Speciale USA 2012: la deriva americana

Indignados, Tea Party, Occupy

Speciale USA 2012: la deriva americana

 

“Una mentalità apertamente partigiana è incompatibile con la mia filosofia di Governo”, così ieri notte, mentre i risultati delle primarie repubblicane arrivavano dalle varie contee dell’Indiana, il Senatore Dick Lugar, veterano della camera Alta degli Stati Uniti, commentava la vittoria del suo sfidante, sostenuto dai Tea Party, Richard Mourdouck, già tesoriere dello Stato.

[ad]Già, i Tea Party. Quel movimento di protesta popolare di destra, non così dissimile dal nostrano “movimento” di Grillo, fautore dell’abbassamento delle tasse, della riduzione degli sprechi e soprattutto della sconfitta dei da loro tanto odiati RINOs (Republicans In Name Only). “Non sono veri Repubblicani quelli che cercano sempre il compromesso e il dialogo col Partito Democratico”, “Obama è un Islamico Socialista”, “Obama non è nato in America”; questi sono solo alcuni degli slogan con cui hanno cavalcato lo scontento popolare per eleggere numerosi “True Conservatives” al Congresso durante la “wave election” del Novembre 2010.

Con un partito Repubblicano sempre più conservatore ed un partito Democratico sempre di più ancorato alle politiche “liberal” della leader italo-americana Nancy Pelosi e del Presidente Obama, non è una sorpresa se in questi anni si stia assistendo sempre più ad una scomparsa del “centro”, di quei rappresentanti moderati, fedeli ai loro principi ma pronti al compromesso “per il bene della nazione”.

Dick Lugar era forse uno dei più illustri esponenti di questo “centro moderato”. Senatore dell’Indiana dal 1975 aveva sempre vinto ogni elezione con più di 2/3 dei voti proprio grazie al suo appeal in entrambi gli schieramenti. Un repubblicano moderato che venne definito da Richard Nixon “il Sindaco d’America” grazie ai suoi trascorsi alla guida della città di Indianapolis. Un veterano della politica estera, spesso inviato dai Presidenti, repubblicani o democratici che fossero, come rappresentante nelle aree più instabili del pianeta; un paladino della lotta per lo smantellamento delle testate nucleari.

Ma tutto questo non è servito, “non sei abbastanza conservatore” gli ha detto il Tea Party che lo ha etichettato subito come uno dei primi obiettivi da abbattere, non importa a che prezzo. E ieri hanno vinto la loro battaglia, nominando Richard Mourdouck, un ultraconservatore poco avvezzo al dialogo con l’”avversa parte politica”, come loro prossimo candidato a Novembre.

E’ una deriva pericolosa quella dei due principali partiti Americani.  Solo un mese fa la senatrice repubblicana (e moderata) del Maine Olympia Snowe aveva deciso di non ricandidarsi per un ulteriore mandato citando “il clima di irragionevole estremismo che si respira a Washington D.C.” privando il centro di un’altra voce “autorevole” ed è notizia di solo un paio di settimane fa la sconfitta di Jason Altmire, un democratico dei cosiddetti “Blue Dogs” (quei democratici “conservatori” che spesso dialogano col partito Repubblicano) nelle primarie per il suo seggio alla Camera in Pennsylvania, battuto dal collega Mark Critz, con posizioni molto più di sinistra. O ancora, la decisione di non ricandidarsi del senatore democratico del “repubblicanissimo” Nebraska Ben Nelson.

A destra e a sinistra quindi stiamo assistendo ad una deriva verso l’estremismo, “liberal” o “conservative” che sia, che renderà molto difficile ottenere dei risultati tangibili negli anni a venire, soprattutto in presenza, com’è oggi, di una Camera a maggioranza repubblicano ed un Senato in mano ai democratici.

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[ad]Già, il Senato. Come non ricordarsi di quanti Repubblicani, parallelamente alla conquista della Camera, si aspettassero la vittoria di una maggioranza anche in Senato nel Novembre 2010? L’Establishment del partito e il leader della minoranza alla Camera Alta, il senatore Mitch McConnell del Kentucky, già pregustavano il “ribaltone” ma entrò in scena il Tea Party. All’urlo di “RINO, RINO” riuscirono a nominare, alle primarie interne del partito, dei candidati impresentabili ma conservatori (e pare che ai leader del movimento importasse solo questo) che vennero sconfitti da Democratici che tutti i sondaggi davano per perdenti contro candidati più moderati.

Come non ricordarsi di Christine O’Donnell, una attivista conservatrive del Delaware che sconfisse il repubblicano moderato (e deputato di lungo corso) Mike Castle nelle primarie per il Senato in Delaware. Castle era pressoché sicuro di “catturare” il seggio che fu dell’attuale Vice Presidente Joe Biden ma Christine ebbe il favore dei Tea Party e vinse la sfida per poi essere sconfitta di più di quaranta punti nella general election.  La sua proposta politica è tuttora ricordata per la frase “non sono una strega” con cui rispose alla diffusione di un video giovanile dove era apparentemente coinvolta in riti di magia nera.

E che dire di Sharron Angle.  Ex senatrice statale del Nevada cacciata dal suo stesso partito, che vinse le primarie per sfidare il leader Democratico al Senato Harry Reid. Non serve precisare come finì.

O ancora Ken Buck in Colorado, o l’aspirante senatore Miller in Alaska. Una banda di “sprovveduti”, però “veri conservatori”.

Sembrava che l’onda lunga del Tea Party fosse finita ma la sconfitta di Lugar torna a far tremare il Partito Repubblicano che, anche stavolta, teme di non riuscire a conquistare la maggioranza in Senato.

E’ finito il tempo del moderatismo, dei democratici eletti in stati conservatori e dei repubblicani eletti in stati democratici con la sola eccezione, dovesse sconfiggere la ricchissima “liberal” Elizabeth Warren, del senatore Scott Brown del Massachusetts. E’ iniziato il tempo della deriva estremista, delle divisioni insormontabile, di un congresso in mano a coloro che pur di non essere additati come RINOs o DINOs sarebbero capaci di non far nulla per un’intera legislatura, lasciando che gli Stati Uniti tornino vittima della recessione mondiale.

Un partito repubblicano sempre più di destra, un partito democratico sempre più di sinistra.

Povera America.