parlamento. “Nella sostanza, – chiosa Zagrebelsky – le misure oggetto della decretazione possono essere valutate come si vuole, ma questa è un’altra questione. L’opinione di chi sostiene che i diritti costituzionali siano stati limitati per arroganza del governo è errata“.
I “pieni poteri” assunti da Conte di cui qualcuno parla, secondo il costituzionalista, sarebbero una sciocchezza, in primo luogo perché i poteri del Premier sono tali solo in quanto attribuiti dal Parlamento; in secondo luogo, perché l’uso dei dpcm sarebbero “limitati dallo scopo: il contenimento della diffusione del virus. Fuori da questa finalità sarebbero illegittimi”. “In ogni caso, – ha aggiunto – il Parlamento dispone in qualunque momento di strumenti per aprire dibattiti e confronti, per modificare ed, eventualmente, anche per togliere al governo ogni potere e riprenderselo. Se vuole e può, lo faccia. Ma mi pare piuttosto che si preferisca litigare per mostrare di esistere e fare propaganda“.
Insomma – questo sembra essere il sunto di Zagrebelsky -, prima di parlare di attentato alla Costituzione, a meno che non si sia in malafede, occorrerebbe conoscerla.
Tra nuovi “guelfi” e “ghibellini”, lasciamo al lettore la scelta a quale gruppo appartenere.
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it