Conto corrente cointestato con l’ex coniuge, ecco cosa accade

Pubblicato il 21 Maggio 2020 alle 11:22 Autore: Daniele Sforza

Cosa succede quando un conto corrente è cointestato con l’ex coniuge e quali sono le conseguenze sul saldo? Ecco cosa sapere.

Conto corrente cointestato con ex coniuge
Conto corrente cointestato con l’ex coniuge, ecco cosa accade

Ci si sposa e si è felici, si apre un conto corrente cointestato, poi le cose vanno un po’ male, poi sempre peggio, il matrimonio è finito, inutile continuare, si decide per la separazione. Ma quali sono le conseguenze e gli effetti collaterali sul conto corrente cointestato? E se la separazione è una di quelle brutte e uno dei due coniugi svuota il conto? Generalmente in un conto corrente cointestato le somme presenti vanno sempre divise in parti uguali, a parte qualche eccezione.

Conto corrente cointestato a firma congiunta e disgiunta: le differenze

Prima di tutto è necessario fare una distinzione. Esistono due tipi di C/C cointestato:

  • A firma disgiunta: entrambi i coniugi hanno piena libertà di movimentazioni, quindi prelievi, bonifici e assegni e pertanto ci sono meno limitazioni e più autonomia.
  • A firma congiunta: ogni movimento o operazione va autorizzata dal cointestatario, anche se si possono inserire delle clausole, come la somma massima dell’importo per il quale è possibile operare senza necessità di autorizzazione.

Conto corrente cointestato tra coniugi: come funziona

Il conto corrente cointestato tra coniugi funziona generalmente dividendo le somme presenti nel saldo per metà, ovvero a 50 e 50, a meno non siano prestabilite condizioni diverse all’inizio del contratto.

In un conto corrente a firma congiunta è necessario che per qualsiasi operazione vi sia l’autorizzazione dell’altro cointestatario: se questi effettua un prelievo o un bonifico e l’istituto bancario lo consente senza che vi sia l’autorizzazione dell’altro, allora sarà la banca stessa a essere ritenuta responsabile.

Altro discorso riguarda il conto corrente cointestato a firma disgiunta. In questo contesto, infatti entrano due principi: da un lato quello della solidarietà, che di fatto svincola l’istituto bancario dalle responsabilità nel caso in cui uno dei due cointestatari svuoti il conto. Dall’altro quello della comunione, che stabilisce come le quote presenti sul conto siano comunque ripartite al 50% tra i coniugi cointestatari. Al tempo stesso, nel momento in cui il conto dovesse andare in rosso, la banca avrà il diritto di rivalersi su entrambi i coniugi.

Nel caso di separazione coniugale, le somme presenti sul c/c sono da ripartire al 50% tra i cointestatari abbiamo detto. Tuttavia c’è un caso in cui questo può non avvenire, ed è quello in cui uno dei due coniugi riesca a certificare che le somme presenti sul conto siano di sua esclusiva proprietà. E che la cointestazione sia avvenuta solo per ragioni di necessità e convenienza, in modo tale che un coniuge potesse agire liberamente sulle somme presenti per gestire le spese familiari, somme che però sono state depositate dall’altro coniuge, che dovrà provarlo per evitare la spartizione in caso di separazione.

Quando rivolgersi al giudice

Bisognerà invece rivolgersi al giudice nell’eventualità in cui uno dei due coniugi prelevi tutte le somme presenti sul conto a firma disgiunta, senza rispettare la quota di appartenenza all’altro coniuge, oppure si opponga alla chiusura di un conto corrente cointestato a firma congiunta.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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