A ricordarlo molti studiosi negli ultimi tempi a seguito degli accesi dibattiti, avvenuti anche tra “profani” e principalmente sui social, che la sua sperimentazione contro il Covid ha scatenato: il plasma dei guariti dalla patologia trasmessa dal Sars Cov 2 non è un elemento “miracoloso” ma resta comunque una delle strade da percorrere per tentare di salvare delle vite.
Plasma: un’arma in più
In queste ore è stata l’AdnKronos a mettere insieme le voci di molti e autorevoli scienziati a proposito della potenziale efficacia del plasma nella cura dei pazienti che hanno contratto il Covid. Per esempio, l’epidemiologo – tradizionalmente prudente – come Pierluigi Lopalco, il nome sarà ormai noto a moltissimi italiani anche non proprio “esperti” in materia, pur sottolineando come al momento non sembra essere “la soluzione al problema”, anche per il solo fatto che in caso contrario “il problema sarebbe già risolto”, almeno nelle fasi iniziali della sua sperimentazione contro il Covid, il plasma sta dando risultati “abbastanza buoni”, dunque, è da considerare sicuramente “un’arma in più”, soprattutto, “per curare i casi più seri”.
Risultati da approfondire
Certo, altri studiosi si sono concentrati sulle criticità ma, come ben sa chiunque abbia avuto a che fare con dei medici, uno dei tratti più noti della categoria è quella dell’estrema prudenza al momento di doversi sbilanciare, anche solo leggermente, sul futuro. Ecco allora che Giuseppe Ippolito, direttore del reparto di malattie infettive dello Spallanzani, avverte che l’efficacia del sangue dei convalescenti nella cura di molte malattie ha mostrato “risultati alterni” (per esempio, con Ebola); insomma, anche se ogni “tentativo è apprezzabile” per domare il Covid è bene che siano approfonditi gli studi. La ricerca deve continuare con “rigore”, ricorda anche Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, ma anche “massimo interesse sull’uso del plasma dei guariti”.
Polemiche quasi incomprensibili
Insomma, ascoltando queste voci risulta quasi incomprensibile la “condanna” pronunciata da molti commentatori o semplici cittadini: è probabile che i toni si siano riscaldati andando ben oltre i fatti di stretta rilevanza scientifica. Infatti, molti studiosi si sono decisamente stupiti se non proprio risentiti di fronte alle polemiche: utilizzare il plasma contro il Covid non è un’idea “campata in aria”, forse è meglio ribadirlo, si tratta solo del perfezionamento di uno strumento già utilizzato in molti altri contesti terapeutici.
Tra l’altro, bisogna considerare che l’uso del plasma è stato proposto anche dai medici cinesi, che per primi hanno dovuto fronteggiare l’emergenza coronavirus, con risultati incoraggianti e che sono ben noti a tutta la comunità scientifica. Certo, si tratta pur sempre di prove effettuate in un momento di emergenza, in pratica non c’è stato il tempo di validare un protocollo che risponda a tutti i quesiti in merito, d’altra parte, ben pochi aspetti delle terapie anti-Covid sono completamente confermati se si guarda alle (lunghe ed elaborate) procedure previste dalla medicina.
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