Interviste TP: fase 2, crisi e scenari futuri. L’analisi di Marco Rizzo (PC)

Termometro Politico intervista il segretario generale del Partito Comunista, Marco Rizzo. Si fa il punto della situazione su fase 2, crisi e scenari futuri

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Interviste TP: fase 2, crisi e scenari futuri. L’analisi di Marco Rizzo (PC)

Termometro Politico intervista il segretario generale del Partito Comunista, Marco Rizzo. Si spazia dalla gestione della crisi economica e sanitaria fino agli sviluppi per il modello economico e produttivo, con un occhio di riguardo al ruolo dell’UE e al cambiamento delle dinamiche geopolitiche.

Intervista a Marco Rizzo (PC). Facciamo il punto della situazione su crisi economica, fase 2 e scenari futuri

Come valuta la gestione della crisi economica da parte dell’UE?

La gestione della crisi da parte dell’UE è stata e continuerà ad essere conforme agli interessi del grande capitale monopolistico europeo. Essa è rivolta ad approfittare della crisi per indebitare, in un modo o nell’altro, i paesi facendo leva sulla concessione di crediti più o meno condizionati, che comunque dovranno essere ripagati. Come è già stato notato, l’incremento del debito pubblico esporrà i paesi a un incremento dei tassi, non solo sul nuovo debito, ma soprattutto su quello pregresso che va rinnovato. Ricordiamo che il debito pubblico italiano al momento è di oltre 2.300 miliardi e si avvia ad aumentare di altri 400. Col contemporaneo crollo del PIL, il rapporto debito/PIL si avvia a sforare il 150 percento secondo le stime del governo, ma sarà certamente molto maggiore.

Già l’agenzia Fitch ha eseguito l’abbassamento del rating italiano, che comporterà l’aumento dello spread rispetto agli altri titoli e l’innalzamento delle condizioni di rinnovo. Perché al grande capitale conviene questo indebitamento? Già da prima della crisi c’erano rumors sul fatto che si volesse portare un attacco al risparmio privato italiano, uno dei più corposi del mondo. Ciò verrebbe anche accoppiato a una “patrimoniale” di segno inverso, ossia condotta a danno dei piccoli, anche qui una delle platee più ampie del mondo: l’Italia costituisce il paese con più alti residenti proprietari della propria abitazione. Stiamo parlando non di paperoni, ma di lavoratori che si sono comprati con grandi sacrifici la propria casa e magari sono riusciti anche a comprare una seconda casa per i propri figli. Il grande capitale monopolistico è all’attacco di questi beni.

Se associamo a questo anche la distruzione del piccolo tessuto produttivo – piccolo commercio, artigianato, lavoratori autonomi – che verrà acquisito a prezzi da saldo dalle multinazionali, ci rendiamo conto che sarà il più grande banchetto della storia. Tassisti, bed and breakfast, piccole botteghe che ancora sopravvivono, ma anche i settori inferiori della distribuzione, ecc., verranno inghiottiti dalla crisi, ossia da grandi società, italiane o straniere, non importa. La ricetta dei comunisti è ben diversa:
1) concessione di risorse alle piccole aziende non a credito da ripagare, ma a fondo perduto;
2) reddito di sostegno a tutti i lavoratori che soffrono per la crisi: licenziati, cassaintegrati, lavoratori in nero, lavoratori autonomi;
3) risorse da generare non attraverso l’emissione di nuovo debito pubblico, ma attraverso l’emissione di moneta. Questa è una cosa che ci mette in immediata rotta di collisione con i Trattati europei che infatti vanno rotti;
4) Forte tassazione per le multinazionali (a partire dall’e-commerce) ed esproprio delle attività produttive strategiche con affidamento ai lavoratori. Anche questo ci mette in rotta di collisione con le regole dell’Unione Europea.

Al netto delle difficoltà burocratiche, come valuta la gestione della crisi economica da parte del governo Conte?

Il governo Conte è completamente asservito ai voleri del grande capitale monopolistico. Anche l’atteggiamento ondivago sull’intervento, sia in campo sanitario che in campo economico, è del tutto funzionale a creare il caos dal quale si uscirà coi i forti più forti e i deboli più deboli.
Le difficoltà burocratiche se le sono inventate a bella posta. Che ci voleva a distribuire contributi sulla base di quanto denunciato l’anno precedente, anziché passare dal credito da erogare da parte delle banche? Che ci voleva a dare un sostegno a chi non aveva come fare la spesa attraverso una carta di attestazione di famiglia in stato di necessità e addebito degli scontrini direttamente all’erario? Misure semplici, banali. Invece le piccole attività sono alla canna del gas e tanta gente non sa come mangiare. Chiunque capisce che c’è proprio la mala volontà di agire.

Il governo ha scelto la via della prudenza per l’avvio della fase 2, dando priorità al diritto alla salute e alla vita. Il centrodestra replica chiedendo maggior flessibilità e, in alcuni casi, sfidando apertamente l’esecutivo. Lei come si pone in questo delicato gioco di equilibri, tra libertà e diritti?

Il tema è certamente delicato e non è certo nato oggi. La classe operaia è sempre stata esposta a questo ricatto: lavoro o salute. Durante la grande stagione degli anni Settanta il movimento operaio respinse questo ricatto, dicendo che ci sono diritti inalienabili non monetizzabili, a cominciare da quello della salute e della vita. Oggi siamo tornati a cinquant’anni fa, come a Taranto dove si mettono gli operai contro le proprie stesse famiglie. Ma ciò accade solo perché lo scopo è il massimo profitto dei capitalisti.
La diatriba tra i partiti di centrodestra e centrosinistra è falsa, quando la soluzione invece è davanti agli occhi di tutti: si esproprino i profitti delle multinazionali per garantire le condizioni di sicurezza.
La stessa gestione sanitaria è stata affrontata attraverso misure farraginose, basate sulle strutture sanitarie, come lo spreco della realizzazione della megastruttura fatta alla Fiera di Milano, senza che però venissero approntati le forze mediche e paramediche indispensabili a far andare avanti qualunque reparto. E poi mancano i tamponi e i dispositivi di protezione individuale. Parlando con qualunque medico, ci si rende conto che il principale presidio sanitario è il medico di famiglia, tentacolo finale della rete della sanità pubblica. Ma è comprensibile: sulle grandi strutture c’è tanto da speculare per i privati, sugli stipendi di medici e infermieri non guadagna nessuno. Invece in questi decenni destra e falsa “sinistra” si sono affannati ad attaccare la sanità pubblica. Ora piangono lacrime di coccodrillo. Ma gli italiani se lo ricorderanno!

Fonte: Marco RIzzo

Sovranismo vero e sovranismo di cartone

Come si pongono le forze sovraniste innanzi la necessità di una risposta forte da parte dell’Unione?

Noi comunisti abbiamo un forte concetto di salvaguardia della nazione ben diverso dalle forze sovraniste. Il sovranismo che vediamo è un “sovranismo di cartone” cioè una delle opzioni della politica borghese. In economia spesso ha una connotazione protezionistica, spesso affine al liberismo.
I comunisti nascono e restano internazionalisti. L’aiuto e la fraterna collaborazione tra i lavoratori di tutti i paesi sono l’atto di nascita del movimento operaio internazionale fin dai tempi di Marx ed Engels.
Detto ciò, i cosiddetti sovranisti di casa nostra pretendono di fare gli interessi del popolo italiano, ma in realtà sgomitano per sostituirsi all’attuale esecutivo, incarnando però lo stesso modello di sistema: un’altra faccia della stessa medaglia.
Facciamo alcuni esempi, per capirci. Alcuni dei partiti che oggi fanno parte di quell’area, quando erano al governo, hanno votato tutte le leggi che ora ci strangolano, dal Fiscal Compat alla sciagurata introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione. Oggi tutti invocano, come salvatore della patria, Draghi, il più fedele interprete degli interessi finanziari europei. Durante la pessima gestione della crisi dell’ex ILVA quei sovranisti invocavano gli investitori stranieri e criticavano il governo perché li “faceva scappare” (cosa tra l’altro non vera, come abbiamo visto). I sovranisti appena escono dai propri confini nazionali litigano coi propri più stretti “amici”, come abbiamo visto con l’atteggiamento che hanno avuto non solo l’Olanda, ma anche i paesi dell’Est dell’UE. I sovranisti chiedono più soldi per le aziende, ma sempre a prestito, cioè a strozzo, non uscendo dal paradigma dei trattati europei. Infatti, passata la campagna elettorale, non dicono più che quei trattati vanno stracciati. Li abbiamo definiti “sovranisti di cartone”, perché a loro della sovranità nazionale non importa un bel nulla.
La nostra ricetta è totalmente opposta alla loro. Per noi la sovranità nazionale passa solo attraverso la sovranità popolare, col controllo della società da parte dei lavoratori, col socialismo. Non c’è sovranità del popolo sotto il capitalismo.

Clicca qui per l’intervista con l’economista ed eurodeputato della Lega, Antonio Rinaldi

Il futuro dello Stato

Le faccio una domanda che abbiamo rivolto a anche altri esponenti politici: lo Stato è di nuovo protagonista. Tra la difficile gestione della crisi sanitaria, la difficoltà nel reperire beni fondamentali e l’incremento del rischio di speculazioni di grossa portata, si torna a parlare di centralizzazione (da un lato) e nazionalizzazioni (dall’altro). Ci dica la sua.

Noi siamo per la nazionalizzazione delle grandi attività produttive strategiche, per l’esproprio delle grandi aziende che hanno portato i capitali e la sede legale all’estero per pagare meno le tasse o approfittare di condizioni di lavoro schiavistiche. Siamo perché tali attività siano centralizzate e dirette secondo criteri efficienti e moderni. Ma non esiste una soluzione economica o tecnica che non passi dalla politica. La politica per noi – ed è questa la vera differenza dei comunisti rispetto a tutte le altre forze politiche – dev’essere la direzione dei lavoratori non soltanto delle aziende, ma anche dello Stato. I lavoratori devo impadronirsi del potere politico attraverso gli strumenti più efficaci e moderni.
Facciamo ancora una volta un esempio. Alitalia. Si parla di nuovo di nazionalizzazione e noi ne siamo contenti. Ma di che natura sarà questa società? Da chi sarà diretta? I soldi pubblici saranno ancora una volta affidati a boiardi di stato che lavoreranno per interessi estranei alla società e alla collettività? O l’azienda sarà affidata a un gruppo di lavoratori espressione degli interessi di chi costituisce davvero l’azienda, cioè i suoi dipendenti? Naturalmente essi si doteranno di esperti che li consiglieranno, ma l’unica direzione politica che può assicurare il bene dell’azienda è quella dei lavoratori. Naturalmente questa azienda si troverà a agire in un mercato monopolistico con inflessibili regole di mercato. Quindi, se non si estende il controllo operaio a tutta la società e non si ribaltano le finalità della produzione – dal massimo profitto, al benessere di chi produce – l’opera non si può completare. E l’opera da compiersi si chiama socialismo. Non è utopia, è l’unica strada praticabile. L’unica che ha funzionato davvero nella storia.

Per la prima volta dal dopoguerra scoppia una crisi economica legata a un fattore esogeno (la pandemia). Sarà la crisi di questo modello economico-produttivo (come sostenuto da Zizek) o altresì si verificherà una mutazione, come supposto da Byong-Chul Han, che potrebbe intensificare i processi di controllo e sorveglianza rimanendo all’interno dello stesso paradigma produttivo?

Questo modello produttivo non entrerà in crisi da solo. Il capitalismo ha dimostrato nella sua storia di saper creare e approfittare delle crisi per ristrutturarsi, naturalmente a carico delle classi oppresse che ha significato lutti e miseria per un numero sempre maggiore di persone. Questo ce l’ha insegnato Marx, contrariamente all’erronea comprensione dei suoi scritti che di esso ci è stata tramandata dalla peggiore tradizione di quella Seconda Internazionale, che prima abbandonò la lotta di classe per il parlamentarismo e poi finì per subordinarsi alle proprie borghesie, portando i popoli europei alla Prima Guerra mondiale. Il capitalismo cadrà quando si sarà raccolta una tale forza prorompente da parte delle classi subalterne che avranno chiaro con cosa e come sostituire l’ordine costituito. E questo ce l’ha insegnato uno che la rivoluzione l’ha fatta davvero, che si chiamava Lenin.
Insieme a Marx e a Lenin ci sono stati altri grandi protagonisti delle rivoluzioni proletarie e del movimento operaio internazionale. Essi sono quelli che hanno davvero cambiato il mondo, perché sapevano far marciare le idee sulle gambe di milioni di uomini. E non le ricette più o meno insipide degli intellettuali che sono più osservatori che costruttori di movimenti sociali.
Noi comunisti ci battiamo perché la grande storia del movimento operaio riprenda il suo cammino da dove è stato interrotto, non ci abbattiamo per le momentanee sconfitte, consapevoli che è quella la prospettiva epocale della storia.

La Cina ha fatto leva su quello che definirei il capitale umanitario: ovvero, l’invio di risorse sanitarie e di un sapere clinico ai Paesi più colpiti dall’epidemia. Dall’altro lato, gli USA hanno risposto sia con la solidarietà verso Paesi strategici per l’alleanza atlantica, sia con una serie di accuse lanciate verso Pechino riguardo la natura e la diffusione del virus. La sfida tra USA e Cina per l’egemonia si è così spostata su un diverso piano narrativo. Quali saranno le conseguenze in ottica geopolitica?

Vorrei evitare di essere accomunato agli studiosi di geopolitica. Per me la politica è lotta di classe e non un gioco da tavolo. Non c’è dubbio che gli USA hanno accusato il danno di immagine che essi si sono procurati più da soli, con la sottrazione di prezioso materiale medico a danno dell’Italia.
Quanto alla disgustosa polemica di quanti non hanno mandato giù che tanti paesi, che fino a poco tempo fa venivano definiti “canaglia” o “avversari strategici”, ci hanno aiutato concretamente, ma col vero materiale con cui si combatte la guerra contro il virus: i medici e gli infermieri.
A questo proposito vorrei citare la piccola isola di Cuba, di poco più di 11 milioni di abitanti. Un’Isola che anche i nostri governi da sessant’anni sottopongono a un blocco economico illegale, immorale, antistorico, barbaro. Ebbene quest’Isola ci ha mandato nel momento di massimo bisogno più di una squadra di medici e paramedici. I migliori del mondo, non solo perché frutto di una scuola di sanità pubblica tra le migliori, ma perché già dotati di una pregressa esperienza in paesi in emergenza. Loro lo fanno sempre, da sempre e con tutti quelli che li accolgono. Gratis. Ecco, il socialismo è anche questo.
Come e se ciò contribuirà a scuotere le incancrenite certezze sull’Occidente e le diffidenze sul sistema socialista, non solo lo speriamo, ma ci impegniamo a questo scopo con tutte le nostre forze.

Fonte: marco rizzo

Dopo la fase 2

Quale sarà, per lei, il tema cardine su cui si impernierà il discorso politico nella fase della ripartenza?

L’ottimismo della volontà mi porta a rispondere che finalmente la gente aprirà gli occhi e butterà nel cestino l’insieme delle forze politiche che non da oggi stanno alimentando uno sterile balletto, ma che in buona sostanza sono indistinguibili nelle loro proposte tutte interne alla stessa logica borghese.
Il pessimismo della ragione mi porta a riflettere sui numeri. Il protagonismo scomposto della Lega non ha pagato, FdI non riesce a trovare un suo spazio, FI è praticamente scomparsa dai radar. Dall’altro lato, il M5S è sotto la linea d’ombra del PD, IV alla prova dei fatti si liquefa. Il PD se ne esce indenne, sarà più per la totale incompetenza degli altri che per la propria strategia. Conte, l’uomo per tutte le stagioni, potrebbe essere messo da parte, dopo avere svolto il suo triste compito lasciando spazio al tanto invocato Draghi, colui che farà passare in modo scientifico la ricetta, di cui abbiamo parlato all’inizio, e col plauso di tutti: sovranisti, liberisti, progressisti, europeisti e antieuropeisti da operetta. Noi lavoriamo per costituire la reale alternativa a tutto questo, un movimento di massa che sia l’alleanza tra tutti i lavoratori ed il ceto medio che si proletarizza, contro il capitale. Il nemico storico è sempre quello.

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