A volte capita di confrontare i vari campionati in giro per l’Europa con la nostra Serie A, ma nel corso degli ultimi, in cui c’è stata una migrazione di alcuni giocatori europei oltre oceano, è interessante anche provare a comprendere quali siano gli elementi di distinzione tra il campionato italiano e, ad esempio, quello americano.
Proviamo a pensare a Sebastian Giovinco, che ha lasciato la Juventus, in cui giocava, ma non con continuità, per poter rivestire un ruolo da protagonista in MLS, con la maglia di Toronto. L’ex fantasista bianconero, però, non è di certo l’unico che ha fatto il grande salto lasciando l’Italia e le sue abitudini per approdare nel campionato a stelle e strisce.
Una scelta di vita giocare negli Usa
Infatti, anche Antonio Nocerino, che ha vestito le maglie di Juve, Palermo e Milan, tra le altre, e pure quella della Nazionale, ha fatto lo stesso percorso, con una vera e propria scelta di vita che l’ha portato a trasferirsi ad Orlando, in Florida, con tutta la sua famiglia. In un’intervista che è stata pubblicata su L’insider, Nocerino ha voluto raccontare la sua carriera nel mondo del calcio, spaziando anche su quelle che sono le principali differenze che intercorrono tra MLS e Serie A.
Sono sempre di più anche gli appassionati di scommesse sul calcio che hanno cominciato a puntare anche sul campionato americano, incuriositi probabilmente dalla presenza di un buon manipolo di giocatori stranieri piuttosto importanti, tra cui c’era pure fino a qualche mese Zlatan Ibrahimovic. I palinsesti su cui si può scommettere online, ormai, sono sempre più ricchi e variegati e, di conseguenza, non deve stupire questa opportunità: per chi ha una buona conoscenza del calcio a stelle e strisce è senz’altro una buona occasione per puntare a delle ottime vincite.
Due modi di vivere il calcio diversi
È l’approccio al calcio che è totalmente differente tra Italia e Stati Uniti, come ben sottolinea anche Antonio Nocerino. Sono due gli aspetti su cui l’American non si può nemmeno paragonare con l’Italia: prima di tutto la costruzione di stadi di proprietà, che è notevolmente più rapida e prevede un iter burocratico molto più snello.
Non solo, visto che l’evento rappresentato dalla partita della domenica porta spesso e volentieri a fare il tutto esaurito. Il sold-out si può considerare come una sorta di regola non scritta, rispetto a quanto avviene in tanti stadi italiani, dove si fa fatica a riempire l’intera struttura spesso.
Un’altra interessante differenza fuori dal campo riguarda il mondo della comunicazione: se in Italia i calciatori sono bombardati di domande e interviste lungo tutta la settimana, negli Stati Uniti, la situazione è diversa, ma anche in virtù del fatto che il calcio non è tra gli sport preferiti e più praticati sul territorio, ben distaccato rispetto a football, baseball e pallacanestro. Sul rettangolo di gioco, invece, il modo di allenarsi è decisamente simile, visto che servono impegno e intensità, anche se in Italia la cura che viene posta nell’analisi di tutti i dettagli non ha eguali.
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it