Il gradimento verso i premier in Italia ha quasi sempre avuto un andamento piuttosto classico. Dopo la luna di miele iniziale è sempre iniziato il declino. Il credito concesso dall’elettorato si è sempre ridotto con il tempo. A cambiare è stata solo la velocità. Con Berlusconi che durante il suo secondo governo è riuscito a rimanere popolare per più tempo, mentre Renzi ha subito prima l’impopolarità.
Conte inizialmente è sembrato ricevere maggiori favori. Durante tutto il primo governo, quello giallo-verde, è rimasto sopra il 40%, con punte oltre il 50% per il primi 4 mesi e poi nel gennaio e nel maggio del 2019. E anzi grazie al risultato leghista alle elezioni europee del 26 maggio c’è stato un effetto positivo tale da portare il gradimento verso il premier ancora più in alto, fino a raggiungere il 57,5% in luglio.
La vera rottura è stata la nascita del Conte Bis. La platea di elettorato che appoggiava questa nuova maggioranza non era più ampia come quella che supportava quella gialloverde e la fiducia verso Conte ha subito un crollo.
Al 40% nell’ottobre del 2019, al 35,1% in novembre 2019 e al 35,9% in dicembre. Sostanzialmente è sceso alle percentuali che i premier raggiungono nella loro fase “matura”, amato com’era veramente solo dai pentastellati, e stimato dagli elettori di LeU, ma non veramente dai democratici e men che meno dai renziani.
Il piccolo rimbalzo di gennaio e febbraio di quest’anno al 40,4% e al 39,1% aveva segnato una stabilizzazione su livelli dignitosi, ma a fare la differenza è stata l’emergenza coronavirus, che in Italia come all’estero ha segnato una fase di alta fiducia verso i governi al potere. Così il gradimento di Conte è velocemente risalito al 45,5% in marzo, al 49,9% in aprile e addirittura al 59% per ora in maggio.
Saranno numeri che dovranno ovviamente ora superare la difficile prova della crisi economica, che non si annuncia lieve per l’Italia e il governo.
La fiducia in Conte vede una radicalizzazione per il TP
Quello che i sondaggi del Termometro Politico hanno potuto osservare è che, se all’inizio della pandemia, visto il clima di unità nazionale contro il virus, erano meno del 40% coloro che dicevano di non avere alcuna fiducia nel premier, questa percentuale è poi salita, di circa 8 punti, fino al 47,6%, mentre diminuivano circa della stessa quantità coloro che si limitavano a dire di averne poca.
Anche tra i favorevoli a Conte c’è stata una radicalizzazione. La percentuale di chi nutriva fiducia totale è salita in maggio al 25,1%, prima di diminuire al 21,5% il 14 maggio, mentre scendeva quella di chi ne ha abbastanza.
È questo il sintomo dell’incremento dello scontro politico. Conte non è più un indipendente da tempo, appare sempre meno trasversale, e sempre più immerso nel nuovo bipolarismo italiano, che non concede popolarità bipartisan.
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