Un reddito minimo europeo: l’appello dei ministri Catalfo, Iglesias, Godinho
Dopo la proposta di estensione del reddito di cittadinanza avanzata nei mesi scorsi da Pasquale Tridico e di un reddito di base universale, proposta in diverso modo da Beppe Grillo e dal Basic Income network, ora arriva la proposta di un “reddito minimo europeo”.
A presentarla sono tre ministri dei Paesi del Sud Europa, cioè la nostra ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Nunzia Catalfo, il secondo vicepresidente spagnolo per i Diritti e l’agenda 2030 Pablo Iglesias Turrión e la ministra del Lavoro, della Solidarietà e della Sicurezza sociale portoghese Ana Mendes Godinho.
I tre rappresentanti dei Paesi in passato tra i più colpiti dalle politiche di austerity della Troika e che oggi rischiano di pagare le pesanti conseguenze della crisi economica pandemica, hanno lanciato un appello, in Italia pubblicato dal Corriere della Sera lo scorso 8 Maggio, affinché l’Unione europea “adotti un sistema di reddito minimo”: “le nostre società – si legge nella lettera – stanno già soffrendo le conseguenze sociali ed economiche della pandemia, con milioni di persone in tutta Europa che temono la perdita del lavoro ed il deterioramento delle loro condizioni di vita. Le persone più vulnerabili sono quelle che soffriranno di più per la crisi, ed i governi devono adottare misure di solidarietà ambiziose e coraggiose per evitare il rischio indigenza ed esclusione sociale”.
Reddito minimo per fronteggiare la crisi pandemica a livello europeo
L’appello dei tre ministri è rivolto direttamente alle istituzioni europee e ai vertici dei rappresentanti degli Stati membri che, proprio venerdì 8 maggio, si sono riuniti in occasione dell’Eurogruppo dei ministri delle finanze per stabilire i dettagli sull’uso del Mes senza condizionalità per le spese sanitarie. Per il momento, la natura dell’altro fondo – il Recovery Fund -, fortemente voluto dalla Francia ed approvato nell’ultima riunione del Consiglio europeo resta un’incognita, giacché non è chiaro se si tratterà di prestiti a fondo perduto oppure con tassi di interesse e, cosa più problematica, se siano previste condizionalità, come ad esempio i memorandum che la Grecia ha dovuto accettare per uscire fuori dalla crisi del debito sovrano.
L’appello dei tre ministri, dunque, si inserisce all’interno di un contesto europeo ancora fortemente contrassegnato dall’incertezza sugli strumenti di uscita dalla crisi economica e soprattutto di sostegno per quei ceti medi impoveriti e operai che rischiano di pagare, ancora una volta, il costo della crisi. “Il persistere di povertà e disoccupazione in Europa, ed il loro prevedibile incremento a causa dell’epidemia Covid-19 – ammoniscono i promotori dell’appello – richiede soluzioni globali ed integrate, al di là di quadri di riferimento meramente nazionali. L’Unione europea deve muoversi con spirito di solidarietà ed è necessaria una risposta coordinata, per evitare una nuova crisi economica e sociale come quella vissuta dopo lo shock finanziario del 2008″. Quindi, ribadiscono: “questo è il momento per l’Unione europea di guardare al futuro e compiere passi avanti nella definizione di un Piano d’azione per la realizzazione dei principi del Pilastro europeo dei Diritti Sociali, lanciando una sorta di «scudo sociale europeo»“. Tale scudo, secondo i ministri estensori della proposta, dovrebbe servire ad “assicurare che ciascuno possa soddisfare i suoi bisogni di base”. “Per questo – scrivono, entrando nel merito della proposta per un reddito minimo europeo- è necessario un sistema comune di reddito minimo garantito che permetta di combattere la povertà e l’esclusione sociale in una prospettiva ambiziosa ed integrata.”
Welfare universale o misura contro la povertà?
Per lanciare l’appello all’adozione di un sistema congiunto di reddito minimo tra i Paesi membri dell”Ue, i tre ministri firmatari si sono ispirati a quanto stabilito nel Pilastro europeo dei Diritti Sociali del 2017. Si tratta di un documento approvato congiuntamente dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione europea, in occasione del «Summit sociale per il lavoro e la crescita giusti» tenuto a Göteborg, nel quale si fa esplicitamente riferimento al «diritto ad un adeguato reddito minimo che assicuri una vita dignitosa».
Tuttavia, per scalzare eventuali accuse di assistenzialismo, gli estensori dell’appello precisano che l’adozione di un sistema di reddito minimo tra i Paesi dell’Unione non debba intendersi come frutto di scelte riguardanti i livelli di assistenza o gli indici di povertà relativa, piuttosto come “strumento legalmente vincolante per tutti gli Stati membri che crei una cornice di riferimento per l’introduzione di un reddito minimo adeguato e diverso a seconda dei livelli e degli stili di vita di ciascun paese”. In altre parole, il reddito minimo dovrebbe intendersi come forma di Welfare e non già come misura strettamente assistenziale di contrasto alla povertà.
Pertanto, ogni Stato poi dovrebbe recepire l’istanza europea e stabilire un reddito minimo dignitoso adeguato al costo della vita del Paese. Ciò che resta da chiarire, tuttavia, è se il reddito minimo europeo sia da intendersi come misura integrativa dei salari, come legge sul salario minimo, come qualcosa di simile al reddito di cittadinanza (dunque con delle condizionalità), oppure come welfare di base e universale, sulla scia di diverse campagne d’opinione che hanno interessato sopratutto l’Italia e la Spagna durante il periodo di lockdown
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