Intervistato da Floris a “Di martedì”, Joseph Stiglitz, ex vicepresidente della Banca Mondiale e tra i più rinomati economisti statunitensi, è intervenuto in un dibattito sulla crisi economica in atto, assieme ad Elsa Fornero, ospite fissa nel salotto di Floris.
Proprio qualche giorno fa, in un’intervista a Repubblica, l’economista americano aveva ripreso le parole di Rahm Emmanuel, capo staff dell’ex Presidente Obama “non bisognerebbe mai sprecare una crisi”, intendendo con ciò dire che ogni crisi economica ha qualcosa da insegnarci e ci pone di fronte all’opportunità di cambiamenti radicali. Nella fattispecie, quella attuale, secondo Stiglitz, deve indurci a riflettere sull’importanza della scienza, sul ruolo strategico del settore pubblico, sulla necessità di azioni collettive, sulle conseguenze disastrose delle disuguaglianze e della negazione dell’accesso all’assistenza sanitaria come diritto umano fondamentale. In buona sostanza, su tutti “i pericoli di un’economia di mercato dalla vista corta, incapace di resilienza”. Temi, questi, rilanciati a Di Martedì in presenza di Elsa Fornero e di Carlo Cottarelli. “Credo che usciremo dalla crisi con una maggiore consapevolezza del necessario equilibrio tra Stato e mercato – ha esordito Stiglitz. Altrimenti, ha proseguito l’economista, “il rischio è che le disuguaglianze cresceranno ancora: questo virus non è democratico, non colpisce tutti allo stesso modo, ma più i poveri”.
Crisi economica: il botta e risposta tra Stiglitz e la Fornero
“Ha ragione Stiglitz nel dire che in questo momento le persone guardano allo Stato” – gli fa eco la Fornero – “servono trasferimenti pubblici, perché anche le imprese non fanno profitti, tranne quelle del web (le grandi piattaforme come Amazon o Facebook, Ndr) che bisognerebbe tassare più seriamente di quanto non si sia fatto in passato. In ogni caso, c’è bisogno di politiche che redistribuiscano a favore delle classi che hanno pagato di più sia in termini sanitari che economici”.
Fin qui, i due economisti che in passato hanno ricoperto ruoli dirigenziali d‘élite (la Fornero la ricordiamo ancora quando, da ministra del lavoro, fu fautrice della legge che porta il suo nome; Stiglitz per essere stato nello staff di Bill Clinton e vicepresidente della Banca Mondiale, prima di rassegnare le sue dimissioni in in rotta con il Segretario del Tesoro Lawrence Summers si sono trovati concordi nel riconoscere il ruolo necessario degli interventi pubblici in questa fase di crisi economica.
L’armonia si rompe, però, non appena si comincia a parlare di euro-zona e Unione europea. Stiglitz che qualche anno fa diede alle stampe un’opera il cui titolo – “L’euro. Come una moneta comune minaccia il futuro dell’Europa”(Ed. It., Einaudi) – non lascia spazio a fraintendimenti, ha tuonato contro il comportamento dell’Unione europea nella gestione dell’attuale crisi economica. “L’Euro – ha sostenuto l’economista statunitense – implica il dovere tra le nazioni aderenti di aiutare chi ne ha più bisogno, e questo è sicuramente un momento di necessità. Io sono a favore ai coronabond ad esempio. Se non fa un passo avanti adesso, l’Europa è in pericolo”.
Ma alla Fornero non è andato proprio giù il fatto che Stiglitz abbia parlato esplicitamente di “mani legate” riferendosi agli Stati appartenenti all’euro-zona. “Fuori dall’Euro – ha specificato Stiglitz – si ha maggior flessibilità nei tassi di cambio, nei tassi di interesse; quindi voi avete le mani legate. Tuttavia, si presume che ci sia uno scambio: in cambio (di far parte dell’euro-zona, Ndr) si deve ricevere aiuto nelle crisi. Se non si riceve, vuol dire che una parte dello scambio non è stata rispettata”. Del resto, già nella ricordata intervista a Repubblica, Stiglitz aveva sottolineato come per fronteggiare la drammatica crisi economica sarebbe necessaria “più cooperazione globale”, anche se, aveva poi aggiunto, “questa emergenza ha mostrato che, a dispetto della globalizzazione, lo stato nazione è ancora la fondamentale unità di azione politica”. Parole che qui da noi sarebbero subito tacciate come “sovraniste”.
A quel punto, è intervenuta Elsa Fornero che ha marcato le distanze dalle tesi dell’economista americano che saranno suonate alle sue orecchie decisamente euro-scettiche. “Apprezzo molto il Prof. Stiglitz, – ha sottolineato la Fornero – ma non condivido affatto la sua opinione sull’euro. L’euro è imperfetto ed è anche vero che ha rappresento per molti versi una camicia di forza, ma io sono assolutamente convinta che, senza l’euro, in particolare noi italiani, avremmo pagato di fronte alle crisi un prezzo notevolmente superiore”.
La Professoressa ha poi insistito sulla necessità da parte dell’Italia di continuare a “interloquire in Europa, di modo che si facciano dei passi avanti, come ad esempio la sospensione del Patto di stabilità che ci permette di spendere oggi ciò che ieri non potevamo spendere”.
Cottarelli sulla sentenza della Corte tedesca: “segnale preoccupante”
Anche lui ospite fisso da Floris, Carlo Cottarelli è intervenuto nel dibattito sugli interventi necessari per affrontare la crisi economica.
L’economista, a proposito della recente sentenza della corte costituzionale tedesca, ha chiarito la sua posizione. “Poteva andare peggio – ha esordito Cottarelli -, la Corte costituzionale tedesca ha detto che il programma alla base del quantitative easing non è incoerente” con l’architettura dei trattati europei, “ma che va rispettato semplicemente il criterio di proporzionalità”, ovvero “gli interventi devono essere proporzionali allo scopo che si cerca di raggiungere”. Ha poi spiegato per inciso: “quello che si chiede alla BCE è perché questi interventi così massicci – non quelli di questo momento, ma quelli passati (il quantitiative easing di Draghi del 2015, Ndr) – sono necessari per raggiungere fini di politica monetaria”.
Diversamente dai toni trionfalistici con cui alcuni giornali avevano accolto la sentenza della Corte costituzionale tedesca (e su cui oggi gli stessi sembrano far marcia indietro), Cottarelli ha dato una lettura della sentenza, simile alla nostra: quanto dichiarato dalla Corte costituzionale tedesca “potrebbe indurre la BCE a non aumentare ulteriormente gli interventi quest’anno”. Si tratta, secondo Cottarelli, di un segnale “preoccupante”, anche se – ha aggiunto – “per ora i mercati stanno reagendo abbastanza bene”. Almeno fino a ieri, giacché oggi i mercati dell’euro-zona hanno chiuso al ribasso (con Piazza Affari che ha chiuso a -1,3% e lo spread sopra i 250), reagendo alle preoccupanti previsioni della Commissione che stima per quest’anno un forte calo del Pil, a causa della crisi economica pandemica.
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