Associazioni di ristoratori e albergatori sono in piena negazione

Pubblicato il 6 Maggio 2020 alle 17:23
Aggiornato il: 13 Maggio 2020 alle 12:49
Autore: Nicolò Zuliani

Giusto per riassumere quello che sto sentendo dire in giro.

Associazioni di ristoratori e albergatori sono in piena negazione

È tutto un fiorire di proposte per portare la gente al mare. Abbiamo visto le gabbie di plexiglass – ovviamente pensate da architetti – poi gli igloo stile colonia spaziale, poi una sorta di gabbia a forma di elica, per non parlare delle fondamentali barriere tra avventori nei ristoranti. Si parla di distributori di Amuchina e di guanti di lattice tra gli ombrelloni, a cui si affianca l’immancabile aumento di prezzo.

È buffo come questa tragedia abbia costretto i ristoratori a tornare a più miti consigli, dato che ormai il numero di coperti/ombrelloni/posti in piedi per metro quadro aveva ormai raggiunto la distribuzione del pane a Mogadiscio. Alcuni ristoranti avevano addirittura inventato “la tavolata sociale”, cioè un unico tavolo dove se alzavi un gomito centravi il mento della coppia di fianco. Per qualche tempo aveva anche funzionato, a Milano. Ora quelle che vengono chiamate distanze di sicurezza sono quelle che negli anni ’80 venivano chiamate “minimo spazio vitale” per un cliente.

Ma gli italiani sono due mesi che non guadagnano un centesimo e hanno intaccato i risparmi.

Capisco la società capitalista imponga di fare mutui per mobili, vacanze, regali. Tuttavia, l’idea che quest’estate i cittadini si scapicolleranno su un litorale (leggasi ospedale da campo fronte mare) è pura negazione della realtà. Le persone hanno una gran voglia di uscire e soprattutto di non pensare alla morte, all’ansia e ai casini che avevano in casa. Obbligarli a stare in costume, mascherina e guanti di lattice vicino a un distributore di Amuchina non credo funzioni. Poi c’è il problema dei soldi.

I ricchi non avranno problemi.

Hanno la loro barca o la noleggeranno, o andranno in alberghi dotati di piscina. Berranno e mangeranno nei ristoranti interni o nelle hall proprio come nel 1900 dove nessuno si sognerà di disturbarli. Del resto oggi il vero status symbol è lo spazio vitale, e nessuno con un RAL superiore ai 100k ha voglia di annusare l’ascella del vicino o di sguazzare nelle deiezioni altrui.

“Ma anche la spiaggia libera ha il suo perché”

Chi si farà veramente male saranno i poveri, tanto per cambiare.

Non tanto chi ha già messo in conto che non andrà in ferie e/o lavorerà. Chi verrà massacrato saranno quei coraggiosi che oseranno uscire di casa. Invaderanno le spiagge libere che diverranno stracolme nella prima settimana grazie al passaparola: qui si può stare. A quel punto, quando le reti saranno piene, accorreranno i vigili come orche affamate e faranno una carneficina di multe da 400 euro a persona.

Per poi promettere di ridarglieli sotto forma di aiuti economici.

A quel punto gli italiani capiranno di avere terminato il budget estivo e chi può starà su balconi, terrazze e tetti; gli altri in vasca da bagno. Tutti, indifferentemente, riverseranno odio sui social verso chiunque. Ristoratori e albergatori di medio e basso livello piangeranno miseria vera, alcuni chiudendo, altri reinventandosi, altri cambiando lavoro. Nel mentre, federalberghi e associazioni varie continueranno a farneticare che gli italiani vogliono spendere, che il governo regalerà soldi come fossero preservativi alla Muccassassina e che comunque andrà meglio la stagione invernale.

E tutto questo senza ipotizzare una seconda ondata di contagi.

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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