Eurogruppo: accordo raggiunto, ecco cosa prevede
Eurogruppo: accordo raggiunto. I prestiti sarebbero disponibili per un anno a partire da giugno e durerebbero 10 anni. Scoppia la polemica nella maggioranza
Lo scorso 8 maggio, l’ultima riunione dell’Eurogruppo ha raggiunto l’accordo sull’uso del Mes, la linea di credito istituita nel Meccanismo europeo di stabilità che, sulla base dei precedenti vertici, si è decisa “senza condizionalità” limitatamente alle spese sanitarie.
Tutto è andato secondo le aspettative, dunque; a maggior ragione che appena qualche giorno prima della riunione dell’Eurogruppo, il vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis e il commissario all’economia Paolo Gentiloni avevano fatto recapitare una lettera al presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno nella quale assicuravano che per i Paesi che sceglieranno di attivare il Mes non ci sarà alcun commissariamento,
Secondo quanto stabilito dall’Eurogruppo, i prestiti del Mes (senza condizionalità per le spese sanitarie) sarebbero disponibili per un anno, estendibile fino al dicembre 2022 e avrebbero una durata di dieci anni (contrariamente a quanto aveva chiesto l’Olanda che avrebbe voluto la restituzione nell’arco di 2-3 anni).
Il tasso di interesse iniziale è molto basso: lo 0,1 per cento, mentre, trattandosi di prestiti senza condizionalità, non è previsto alcun intervento della troika (Commisione Ue, FMI, BCE) attraverso memorandum et similia, ma solo un controllo sulla destinazione delle spese dirette e indirette destinate all’emergenza sanitaria.
La querelle all’interno della maggioranza a seguito dell’incontro dell’Eurogruppo
Non fa in tempo a finire a tarda sera l’incontro dell’Eurogruppo che già scoppiano le prime polemiche. Per alcuni si tratterebbe di una vittoria per l’Italia; altri parlano, quando non di capitolazione, di una vittoria “di Pirro”.
Qualora venisse riattivato il patto di stabilità europeo nel medio periodo, è la tesi dei “No-Mes“, il bilancio italiano ne risentirebbe e allora la restituzione dei prestiti potrebbe risultare un problema. Inoltre, sempre secondo i detrattori, il fondo Salva-Stati alla base del Mes è costituito anche da 63 miliardi di euro che l’Italia ha messo a disposizione per la costituzione del fondo, per cui sembrerebbe paradossale la restituzione con tassi di interessi di prestiti costituiti dallo stesso denaro italiano.
Le tensioni si fanno esplosive all’interno della maggioranza, con il Pd teso a difendere il risultato conseguito e il M5S che dà in escandescenza.“Il Mes? – sbotta il ministro Luigi Di Maio – Come ha detto Conte, dobbiamo leggere i regolamenti. Si parla di circa 30 miliardi del Mes per l’Italia, ma noi stiamo lavorando su un accordo per il Recovery Fund (l’altro fondo su cui la partita del negoziato tra gli stati è ancora tutto da giocare, ndr) che vale tra i 1.500 e 2.000 miliardi. Quindi, se ci sarà un poderoso Recovery Fund, non ci sarà bisogno di nessun altro strumento”.
Ancora più incisivi gli altri pentastellati che descrivono il Mes come “strumento inadeguato” e che, con le parole di Tiziana Beghin, capodelegazione del M5S al Parlamento europeo “rischia di trasmettere un’immagine di debolezza del nostro Paese”. “Il futuro dell’Europa – continua Beghin – si gioca con il Recovery Fund che ha tutt’altra potenza di fuoco. Su quello concentreremo i nostri sforzi”.
La “potenza di fuoco”, metafora oramai divenuta nota negli ambienti contiani, si spegne non appena interviene il segretario del Pd Nicola Zingaretti che parla apertamente di “grande opportunità per l’Italia: 37 miliardi di euro per ospedali, assunzione di medici infermieri, personale, investimenti per nuovi farmaci e cure. Costruiamo un grande piano con le Regioni per la rinascita italiana e per migliorare la vita delle persone”.
Ricordiamo che il fatto che l’Eurogruppo abbia dato il via libera all’utilizzo del Mes per le spese sanitarie, non comporta necessariamente la sua attivazione, per la quale il Premier Conte ha più volte ribadito la sua contrarietà. Lo stesso Capo del governo sembrerebbe in una posizione mediana tra i no-Mes pronti alle barricate e il Pd che non ha alcun dubbio sull’opportunità della sua attivazione.
“Le tre misure Sure, Bei, Mes sono insufficienti, – ha ribadito Conte, a seguito dell’incontro dell’Eurogruppo -, ammontando a una frazione di quanto altre grandi economie, come quella Usa, stanno spendendo per sostenere le loro imprese e le loro famiglie. Il prestito effettivo del “Recovery Fund” sui mercati (distinto dalle risorse totali che esso mobilita) deve essere di notevole dimensione, almeno 1 trilione di euro, per portare la dotazione totale della risposta europea in linea con le necessità finanziarie complessive dell’Ue”. Il Premier, dunque, non ha alcun dubbio circa il fatto che la battaglia prioritaria sia un’altra, ovvero quella sul Recovery fund.
Recovery fund e Sure: incertezza sui negoziati
Le preoccupazioni di Conte non sono peregrine, giacché sul Recovery fund ancora non c’è alcuna fumata bianca tra i “Ventisette”. Quel che è certo è che verrà attivato il fondo che è legato al bilancio pluriennale dell’Ue, ma ancora non è stata raggiunta un’intesa nell’euro-zona sulla percentuale di prestiti e di finanziamenti a fondo perduto.
Anche in questo caso, la frattura che divide Nord e Sud Europa è la questione dei finanziamenti a fondo perduto, piuttosto che prestiti.
Per conoscere che abito potrebbe indossare il Recovery fund toccherà attendere ancora due settimane, quando la Commissione europea recepirà quanto discusso e deciso nel corso delle riunioni dell’Eurogruppo e del Consiglio europeo e darà una sua direttiva.
Stessa incertezza anche per quanto riguarda il piano “Sure” della Commissione europea, cioè il programma di sostegno alla disoccupazione. Il piano, infatti, prevede una garanzia statale di 25 miliardi di euro e alcuni Stati europeo devono ancora ratificarlo in Parlamento,
La questione dei prestiti legata alla sospensione del Patto di stabilità
Secondo quanto stabilito dall’Eurogruppo, i prestiti del Mes dovrebbero essere disponibili a partire da giugno, ma tutto dipenderà dai tempi di approvazione dell’accordo raggiunto dall’Eurogruppo nei parlamenti di Olanda e Germania, da sempre ostili all’uso di un Mes senza condizionalità e per giunta della durata che si è decisa all’incontro.
Per quanto riguarda l’Italia, il Parlamento italiano voterà sul ricorso al Mes solo nel caso di un’eventuale richiesta di attivazione da parte del governo, ma a giudicare dal dibattito che divide anche la maggioranza è ipotizzabile che nel breve periodo il governo tenderà ad escludere qualsiasi ipotesi di ricorso al Mes.
Ciononostante, nel governo non mancano prese di posizioni entusiaste, come quella del ministro delle finanze Roberto Gualtieri che, in un tweet, parla di “svolta raggiunta in Eurogruppo”, a seguito del flop della prima riunione – l’ “incubo”, come fu definita la riunione-fiume di 16 ore del 9 aprile -e dei parziali risultati raggiunti con la seconda (il pacchetto da 540 miliardi di euro tra i prestiti del Mes, il piano della Bei e lo ‘Sure’ della Commissione di sostegno alla disoccupazione).
Resta il fatto che, una volta cessata l’emergenza, il Patto di stabilità, con il portato di regole ferree su debito e deficit, compensate da margini di flessibilità, tornerà in vigore. Nel documento finale dell’Eurogruppo, infatti, è possibile leggere che a emergenza finita, “gli Stati membri dell’area dell’euro rimarranno impegnati a rafforzare i fondamenti economici e finanziari, coerentemente con i quadri di coordinamento e sorveglianza economica e fiscale dell’Ue, compresa l’eventuale flessibilità applicata dalle competenti istituzioni dell’Ue”.
La questione della flessibilità, va ricordato, è il cavallo di battaglia utilizzato dai “falchi del Nord” per ostacolare qualsiasi ipotesi di revisione del Patto, proveniente dagli Stati del sud; il che significa che, una volta tornato in auge il Patto di stabilità così com’è, tutte le rassicurazioni sull’attivazione del Mes senza condizionalità potrebbero risultare vane.
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