Bce, Pepp: il “Bazooka” rafforzato di 600 miliardi
Il Programma PEPP (pandemic emergency purchase programme) di 750 miliardi della Bce verrà rafforzato di ben 600 miliardi. Il “Bazooka” della Banca Centrale Europea – come è stato ribattezzato il nuovo programma di acquisto dei titoli varato per affrontare la crisi pandemica – avrà una dotazione complessiva di 1.350 miliardi.
A questa cifra si devono aggiungere, inoltre, i 120 miliardi aggiuntivi entro fine anno e i 20 miliardi al mese già previsti dal vecchio Quantitative easing di Draghi.
Il direttivo della Bce, inoltre, ha già fatto sapere che “effettuerà acquisti netti di attivi fino a quando riterrà che la fase di crisi del coronavirus sia terminata” in modo da contenere lo Spread e, assicura Lagarde, per evitare i rischi di frammentazione all’interno dell’euro-zona.
Ciò significa che la Bce è disposta a comprare più titoli dei Paesi più colpiti, come l’Italia, per frenare eventuali impennate dello Spread. Porte chiuse, quindi, alla Corte Costituzionale tedesca che proprio il mese scorso aveva bocciato il Quantitative easing di Mario Draghi. “La Bce è soggetta alla giurisdizione della Corte europea di giustizia” che ha giudicato il Pepp “in linea con il mandato”, ha ribadito Christine Lagarde che ha aggiunto di esaminare “sempre i costi e benefici delle misure adottate”.
Al rafforzamento del “bazooka” della Bce, i mercati hanno reagito oltre le attese, con un crollo dello spread vigoroso su tutta l’euro-zona. Gli investitori avevano previsto, infatti, un incremento al massimo di 500 miliardi, considerando anche che la Commissione Europea, pochi giorni prima, aveva proposto un piano per il Recovery Fund, chiamato Next Generation Ue, anch’esso al di sopra delle aspettative.
Il differenziale di rendimento tra Btp e Bund tedesco dai 189 all’apertura dei mercati è crollato a 174 punti base, con un tasso sul decennale italiano a 1,39%, mentre il 3 giugno il nostro Tesoro ha emesso 14 miliardi di Btp decennali con tasso annuo dell’1,65%.
“Bazooka” della Bce in vista del crollo del Pil euro-zona
Il rafforzamento del Pepp da parte della Bce è stato giustificato dalla Lagarde come intervento in risposta alle previsioni preoccupanti in merito al crollo del Pil nell’euro-zona, ben peggiori delle aspettative (le ultime stime danno una diminuzione del Pil del -8,7% solo nel 2020).
Secondo la Presidentessa della Bce, la “contrazione senza precedenti” dell’attività economica nel secondo trimestre, potrebbe essere tamponata solo “attraverso il sostegno cruciale offerto dalla politica fiscale e monetaria”. Secondo le stime della Bce, dopo la contrazione dell’8,7%, l’economia dell’eurozona, potrebbe rimbalzare a +5,2% nel 2021.
Fortunatamente, la crescita dei prezzi dovrebbe rallentare, grazie alla bassa inflazione causata dal calo del prezzo del gregge al barile: dall’1,2% del 2019 la crescita dei prezzi, sempre secondo le stime, dovrebbe rallentare allo 0,3% nel 2020.
Ciò comporterebbe un rafforzamento degli acquisti che in ogni caso deve essere supportato attraverso migliori “condizioni di finanziamento per le imprese e le famiglie“, ha detto Lagarde. In ogni caso,“gli acquisti continueranno a essere condotti in modo flessibile nel tempo, attraverso le classi di attività e tra le giurisdizioni”, evitando in tal modo i rischi per la trasmissione regolare della politica monetaria.
La Bce, in buona sostanza, prevede un uso flessibile del “capital key”, lo strumento che consente alla Banca centrale di potenziare gli acquisti di titoli italiani anche oltre la quota che spetterebbe all’Italia. Ciò sarebbe confermato dai dati diffusi questa settimana dalla Bce che avrebbe comprato comprato 37,4 miliardi di Btp, il 20% degli acquisti totali finora compiuti col programma Pepp.
Proroga della durata degli acquisti netti
Altra notizia confortante per il nostro Paese riguarderebbe la durata degli acquisti netti che sarà prorogata fino alla fine della crisi pandemica, con l’impegno a a reinvestire i titoli man mano che arriveranno a scadenza: i titoli comprati col Pepp almeno fino a 2022, mentre l’acquisto di quelli del “vecchio” Quantitative Easing di Draghi, che prevede l’acquisto di 20 miliardi al mese più i 120 miliardi aggiuntivi per il 2020, proseguirà per tutto il tempo che la Bce giudicherà necessario.
L’immagine mostra come il rendimento (e quindi il tasso di interesse) sui titoli di Stato italiani BTp a dieci anni sia sceso in modo verticale dall’1,5 all’1,4 per cento, per effetto del “bazooka” lanciato dalla Bce.
Per molti è stato un segnale di come la Bce, esattamente come la Federal Reserve e qualsiasi Banca Centrale, si sia dimostrata pronta ad agire in modo indipendente dai mercati, fissando essa stessa i tassi di interesse.
Qualora i mercati dovessero rifiutarsi di sottoscrivere i nuovi titoli emessi al tasso di interesse fissato dalla Bce, quest’ultima potrebbe sempre intervenire comprando essa stessa i titoli sul mercato secondario.
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