A che punto è la riforma Gelmini

Pubblicato il 2 Novembre 2010 alle 06:08 Autore: Giuseppe Ceglia
gelmini e università
Come da tradizione, ogni riforma della scuola in Italia è spesso seguita da un lungo strascico di polemiche, condite da proteste parlamentari, scioperi e agitazioni di piazza. La riforma Gelmini non è stata da meno. È esattamente dall’estate di due anni fa che il mondo dell’istruzione italiana non trova pace. Ad oggi, l’ultimo capitolo della “serie” è lo slittamento della lettura alla Camera del ddl S.1905, con qualche piccola novità.

 

riforma gelmini

 

Prima di addentrarci nella fase finale (si spera) della riforma è bene fare un piccolo ripasso, cercando di fare chiarezza:

 

La riforma Gelmini è un insieme di provvedimenti scolastici voluti dall’attuale Ministro dell’Istruzione sotto forma di tre decreti-legge (tutti già tramutati in legge) e un disegno di legge, ancora in discussione. In ordine cronologico:

 

 

decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 (in seguito Legge 133/2008)

 

d.l. 1º settembre 2008, n. 137 (in seguito L. 169/2008)

 

d.l. 10 novembre 2008, n. 180 (in seguito L. 9/2009)

 

disegno di legge S.1905 (approvato dal Senato, ma non dalla Camera)

Il primo d.l., che ha soppresso la Fondazione IRI per consentire al Ministero di avere un maggiore controllo della spesa pubblica, era rivolto essenzialmente al mondo universitario. Al contrario, i decreti legge n.137 e n.180 hanno apportato consistenti modifiche e novità alla scuola primaria e secondaria, tra cui il riordino delle scuole superiori, l’istituzione del maestro unico, il ritorno al voto in condotta, la reintroduzione dell’educazione civica e un piano di recupero delle strutture scolastiche.

 

 

Come ben ricorderete, questi passaggi legislativi non sono stati per niente indolori. Per mesi interi studenti di ogni età e docenti non solo precari hanno sfilato insieme in tutte le piazze d’Italia prevalentemente contro l’introduzione del maestro unico e contro i tagli alla scuola pubblica. In particolare gli studenti universitari sono riusciti a mettere su un movimento piuttosto compatto – l’Onda – che tuttavia ha ricevuto dalla maggioranza e dal governo parecchie accuse di essere politicamente strumentalizzato.

 

 

Per l’ultimo pezzo della riforma, il ddl S.1905, la storia non è cambiata. Sebbene in tutti i media si sia parlato dell’agitazione di ricercatori e studenti – che ancora oggi tiene in stand-by molte università del Paese – in pochi si sono presi la briga di spiegare le ragioni della protesta.

 

 

Per far ciò, si tenga presente che oggi i due organi più importanti di qualsivoglia ateneo pubblico sono il senato accademico e il consiglio di amministrazione.

 

Il primo – composto dal rettore, i prorettori, i vicerettori, i presidi di facoltà, i rappresentanti dei dipartimenti e degli studenti – si occupa della gestione “politica” dell’ateneo: approva il bilancio, decide della chiusura o dell’apertura dei corsi di laurea, individua i percorsi da seguire per ciò che riguarda la didattica e la ricerca;

 

Il secondo – composto dal rettore, i prorettori, i rappresentanti dei docenti, dei ricercatori, del personale tecnico-amministrativo, degli studenti, e degli enti pubblici (Comune, Provincia, Regione) – si occupa della gestione amministrativa, finanziaria e patrimoniale dell’università senza la possibilità di decidere su didattica e ricerca. Con il ddl Gelmini i ruoli di questi due organi verrebbero rivoluzionati.

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