“Se il peggio è alle spalle, lo dobbiamo ai cittadini che hanno modificato i loro stili di vita”: esordisce così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che oggi ha riferito in Parlamento, a seguito delle aperture annunciate a partire dal 18 maggio.
Il Premier ha lodato l’atteggiamento “responsabile” da parte degli italiani nell’affrontare l’emergenza pandemica, ribadendo la scelta “necessaria” del lockdown di marzo e aprile e illustrando la strategia alla base della fase 2. “Il rischio dei nuovi contagi è calcolato“, ha detto, ribadendo quanto già detto durante la conferenza stampa il 16 maggio scorso, ma “non ci possiamo permettere di protrarre l’efficacia delle misure limitative per un tempo indefinito”.
Parlamento: il discorso del Premier Conte sulla fase 2
Sulla base dei dati incoraggianti che mostrano un andamento positivo della curva epidemiologica, Conte ha giustificato la scelta da parte del governo di ampliare le aperture dal 18 maggio, la ribattezzata, non senza un pizzico di ironia, fase 2.2: “ritengo oggi possibile, anzi doveroso – ha esordito in Parlamento il Premier – pur in presenza di un quadro epidemiologico non completamente risolto, compiere una scelta coraggiosamente indirizzata verso un rapido ritorno alla normalità. Siamo nella condizione di attraversare la fase 2 con fiducia e responsabilità.” Il che, ha poi aggiunto il Presidente del Consiglio, non significa abbassare la guardia: “in questa fase, più che mai, – ha sottolineato – rimane fondamentale, anche quando siamo all’aperto, il rispetto delle distanze di sicurezza e, ove necessario, l’utilizzo delle mascherine. Non è ancora questo il tempo dei party, delle movide e degli assembramenti. Occorre fare attenzione perché esporre se stessi al contagio significa esporre al contagio anche i propri cari”.
Il Capo del governo ha poi rassicurato in merito ai test sierologici e all’App Immuni, affinché a fase 2 non sia affidata esclusivamente alle responsabilità individuali: “Abbiamo predisposto un accurato piano nazionale di monitoraggio”. Questa misura “permetterà di intervenire, se necessario, con misure restrittive nel caso in cui, in luoghi specifici, dovessero generarsi nuovi focolai”.
Del resto, ha evidenziato Conte, non sono solo ragioni economiche quelle che hanno spinto il governo a ripartire: “la permanenza di così severe misure limitative oltre il tempo necessario a invertire la curva del contagio sarebbe risultato irragionevole e assolutamente incompatibile con i principi della nostra Costituzione” – ha affermato, per prevenire eventuali polemiche di anticostituzionalità, come successo ripetutamente in passato. Tra l’altro, ha sottolineato il Premier, il dpcm del 17 maggio non è affatto il risultato di un’elaborazione unilaterale, ma frutto di “un’interlocuzione serrata e costante con le Regioni e gli altri enti locali”.
Oltre alla predisposizione dei test sierologici e dell‘App Immuni, Conte ha esposto quello che definisce “il terzo pilastro” di questa fase 2, quello del trattamento del trattamento dei pazienti, fondato “su un costante incremento della capacità ricettiva del nostro sistema sanitario”: “I posti letto in terapia intensiva sono pari a 7.864, con un incremento del 52% rispetto all’inizio dell’emergenza. Al contempo, i posti letto nei reparti di malattia infettiva e pneumologia sono pari a 28.299, con un incremento ancora più significativo pari al 334%”. Il decreto Rilancio ha previsto “uno stanziamento pari 3,2 miliardi di euro per la sanità”, grazie al quale, ha aggiunto, “potremo rendere stabile l’incremento di 3.500 posti letto in terapia intensiva disposto per far fronte all’emergenza, e riqualificare 4.225 posti letto di area semi-intensiva”.
Parlamento, Conte alla Camera: “trasformare l’emergenza in un’opportunità storica”
Il Premier giunge al nocciolo della questione su cui il Parlamento è chiamato ad esprimersi: la “gravità e profondità” della crisi economica che sta affrontando l’Italia.
“La riapertura delle attività non è sufficiente a riattivare il motore della nostra economia, provata da due mesi di restrizioni e anche, non dimentichiamolo mai, dal crollo generalizzato della domanda globale” – ha esordito Conte nell’esposizione del decreto Rilancio, da poco licenziato dal Consiglio dei ministri e ora presentato in Parlamento. Il decreto, ricordiamo, prevede uno stanziamento di 55 miliardi di euro per sanità, famiglie, imprese e lavoratori, oltre a scuola, università e ricerca, bambini e disabili.
Il Premier ha parlato di “drastica semplificazione delle procedure di erogazione di questi strumenti“, innanzitutto sul fronte della Cassa integrazione, per la quale “nelle scorse settimane i complessi meccanismi burocratici legati alla cassa integrazione in deroga hanno rallentato l’erogazione delle risorse”. Ha poi lodato l’impegno della Catalfo e il coraggio della Bellanova per aver realizzato la regolarizzazione dei lavoratori stranieri in nero.
Sulle imprese, il Premier ha sottolineato l’importanza della capitalizzazione:“tutelare la nostra struttura produttiva in questa difficile fase recessiva richiede uno sforzo ulteriore, che valga a rafforzare la capitalizzazione delle nostre imprese per difenderne la competitività e la resilienza. E troverete nel decreto delle agevolazioni fiscali notevoli per favorire la ricapitalizzazione, soprattutto delle PMI”.
Parole incoraggianti anche per quanto riguarda la ripresa del turismo, “un comparto che mobilita oltre il 13% del nostro PIL, e che sarà messo a dura prova dall’impatto globale del Covid-19. Siamo consapevoli che il turismo richiede ulteriori interventi, che ci riserviamo di attivare non appena sarà definito il piano dei finanziamenti alla ripresa in sede europea. Colgo l’occasione per invitare tutti i cittadini a fare le vacanze in Italia”.”
Come già ribadito in altre circostanze, per il Capo del governo occorre fare il possibile per trasformare la “crisi” in “un’opportunità”. Perciò, il Premier ha esposto in Parlamento quello che dovrebbe essere il New Deal che ha in mente il governo: sostegno alle varie fasce della popolazione e interventi più incisivi da parte dello Stato sull’economia: “la crisi del Covid-19 – una crisi profonda, violenta, drammatica – ci restituisce il bisogno di una società che pone al centro del suo sistema di tutele la salute, la qualità della vita, i beni comuni. Abbiamo di fronte un’opportunità storica: possiamo sciogliere i nodi e rimuovere le incrostazioni che sin qui ci hanno impedito di produrre benessere diffuso a beneficio di tutti i cittadini, superando i punti di debolezza che hanno sin qui frenato lo sviluppo del nostro Paese, in particolare dalla metà degli anni Novanta. Spetta a noi tutti trasformare questa emergenza in opportunità“.
La stoccata nei confronti delle banche
In questo senso, il Premier ha sottolineato la necessità di una maggior collaborazione da parte delle banche “devono e possono fare di più“, specie in merito ai “prestiti da erogare in 24 ore“: il sistema bancario “deve accelerare le procedure necessarie a erogare i prestiti coperti dalla garanzia pubblica”. Perché, “le norme contenute nel decreto-legge Liquidità consentono, soprattutto nel caso delle richieste inferiori a 25.000 euro, di erogare prestiti garantiti nel giro di 24 ore. In alcuni casi sono state rispettare queste tempistiche”. Un passaggio, questo, che ha acceso la viva contestazione da parte delle opposizioni in Parlamento che hanno lamentato il bizantinismo burocratico e la lentezza delle procedure per accedere ai fondi. Tant’è che Conte è stato costretto a rettificare e specificare: “mi giungono anche numerose segnalazioni che in molti casi, e giungono anche a voi, che questo non sta avvenendo. È essenziale che le banche riescano ad allinearsi alle pratiche più efficienti, assicurando la liquidità garantita nei tempi più rapidi”. Perché “non possiamo tollerare che le imprese possano sentirsi private del denaro necessario per garantire la continuità economica delle proprie attività”.
Il lancio di un decreto semplificazioni
E a proposito di burocrazia e di lungaggini, il Premier ha rilanciato dall’aula del Parlamento l’idea di un decreto semplificazioni prossimo venturo, definendolo “madre di tutte le riforme”:“il compito della politica tutta, allora, è quello di lavorare per elaborare un ampio programma di rinascita economica e sociale, insieme alle migliori energie del Paese. Il primo tassello di questo progetto riformatore non può che essere una drastica semplificazione della macchina burocratica, un’architettura che, a causa delle sue eccessive complessità, ha rallentato oltre misura l’arrivo a destinazione delle risorse pubbliche stanziate, e ha quindi impedito il rafforzamento del capitale infrastrutturale del nostro Paese”. Dunque, “il prossimo decreto-legge dedicato proprio alla semplificazione amministrativa e burocratica e introdurrà molti elementi di novità, per fornire all’Italia uno “shock” economico senza precedenti, in particolare nel settore delle infrastrutture. Considero questa riforma la “madre” di tutte le riforme, l’unica in grado di rilanciare efficacemente la competitività del nostro Paese”. Il decreto prevederà “una sezione specifica sarà dedicata al rafforzamento della capacità di spesa e all’accelerazione dei cantieri. Al riguardo, prevediamo di definire un elenco prioritario di “opere strategiche”, di grandi e medie dimensioni, che potranno essere realizzate con un iter semplificato rispetto al quadro normativo vigente, valutando – laddove è opportuno – la concessione di poteri derogatori, senza che ciò faccia venir meno i controlli più rigorosi, che assicurano piena trasparenza e tengono lontano gli appetiti delle infiltrazioni criminali”.
Non è mancata una nota sulla necessità di semplificare la pubblica amministrazione: “un’altra sfida sarà promuovere una rivoluzione culturale nella pubblica amministrazione, affinché – pur in un’ottica di rigore e trasparenza – i funzionari pubblici possano essere quanto più possibile incentivati a sbloccare le opere e gli appalti pubblici, evitando che sul loro operato gravi un’eccessiva incertezza giuridica e regolamentare”.
Il Premier Conte ha poi concluso il suo intervento in Parlamento, insistendo su uno dei cavalli di battaglia del decreto Rilancio: “non da ultimo, favoriremo la ricapitalizzazione delle imprese e stiamo pensando di migliorare i modelli di governance per renderli più snelli ed efficienti, senza comprimere i diritti delle minoranze”.
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it