Un errore nel Decreto Rilancio 2020 blocca l’erogazione del bonus 600 euro ai liberi professionisti iscritti alle altre Casse previdenziali privatizzate: giornalisti, architetti, commercialisti e ingegneri, per un semplice cavillo burocratico semplice da risolvere con una sola correzione ma che sembra un ostacolo insormontabile, non hanno ancora ricevuto l’aiuto destinato ai lavoratori autonomi a causa dell’emergenza sanitaria. A denunciare il fatto, come riporta Il Salvagente, il presidente del Sindacato Cronisti Romani Pierluigi Franz: “Il ritardo nella correzione sta diventando un giallo, come se ci si trovasse di fronte a un problema insormontabile. E sta purtroppo causando un grave danno economico a 9 mila giornalisti lavoratori autonomi iscritti all’INPGI 2 e a oltre mezzo milione di liberi professionisti”, tra cui medici, ragionieri, notai, geometri, commercialisti, e tutti i liberi professionisti iscritti alle altre Casse previdenziali privatizzate.
Bonus 600 euro in ritardo per i liberi professionisti: ecco perché
L’errore che impedisce l’erogazione dei 600 euro ai professionisti sopra citati riguarda l’articolo 86 del DL Rilancio (pag. 88 del testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale), dedicato al divieto di cumulare le indennità. Il problema sta tutto in un refuso che fa intendere che se un professionista ha ricevuto l’indennità di marzo, non potrebbe ricevere quelle previste per i mesi di aprile e maggio (1.200 euro), perché le indennità andrebbero a cumularsi tra loro.
Franz cita una possibile discriminazione e una relativa violazione del principio di uguaglianza tra cittadini, come stabilito dall’articolo 3 della Costituzione. Perché è vero che se da un lato i liberi professionisti di cui sopra non hanno ancora ricevuto l’indennità per un cavillo burocratico, ci sono moltissimi lavoratori autonomi che il bonus 600 euro lo hanno già ricevuto in automatico, con le somme che sono state già accreditate sul conto. “Appare quindi evidente”, per Franz, “l’ingiusta discriminazione che senza volerlo si è venuta creare ai danni di più mezzo milione di iscritti alle Casse previdenziali privatizzate”.
Il refuso da correggere
Il problema sta nell’articolo 86 del testo, in cui si legge testualmente che “le indennità di cui agli articoli 84, 85, 78 e 98 non sono tra loro cumulabili e non sono cumulabili”, e inoltre “non sono cumulabili con l’indennità di cui all’articolo 44 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito con modificazioni dalla legge 24 aprile 2020, n. 27. Le suddette indennità sono cumulabili con l’assegno ordinario di invalidità di cui alla legge 12 giugno 1984, n. 222”. L’incumulabilità con le indennità previste dall’art. 44 del Cura Italia, modificato parzialmente dall’art. 78 del DL Rilancio, rende incompatibile il bonus 600 euro erogato a marzo ai liberi professionisti con le somme previste anche nei due mesi successivi, aprile e maggio.
Per risolvere questo problema, come riferito anche dal Quirinale, è sufficiente un’errata corrige di una riga da pubblicare in Gazzetta Ufficiale, che tolga la citazione all’art. 78 del DL Rilancio dall’art. 86, anche perché l’ordine con cui sono citati gli articoli è progressivo e il numero 78 tra l’85 e il 98 fa giustappunto pensare a un errore, senza considerare il fatto che quanto richiamato nell’art. 86 cozza con quanto scritto nell’art. 78, creando un controsenso e portando le disposizioni previste ad annullarsi.
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it