Abbiamo visto i punti del Piano Colao per il rilancio dell’Italia riguardanti impresa, lavoro, new green Deal e infrastrutture, i settori definiti “motore dell’economia” e “volano del rilancio”.
Esaminiamo ora gli altri punti del Piano Colao (di cui vi avevamo anticipato alcuni passaggi): vale a dire le opere di rilancio del turismo e della cultura, definita nel documento vero e proprio “brand del Paese”, le innovazioni che si vorrebbero introdurre nel mondo della Pubblica amministrazione, gli investimenti in istruzione e ricerca scientifica ed, infine, le riforme del fisco, della giustizia e del welfare per individui e famiglie, nell’ottica, come abbiamo accennato, della parità di genere e del contrasto al divario tra le opportunità e alle disuguaglianze esistenti.
Piano Colao: turismo, arte e cultura, ecco le novità
Il settore turistico e della cultura genera circa il 13% del Pil italiano e dà occupazione a 4 milioni di italiani. Tuttavia, si legge nel documento, “il nostro Paese non sfrutta appieno le proprie potenzialità”. Pertanto, si è registrata “un’erosione significativa della quota di mercato”, aggravata poi dalla crisi economica pandemica.
Anche in questo ambito si guarda ad interventi di breve periodo e ad altri a lungo termine. Rispetto ai primi, la priorità è data dalla difesa della stagione turistica estiva. Affinché siano garantiti livelli occupazionali e la sostenibilità economica degli operatori, il Piano Colao suggerisce “agevolazioni e defiscalizzazioni per le attività del 2020-2021” nonché “una ripartizione del rischio tra locatore e conduttore nella forma di presunzione, o in alternativa incentivazione (tramite riduzione di IMU e TARI) della rinegoziazione dei canoni commerciali”. Ma non è tutto. Si pensa anche all’estensione di “alcune tipologie di concessioni in scadenza (ad esempio spiagge), per evitare che un orizzonte temporale dell’attività economica troppo ristretto disincentivi gli investimenti”, oltre alla costituzione di un “fondo Covid” per sostenere economicamente musei, attività culturali e dello spettacolo, parchi e aree protette che hanno perso ricavi.
Il Piano Colao suggerisce anche l’attivazione di “una campagna di comunicazione e promozione che posizioni l’Italia allo stesso piano di attrattività delle destinazioni comparabili, con particolare focus sulle misure per la sicurezza del turista”.
Una P.A. modernizzata e non più “manageriale”
Nel documento costituente il Piano Colao si legge che la P.A. ha “l’imperativo di trasformarsi per essere finalmente vista come un vero alleato”. Alle riforme che si sono susseguite nella P.A. nell’ultimo trentennio, a cominciare dalla “Bassanini” per finire alla “Madia”, il Piano Colo vorrebbe aggiungerne altre “non più rinviabili”, sfruttando la disponibilità “di ingenti risorse economiche provenienti dall’Unione Europea, da investire in interventi di modernizzazione nel prossimo quadriennio”.
Molteplici sono le aree indicate per quella che si prospetta essere una vera e propria rivoluzione della P.A: semplificazione (concetto richiamato più volte dallo stesso Premier Conte), velocizzazione dell’iter amministrativo e delle procedure, innovazione digitale, turn over e ricambio generazionale dell’organico, digitalizzazione della sanità pubblica (attraverso una revisione organica dei processi e delle normative per lo sviluppo di una piattaforma pubblica che promuova da un lato la telemedicina, dall’altro l’acquisizione di dati sanitari).
Si vuole superare definitivamente l’approccio manageriale dell’ultimo trentennio, a partire dalla responsabilizzazione dei dirigenti pubblici per quanto concerne esclusivamente i risultati della gestione e non, dunque, gli eventuali danni erariali, così da “prevedere per l’eventuale danno erariale un premio assicurativo pagato dall’amministrazione di appartenenza”. Si pensa, inoltre, all’ampliamento degli ambiti di ricorso all’autocertificazione.
Formazione e ricerca: le chiavi per lo sviluppo
Il Piano Colao punta anche al rilancio della formazione e della ricerca scientifica, definite “chiavi per lo sviluppo” del nostro Paese, attraverso innanzitutto la rimozione degli ostacoli di natura economica e quindi in funzione di un rafforzamento delle garanzie di accesso alla formazione universitarie, nonché del percorso che possa accompagnare giovani laureati e dottori di ricerca ad un soddisfacente, perché in linea con le aspettative, inserimento nel mercato del lavoro (per i quali si vuole assicurare l’adeguamento dei titoli a migliori standard, in linea con quanto accade a livello internazionale).
Si guarda, inoltre, al rafforzamento della cooperazione fra università, enti di ricerca e imprese per attività di ricerca orientate all’innovazione tecnologica e scientifica, a cominciare dalla digitalizzazione.
Il comparto scuola-università, secondo gli estensori del Piano Colao, sconta “profonde differenze di qualità fra livelli di istruzione, percorsi formativi e aree territoriali”. Non è infatti una novità il fatto che i nostri studenti al primo anno di scuola media superiore mostrino livelli di apprendimento inferiori rispetto a quelli della media Ocse. Il Piano della task force di Colao, ora, vorrebbe intervenire proprio su quest’aspetto, rafforzando le competenze e le abilità dei nostri studenti, avendo come obiettivo innanzitutto la crescita del tasso dei laureati, attraverso interventi innovativi sul terziario avanzato di modo che possa offrire maggiori opportunità di collocamento e di risorse.
“La debolezza del sistema della ricerca pubblica – si legge nel documento – appare dovuta non solo a un problema di risorse inadeguate ma anche all’inefficacia della sua governance“. Ecco perché, la task force di Vittorio Colao sta pensando alla creazione “di un canale di istruzione terziaria professionalizzante”, composto da “lauree professionalizzanti” e nuovi Istituti Tecnici Industriali.
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