Scenari nefasti per il Pil dell’euro-zona e segnali che fanno pensare tutt’altro che a una ripresa entro il 2020: queste le previsioni della Commissione europea che il 6 maggio ha diffuso un documento rivolgendo un appello agli Stati membri affinché si adoperino attraverso una risposta concertata a livello comunitario per contrastare la pesante recessione in atto.
Secondo Bruxelles, inoltre, la crisi economica potrebbe comportare «distorsioni gravi» del mercato unico, nonché ripercussioni sul piano politico, in quanto sarebbe foriera di «radicate divergenze economiche, finanziarie e sociali tra i Paesi della zona euro».
Nello specifico, la Commissione prevede una caduta del Pil dell’unione monetaria del 7,7% nel 2020 e un rimbalzo del 6,3% nel 2021. In ogni caso, Bruxelles non si attende che l’Unione europea possa recuperare entro la fine del 2021 la perdita subita in questi mesi.
Pil euro-zona: Italia al -9,5, il peggior dato dopo la Grecia
Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha specificato che «mentre la ricaduta immediata sarà molto più grave per l’economia globale rispetto alla crisi finanziaria, la profondità dell’impatto dipenderà dall’evoluzione della pandemia, dalla nostra capacità di riavviare in modo sicuro l’attività economica e di rimbalzare in seguito». Parole, queste, rilanciate dal commissario agli affari economici Paolo Gentiloni: «Sia la profondità della recessione che la forza della ripresa saranno irregolari».
C’è da dire che non tutti gli Stati hanno dovuto affrontare la crisi pandemica allo stesso modo, ovvero con la stessa intensità. Accanto ai Paesi del Nord Europa, infatti, che sono stati investiti relativamente dalla diffusione della pandemia, vi sono Paesi quali l’Italia, la Spagna e la Francia, la cui emergenza sanitaria ha imposto un lockdown delle attività economiche molto rigido, con effetti nefasti per il Pil delle rispettive nazioni.
Tuttavia, è pur vero, come più spesso ribadito da Conte e Gualtieri, che lo shock potrebbe essere simmetrico, nella misura in cui la crisi affrontata dai Paesi come l’Italia non può non avere ricadute su tutta l’euro-zona.
A subire le conseguenze peggiori per quanto riguarda il crollo del Pil, ancora una volta purtroppo, sarà la Grecia (che prevede una decrescita del Pil pari a -9,7%), seguita subito dopo dall‘Italia, il cui Pil, secondo le stime della Commissione, si attesterà per il 2020 a -9,5%).
Italia: buona la ripresa, ma la Commissione resta cauta
La buona notizia, secondo le stime, è che la ripresa attesa nel 2021 potrebbe riguardare proprio l’Italia che, dopo Grecia (Pil atteso di +7,9%), Francia (+7,4%) e Spagna (+7%), beneficerebbe di un rimbalzo del Pil del 6,5%. Si stima, inoltre, che il Pil tedesco possa calare del 6,5% (quindi un valore nettamente inferiore a quello italiano), per poi rimbalzare al 5,9%. Nell’euro-zona, ricordiamo, si stima complessivamente un calo del 7,7% del Pil nel 2020 e una ripresa del 6,3% per l’anno prossimo (il Pil italiano, dunque, sarebbe superiore, seppur di poco, alla media).
Attenzione, però: riguardo l’Italia, la Commissione europea invita a considerare le stime con cautela, perché «i rischi per la crescita sono al ribasso», in quanto «l’elevato e crescente debito pubblico» così come «un possibile aumento dei crediti in sofferenza potrebbero avere un impatto negativo sulle condizioni di finanziamento».
Inoltre, il rischio per l’Italia consisterebbe nel chiudere l’anno con un saldo primario negativo per quanto concerne i conti pubblici: un evento, questo, che ha un solo precedente nella storia dell’Unione monetaria.
Secondo la Commissione, la recessione potrebbe comportare un «netto calo dell’inflazione» e un forte aumento del deficit e del debito pubblico che avrà come effetto per l’Italia la crescita del disavanzo all’11,1% del Pil quest’anno (per poi scendere nel 2021 al 5,6% del Pil). Ciò significa che il debito potrebbe sfiorare il 159% del Pil nel 2020 (rispetto al 134,8% dell’anno scorso). Limitato il calo del debito previsto per il prossimo anno (secondo la stima al 153,6% del Pil).
Negoziato europeo, Gentiloni: “azione europea sia decisa e congiunta”
Secondo l’ex premier italiano e attuale Commissario europeo per l’economia Paolo Gentiloni, la divergenza tra i Paesi nell’euro-zona «può essere mitigata da una azione europea che sia decisa e congiunta».
Intanto, i “Ventisette” si riuniranno ancora il prossimo 8 Maggio per continuare il negoziato iniziato con i vertici dell’Eurogruppo e del Consiglio europeo del mese scorso.
Sul tavolo vi è un fondo per la ripresa nel quadro del bilancio comunitario 2021-2027: il celeberrimo “Recovery fund” di cui abbiamo parlato a lungo, ma non sono escluse ulteriori chiarimenti sull’uso del Mes, il fondo salva-Stati europeo.
A gravare sull’incertezza del negoziato si aggiunge la sentenza della Corte costituzionale tedesca sul programma del Quantitative easing della BCE che potrebbe indurre la Banca Centrale a ridimensionare il programma PEPP di acquisto dei titoli di Stato per contrastare la crisi economica pandemica e il crollo del Pil europeo. Fattore, questo, che potrebbe comportare una risoluzione delle trattative europee a favore dell’uso del Mes e quindi l’inesorabile attivazione da parte dell’Italia.
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