Mentre in Parlamento ci si scontra sul “modello lombardo” di Fontana e Gallera, i parenti delle vittime lombarde sono già sul piede di guerra contro la Regione Lombardia. Sarebbero già una quarantina le denunce prossime ad essere presentate sul tavolo della procura da parte Comitato ‘Noi denunceremo’, scaturito dall’omonima pagina Facebook che raccoglie ben 53mila testimonianze di chi ha perduto un proprio caro a causa della pandemia.
L’avvocato bergamasco Consuelo Locati è nella squadra dei sei legali volontari del Comitato che, dalle testimonianze social, ha intenzione di passare ai fatti contro quella che definiscono una gestione sanitaria “scellerata” da parte della Regione Lombardia. Come i suoi assistiti, ha perso un proprio affetto: il papà Vincenzo di 78 anni. “Il nostro compito – ha spiegato l’avvocato Locati ad Agenzia Italia – è capire se queste ricostruzioni possano essere convertite in denunce, poi spetta al Comitato, fondato dagli amministratori del gruppo tra cui Luca Fusco a cui è morto il padre, consegnarle alla magistratura, sulla base della nostra valutazione”. L’obiettivo è chiaro: “quando si apriranno i procedimenti, – fa sapere Locati – il comitato metterà a disposizione dei propri aderenti dei legali che potranno assisterli a tariffe convenzionate, ma resterà la possibilità di optare anche per un avvocato di propria fiducia”.
Regione Lombardia, Comitato vittime: non risarcimenti, ma giustizia
Non passa giorno che sul tavolo del Comitato non arrivino nuove storie che aspettano solo di essere convertite in procedimenti giudiziari: “nelle denunce – spiega l’avvocato Locati – si dà conto della singola vicenda, senza indicare ipotetici colpevoli. Ci si limita a chiedere di considerare, con una formula uguale per tutti i casi, se in base ai fatti esposti possano riconoscersi responsabilità in capo a soggetti da identificare ed eventualmente portare a giudizio. Quello che si domanda è accertare se il decesso dei parenti sia riconducibile alla mancata adozione da parte di chi era tenuto, in forza di legge, delle misure per di protezione per prevenire la diffusione del virus”.
Il Comitato specifica che l’azione legale che ha intenzione di intentare non riguarda i medici che “non sono colpevoli, ma vittime”, bensì direttamente l’amministrazione della Regione Lombardia, guidata da Fontana e dall’assessore alla Sanità Gallera. In ogni caso, l’intento è quello di offrire all’autorità giudiziaria gli strumenti necessari per effettuare indagini a largo raggio.
Il filo conduttore di tutte le vicende dei parenti delle vittime, sottolinea l’avvocato del Comitato, è l’incapacità del sistema sanitario locale che ha consentito che i medici di base fossero “lasciati soli” e ha palesato il vuoto di collegamento tra medici e azienda sanitaria locale. “Questo ha comportato – spiega Locati – che tutti quelli che erano a casa malati sono morti nelle loro abitazioni o sono stati in ospedale quando era troppo tardi”.
In ogni caso, sulla base di quanto viene chiarito sul sito noidenunceremo.it, il Comitato non ha intenzione di ottenere un risarcimento economico dalla Regione Lombardia, perché “neanche tutto l’oro del mondo ci ridarà ciò che il Covid ci ha strappato”, bensì quello di individuare i responsabili di questa carneficina. “Il nostro scopo – chiarisce l’avvocato Locati – è trovare giustizia e smantellare l’omertà. C’è in corso un rimpallo di responsabilità tra regioni, governo e amministrazioni locali che è un celare tutto quello che è successo dietro uno scudo politico che va fatto cadere. Forse in Lombardia basterebbe che Fontana ci porgesse le sue scuse ma lui continua a sostenere di avere fatto tutto bene”.
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