Ora che è di nuovo possibile – con moderazione – tornare a uscire, è possibile assistere a grandi esempi di genio italico. Tra i cento tipi di mascherine esistono anche cento modi di portarle, e la nostra anarchia genetica ci permette di assistere a meraviglie. Girando per le città, pare il nostro popolo si divida in cinque macrogruppi.
L’eroe della Resistenza
Dalla destra che con italico orgoglio grida “me ne frego!” al Party-giano 2.0 che “tanto non è obbligatoria”, dall’imbecille complottista “il virus non esiste, ci controllano” al coraggioso incursore “io non ho paura”; queste vette d’intelligenza hanno finalmente trovato un punto in comune, ovvero non indossare la mascherina affatto.
Camminano lanciando occhiatacce fameliche a chi invece la indossa, ansiosi d’ingaggiar battaglia per poter urlare la propria fede politico-religiosa in faccia al nemico. Guerrieri del nostro tempo, perdono il loro maschio cipiglio solo in presenza di vigili o macchine della municipale che evitano a occhi bassi e passo svelto.
Lo scienziato controverso
Indossa la mascherina ma tiene il naso fuori perché il virus entra ed esce dalla bocca, dal naso no perché “te mica respiri la saliva degli altri”. Gli va comunque riconosciuto lo sforzo di coprirsi più di chiunque attorno a lui. A eventuali domande, risponde annoiato e la tira su di malavoglia senza aggiungere commenti. Questa tendenza va forte tra i gestori di bar e ristoranti, ma è stata avvistata anche nelle code fuori dalla posta tra i passanti più agée.
Il nuovo cache col
Il must irrinunciabile della primavera/estate 2020 Menswear è la mascherina da portare sotto il mento, così da coprire la pappagorgia della quarantena e magari la rasatura non perfetta senza rinunciare al proprio sorriso. Guizzo di colore che esalta la mascella, ideale per chi ha gli occhi chiari, si abbina splendidamente a un outfit dai toni neutri. Pronta per essere tirata su in presenza di vigili, con un occhiolino tra passanti: le regole sono per le persone banali, e noi sappiamo stare al mondo.
L’italian sprezzatura
I veri dandy post quarantena si riconoscono perché portano la mascherina senza darci importanza, anche se trovare il modo giusto ha richiesto ore di prove davanti allo specchio. Appesa a un orecchio e penzolante di lato, fa sembrare tutti appena usciti da una sala operatoria; un segno di solidarietà ai nostri eroi ma anche un modo scanzonato per portarsi addosso una precauzione senza che questa ci rovini il profilo.
Il tocco di classe, frequente nelle donne, è girare con l’avambraccio alzato tenendo tesa l’estremità penzolante con pollice e indice: lo vedremo nelle passerelle di quest’inverno? Chissà.
I giovani, il nostro futuro
Niente fa più macho, tra i giovani, che portare la mascherina al polso tra i braccialetti oppure attorno al braccio per evidenziare i bicipiti ben gonfiati, magari in gruppo mentre si fanno trazioni alle sbarre nei parchi ancora avvolti dal nastro della polizia municipale.
Alcuni l’hanno già reinventata e la portano al collo appesa alla catenina, per creare un focal point tra i pettorali. In un caso s’è vista anche usata come paragomito, un tocco di asimmetria controllata che conferisce quel tocco di trasandato capace di far impazzire le ragazze.
BONUS: IL MILIZIANO
Se avesse la tuta hazmat se la metterebbe, deambula con occhiali modello Capri 1970, guanti in lattice, mascherina FFP3 e telefonino ad alzo zero per fotografare gli elementi qui sopra e denunziarli al proprio tribunale sociale in cambio di plausi e like con cui combattere la propria disoccupazione. Alcuni arrivano a pedinare i soggetti con coraggiose dirette Facebook così da permettere ai loro sgherri di rintracciare il malcapitato e farlo linciare, o a malincuore accontentarsi di consegnarlo alla municipale.
Se dotati di terrazza hanno una dotazione telescopica tale da far invidia all’Hubble; le loro serate sono un revival della CIA negli anni ’50, quando al passaggio di “soggetto 45” segue identikit e annotazione dell’orario di passaggio. Si sospetta i migliori avranno un occhio di riguardo appena presenteranno il curriculum a Repubblica o Huffington post.